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24 Agosto 2011

Cinema da leggere (sotto l’ombrellone)

Riscoprire il piacere della lettura d’estate tra grande schermo e numeri

Roberto Mazzone

copertina

La copertina del volume edito da Le Mani Editore

Il rapporto tra il cinema e la matematica raccontato in modo non specialistico, così da suscitare l’interesse di un pubblico trasversale nei confronti di un argomento sicuramente poco esplorato. Questo è stato il percorso intrapreso da Paolo Perrone, giornalista e critico cinematografico torinese, nella stesura del volume «Quando il cinema dà i numeri» (Le Mani Editore, pp. 240). Digi.TO ha incontrato l’autore lo scorso mese di luglio.

Come si spiega la presenza del linguaggio matematico all’interno delle pellicole prese in esame in questo volume?
«La matematica è inconsciamente dentro ciascuno di noi. Insieme all’italiano è la materia di studio fondamentale, a livello scolastico. Ma i numeri sono ovunque, anche se non ce ne accorgiamo. Il cinema, quindi, ha raccolto queste suggestioni, rendendole racconto di personaggi sopra la media. Io ho solo giocato un po’ con i numeri, intitolando ad esempio l’ultimo capito del libro “Da zero a dieci”, come il film di Ligabue, nel quale ho cercato di mettere insieme tutti quei film il cui titolo contenesse un elemento numerico da zero a dieci, appunto: da 007 a I dieci comandamenti».

Che tipo di legame si riscontra tra la matematica e la figura del matematico in questo percorso tra cinema e numeri?
«L’idea di fondo di questo libro nasce dalla curiosità del giornalista. Mi sono accorto che il fil rouge che lega tra loro i film che ho considerato era quello di un protagonista bambino, con una straordinaria propensione al calcolo come ne “Il mio piccolo genio” di Jodie Foster, che cresce progressivamente fino a diventare nel capitolo successivo Il matematico al cinema. Un uomo che, come il vincitore del Nobel John Nash in “A beautiful mind”, film diretto da Ron Howard e vincitore del Premio Oscar, possiede una mente geniale, ma ha continuamente bisogno di spiegazioni che gli complicano la vita e, in alcuni casi, lo portano a covare dentro di sé una sorta di cancro che ne divora l’anima; come accade, ad esempio, a Dustin Hoffman, giovane astrofisico in “Cane di paglia” di Sam Peckinpah».

La scelta di analizzare vari personaggi come se si trattasse del processo di crescita di un unico individuo non le sembra rischiosa?
«E’ quello che mi ha affascinato maggiormente. Come ho già detto, su certi personaggi, anche la connotazione negativa dovuta a certe derive esistenziali fornisce molti spunti alla narrazione cinematografica, rendendo il matematico un personaggio comunque affascinante».

Link utili:
Le Mani Editore

E voi, conoscete una ulteriore bibliografia sul rapporto tra il cinema e la matematica?

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Categorie: Cultura

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