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16 Gennaio 2012

“Fare il comico? Un lavoro serio”

Intervista all’attore di Zelig Andrea Di Marco, in scena nei giorni scorsi a Torino: quali consigli ai giovani che vogliono seguire questa carriera?

Federica Spagone

Andrea di Marco

Il giovane esordiente Alessio Bellizia con Andrea Di Marco al Cab 41

Tra i tanti sogni lavorativi dei giovani, c’è il diventare attore comico, lo sanno bene locali come il Cab 41 di via Fratelli Carle, che da alcuni anni organizza ben due laboratori, tenuti da comici professionisti, permettendo ai giovani artisti un momento di aggregazione e confronto e soprattutto l’opportunità di esibirsi sul palco.

Proprio in questa cornice abbiamo incontrato l’attore genovese Andrea Di Marco, 42 anni, famoso per le sue collaborazioni con la Giallappa’s Band e Zelig, a cui abbiamo chiesto alcuni consigli su come intraprendere questa carriera in occasione del suo spettacolo “L’uomo e la chitarra”, venerdì e sabato scorsi, al Cab. Con lui sul palco il giovane emergente Alessio Bellizia (nella foto, a sinistra).

Com’è iniziata la tua avventura nel mondo della comicità?

«In realtà io nasco musicista, son capitato in questo mondo un po’ per caso nel 1996, quano mi son trovato a fare l’orchestrale di fila in uno spettacolo di comicità e musica dal nome “Cavalli Marci”, che in seguito è diventato il nome di un gruppo di artisti di cui facevano parte anche Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu e da lì è partita la mia avventura. Tutto bellissimo – pubblico entusiasta, grandi tourneè, programmi televisivi come “Ciro il figlio di Target” – fino al 2004, quando la compagnia si è sciolta ed è iniziato un po’ un periodo duro dove mi sono dovuto reinventare come comico. Non avevo mai lavorato prima da solo sul palco ed è iniziata la mia vera e propria gavetta: sono passato da teatri bellissimi a locali con magari tre quattro spettatori, però non mi sono scoraggiato e pian piano son riuscito a farmi conoscere come singolo attore. Da qualche anno sono approdato in circuiti più importanti, locali belli come questo e programmi televisivi di rilievo a livello nazionale come i vari “Mai Dire“ e “Zelig”. Ora riesco a godere appieno di tutta l’esperienza facendo un mestiere che è bellissimo».

Da dove parti per scrivere un pezzo per il teatro o la tv?

«Molto spesso le idee arrivano quando meno te lo aspetti e le devi cogliere al volo dando loro la giusta importanza, lavorandoci su con dedizione, trattandole bene insomma. Ultimamente per il tipo di televisione che faccio, che è di impostazione teatrale, Zelig su tutti, lavoro effettivamente come se mi dovessi rivolgere al pubblico in teatro e lascio che le idee arrivino senza vincoli, non ponendo limitazioni. Mentre per i pezzi scritti per programmi televisivi differenti, come per esempio la mia interpretazione di Povia dalla Gialappa’s, il lavoro è molto più mirato, mi pongo delle domante precise sul personaggio, cosa posso aggiungerli, cosa voglio fargli dire e una volta stabilito il tutto il pezzo vien da sé».

Cosa pensi della comicità ora in Italia?

«Mi sforzo di guardare la comicità italiana da spettatore e non per forza da addetto ai lavori. L’unica cosa un po’ preoccupante è che negli anni gli spettatori e i comici stessi si sono costruiti un gusto e un orecchio un po’ standardizzato. Ben vengano invece casi come quello dei “Soliti Idioti” o di Checco Zalone, che sono andati ad esporsi in modo diverso, cambiando completamente quello che è lo schema comico, evadendo un po’ da questo canovaccio precostituito e facendo cose più spontanee: non per niente il pubblico lo ha notato e li ha premiati».

Durante queste due serate il giovane emergente Alessio Bellizia ha calcato con te il palcoscenico del Cab 41, com’è nata questa collaborazione?

«Il tutto è nato proprio per  caso, mi trovavo in un villaggio turistico e lui lavorava lì come animatore. Da subito ho notato la sua bravura e quando, tempo dopo, mi ha chiamato chiedendomi consiglio su questo lavoro, ho deciso di dargli la possibilità di provare a lavorare in un ambito differente proponendogli di fare l’apertura del mio spettacolo qui al Cab. E’ andato tutto molto bene e trovo sia giusto dare l’opportunità di emergere ai giovani talenti: tante volte basta avere la giusta occasione».

Hai dei consigli per i giovani come Alessio che vogliono intraprendere questa carriera?

«Dire che ci vuole alla base tanta grinta e passione è scontato, io consiglierei ai giovani che si approcciano a questo mestiere di godersi ogni singolo momento che riescono a passare sul palco come se fosse un regalo, di essere professionali ma di non prendersi troppo sul serio perché, per prima cosa sul palco ci si deve divertire: se ti diverti tu allora si diverte anche il pubblico. Per iniziare e per fare pratica sul palco sicuramente i laboratori sono un buon punto di partenza, come per esempio quelli che si fanno proprio in questo locale: permettono ad un sacco di talenti di emergere, sono un ottimo trampolino. Poi provare sempre a mettersi in gioco anche nelle piccole manifestazioni, buttarsi e proporsi per quello che si sa fare, fare tanto palco aiuta tantissimo ad acquisire sicurezza nelle proprie capacità. Insomma lavorate divertendovi, seguite il vostro obiettivo e non scoraggiatevi mai».

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Categorie: Cultura

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