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2 Febbraio 2012

La protesta corre in taxi

Le voci di alcuni giovani tassisti torinesi sul tema delle liberalizzazioni, tra mutui per le licenze e orari che tengono lontani dalla famiglia

Giosuè Pugliese

Tassisti a Torino

Le voci dei tassisti e la loro protesta

Dopo l’approvazione degli interventi da parte del Governo, sembra avviarsi una nuova fase per la politica e la società italiana. La parola d’ordine è liberalizzare in modo da aumentare concorrenza e smuovere il terreno della nostra economia, ferma da troppi anni. In attesa dei frutti di questa politica siamo andati a sentire le opinioni di una delle categorie interessate, quella dei tassisti. Qual’è la situazione a Torino e cosa pensano della manovra?
Ad interessarci soprattutto è il parere degli appartenenti più giovani a questa categoria, mediamente intorno ai 35-40 anni.

ORARI LUNGHI
Sotto la neve di questi giorni, abbiamo chiesto qual è la giornata tipo di un tassista torinese.
Le persone che hanno risposto alla nostra piccola inchiesta hanno spiegato che i turni sono di dodici ore a fasce prefissate, con un riposo settimanale. Si lavora soprattutto grazie a professionisti che devono spostarsi, signore anziane, turisti oppure alla movida del sabato sera.
Ad esempio F., 37 anni, ci ha fatto partecipi della sua routine: «Questa sera il mio turno finisce all’una e riprendo domani mattina alle otto fino alle venti di domani sera. Orari un po’ sacrificanti per chi ha famiglia».

LIBERALIZZARE, SCELTA GIUSTA?
Dopodiché abbiamo chiesto i loro pareri sugli ultimi atti del governo: «Innanzitutto bisogna dire che ci sono 1.600 vetture a Torino, cifra esagerata per la richiesta di corse. Infatti molte volte ci capita di stare anche un’ora senza una chiamata dalla centrale. Qui in città siamo addirittura troppe vetture, una situazione molto diversa da città come Milano e Roma».
Continuano altri tassisti: «Siamo liberi professionisti e abbiamo pagato le licenze anche attraverso mutui che gravano sulle nostre teste, senza contare il rincaro benzina e le tariffe per sostenere l’apparato burocratico della centrale operativa che smista le domande». Secondo loro bisognerebbe quindi liberalizzare e accorpare le vetture in modo distinto a seconda delle diverse realtà cittadine, «sperando che la liberalizzazione produca più domanda e non solo un grande parcheggio taxi in città. Vedremo come si evolverà, sperando di non essere additati come privilegiati, perché non lo siamo»

 

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Categorie: Lavoro

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