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2 Novembre 2010

Mettete piu’ semafori sonori

Novant’anni fa veniva fondata a Genova l’Unione Italiana dei Ciechi; in occasione di questa ricorrenza, Digi.TO ha intervistato una giovane associata torinese


Viviana Villani
Novant’anni fa veniva fondata a Genova l’Unione Italiana dei Ciechi; in occasione di questa ricorrenza, Digi.TO ha intervistato una giovane associata torinese.

In Italia l’Istat stima che ci siano 362.000 persone cieche, mentre gli ipovedenti sarebbero almeno cinque volte tanto. A quasi un secolo dalla fondazione dell’associazione che nel nostro paese li rappresenta, Digi.TO ha intervistato Elena Bussino – Vicepresidente delle Polisportiva Ciechi di Torino – per capire la quotidianità e la qualità della vita di un non vedente.

Ci racconti qualcosa di te e delle attività che svolgi all’interno dell’associazione?
«Sono laureata in lingue e insegno inglese. Sono associata all’Unione Ciechi di Torino e ho fatto parte del Comitato Giovani. Ora partecipo alle attività della Polisportiva Ciechi, di cui sono vicepresidente. Non sono una gran sportiva anche se in passato ho fatto atletica, joga, ginnastica, sci di fondo e nuoto, però mi piace la dimensione di socializzazione e di divertimento dello sport. Organizziamo escursioni e gite in montagna: tutti i corsi della polisportiva sono aperti anche ai vedenti al fine di favorire l’integrazione. Dall’anno scorso ho anche iniziato a frequentare un corso di danza del ventre insieme all’Associazione Arabesque: è un’esperienza molto bella, la prima in Italia per donne cieche».

Ci puoi parlare delle iniziative dell’Unione Ciechi in occasione del 90° anniversario?
«A Torino abbiamo aderito alla manifestazione internazionale chiamata la Giornata del Bastone Bianco: in piazza Castello le persone potevano sperimentare bendati l’utilizzo del bastone bianco per capire qual è il punto di percezione di un non vedente. Inoltre continuano le “cene al buio”, cene rivolte soprattutto a chi ci vede, in cui si mangia in un ambiente privo di qualunque illuminazione e si viene serviti da camerieri ciechi».

Secondo te Torino è una città a misura di non vedente?
«Sì e no. Ci sono pochissimi semafori sonori, a differenza di altre città europee come Londra, Siviglia, Granada e Praga, dove in più c’è una pavimentazione diversa, cosa che qui succede di rado. Per farci “trovare” le strisce pedonali, sarebbe opportuno fare dei marciapiedi che degradino in modo percettibile o che vengano segnalati con delle bolle in evidenza. Purtroppo, molto spesso durante i lavori di rifacimento del manto stradale ricostruiscono dei marciapiedi che degradano in modo impercettibile: il rischio è quello di trovarsi in mezzo alla strada costituendo un pericolo per se stessi e per gli automobilisti. Recentemente i mezzi pubblici, attraverso dei finanziamenti europei e regionali, sono stati dotati di sintetizzatori vocali esterni ed interni, tuttavia solo nella metropolitana si sentono bene, in tutti gli altri casi sono regolati ad un volume troppo basso, è veramente un peccato perché sono utili a tutti: vedenti, non vedenti e turisti».

Quanto è autonoma una persona non vedente?
«Molti non vedenti si muovono autonomamente con il bastone e con il cane; altri invece, dal momento che hanno avuto famiglie iperprotettive che non li hanno incoraggiati a raggiungere l’autonomia, hanno paura a muoversi da soli; ciò è molto grave perché nei limiti del possibile le persone devono essere educate e spronate ad essere più indipendenti possibile».

Se giri da sola in città la gente ti offre aiuto?
«Ci sono molte persone che se devi attraversare la strada ti chiedono se hai bisogno e lo chiedono in bel modo, lasciando a te la scelta; io sono sempre contenta quando la gente si propone di aiutarmi, che sia per attraversare o quando sono alla fermata e chiedo il numero del pullman. La solidarietà è importante ma conta anche il modo in cui viene offerta. Gli stranieri hanno un modo molto bello di porsi, molto civile; anche i giovani hanno un atteggiamento positivo e sono semplici. Abbiamo tanti luoghi comuni sui giovani e sugli stranieri ma non è sempre così. Invece ci sono alcune persone anziane che sono insistenti e hanno un tono pietistico».

Oggi tutto è legato ad Internet: per chi non vede è una risorsa accessibile?
«Internet è una risorsa fondamentale che ha cambiato anche la vita ai ciechi. Puoi comprare i biglietti del treno, puoi fare la spesa. È rivoluzionario per vivere meglio la città: per sapere se ci sono concerti, eventi, spettacoli teatrali, mi piace sapere cosa c’è a Torino. Ci sono purtroppo alcuni ostacoli: non tutti i siti sono fruibili dai non vedenti, nonostante ci sia una legge sull’accessibilità, di cui evidentemente alcuni programmatori non tengono conto».

Link utili:
Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti Torino
Polisportiva Ciechi Torino
Legge sull’accessibilità

Avete mai provato ad immaginare la vita di una persona non vedente?

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Categorie: Cultura

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