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4 Ottobre 2012

Metropolis, il futuro è alla mole

Al Museo del Cinema la mostra sul capolavoro di Fritz Lang e stasera al Massimo unica proiezione del film, mai così vicina a quella originale
Nicola Veneziano

Mostra museo del Cinema

Una scenografia ispirata al film Metropolis al Museo Nazionale del Cinema

Bozze che mostrano quella che potrebbe essere il progetto urbanistico di una città contemporanea americana o del sud-est asiatico e disegni di costumi che sembrano usciti dall’ultimo numero di Vogue, tutto però datato 1927, Germania. Un’opera che anticipa di quasi cento anni il mondo moderno e che più passa il tempo, più si fa apprezare: è il mondo di “Metropolis“, il film del regista austriaco Fritz Lang che viene celebrato in tutta la sua grandezza al Museo del Cinema di Torino, in una mostra dal titolo “Metropolis – Il capolavoro ritrovato“, che apre oggi e sarà visibile fino al 6 gennaio.

LA MOSTRA
La mostra, progettata dal Deutsche Kinemathek Museum, dopo essere passata per Berlino, Parigi e Tolosa, arriva a Torino e si sviluppa in diverse ale della Mole Antonelliana: l’Aula del Tempio presenta una gigantesca scenografia ispirata al film, realizzata dal laboratorio del Teatro Regio e composta da 33 grattacieli, e ospita vari oggetti fra i quali una pizza del film, una cinepresa usata durante le riprese e una proiezione olografica della trasformazione del robot in Maria, la protagonista della pellicola. Nella parte opposta della sala si possono ammirare otto modelli di teste in gesso che raffigurano la morte e i sette peccati capitali, sulla base dei quali sono state realizzate le maschere degli attori.
Sulla rampa del museo invece il percorso si avventura alla scoperta del film in tutti i suoi aspetti: pagine di sceneggiatura, partiture originali per le musiche, foto di scena, bozzetti per scenografie e costumi; tutto intervallato da sette televisori che mostrano alcuni spezzoni del film. L’ultima parte della mostra racconta il restauro di Metropolis, grazie al ritrovamento nel 2008 di una copia originale che era conservata presso il Museo del Cine di Buenos Aires.

LA STORIA DEL FILM
Il significato del “Capolavoro ritrovato”, che dà il titolo alla mostra, sta infatti nella storia di Metropolis: dopo la prima del 1927 il film, per il quale Lang aveva utilizzato ben 4.189 metri di pellicola, ha immediatamente subito dei tagli. Il debutto americano avvenne in una versione ridotta e anche in Germania, tre mesi dopo la première, la produzione decise di tagliare come era stato fatto negli USA.
Dagli anni ’70 in poi, critici e storici del cinema sono andati alla ricerca delle scene mancanti, finché una versione di 25 minuti più lunga non fu trovata in Argentina, conservata dal distributore cinematografico Adolfo Wilson ed in seguito ceduta al Museo Cine di Buenos Aires.
All’interno del percorso museale, però, non è prevista la riproduzione dell’opera. L’unica proiezione sarà questa sera al cinema Massimo alle ore 21, in una versione che si avvicina più di qualsiasi altra a quella originale del 1927.

Link utili:
Museo Nazionale del Cinema

Vi appassiona la storia del cinema? Andrete a vedere la mostra?

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Categorie: Cultura

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