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23 Ottobre 2012

Aggiungi un posto in aula

Clima di protesta a Palazzo Nuovo e nel Campus Luigi Einaudi: luci e ombre sul problema del sovraffollamento e dei servizi offerti dall’università.

Francesca Palumbo e Matteo Tamborrino

Palazzo nuovo aule

Una delle aule sovraffollate del Palazzo delle Facoltà umanistiche di Torino

Gli universitari torinesi si lamentano delle situazioni precarie in cui sono costretti a seguire le lezioni. Problemi che a molti appaiono banali, irrilevanti, di ordinaria amministrazione. “A Palazzo Nuovo, in fondo, si sa come vanno le cose”, si sente dire, ma gli studenti non ci stanno più a farsi scivolare tutto addosso. L’insofferenza esplode fra i corridoi e sul web: “Usciamo allo scoperto” è il motto su Facebook degli organizzatori di protesta dal nome forte, “Alziamo il culo da terra!”, che si terrà domani mercoledì 24 ottobre alle ore 12 in atrio.
L’importante, in questi casi, è cercare di osservare in maniera critica e obiettiva la questione, senza lasciarsi sopraffare dai luoghi comuni: per questo noi di Digi.TO abbiamo chiesto il parere di alcuni studenti che vivono quotidianamente sulla propria pelle questa infelice problematica.

IL MALCONTENTO DI PALAZZO NUOVO
Molti studenti dello storico palazzo delle Facoltà umanistiche manifestano le proprie perplessità. Anna, studentessa di Filosofia, dice: «Oltre al sovraffollamento delle aule, c’è da tenere in conto anche il fattore sicurezza. Trovarsi in più di 240 studenti in un aula da 160 posti, come accade ogni settimana durante le lezioni di Storia moderna, creerebbe seri problemi nel momento in cui vi fosse anche il minimo allarme». Scongiurando questa malaugurata ipotesi, Silvia, studentessa di Storia, ricorda quanto sia importante «non trasformare la protesta solo nella “lamentela degli studenti dell’aula 35”. Il problema è diffuso e generale: bisogna farsi sentire; il vero dramma è: con chi? Noi le tasse le paghiamo, ma chiediamo almeno in cambio un servizio adeguato. Sono seriamente decisa a rivolgermi a chi di dovere per capire se sia possibile ottenere un rendiconto delle spese annue dell’Ateneo».
Andrea, al secondo anno di Lettere antiche, si concentra su disagi, cosiddetti, “secondari”: «Non solo è grave non avere un posto a sedere per seguire dignitosamente un’ora di lezione, ma lo è ancor di più il fatto di dover lottare con l’Ateneo stesso per complicazioni assurde: ad esempio, non riuscire a registrarsi ad un appello durante il periodo d’esame perché il sito è in manutenzione; oppure non potersi iscrivere ad un laboratorio obbligatorio perché i posti disponibili sono un quarto degli iscritti. Situazioni davvero al di là di ogni logica. Sembra quasi che le facoltà stesse ci remino contro! ». «D’altra parte – ricorda Enzo, sempre di Lettere – ancor peggiori sono gli studenti che parlano per partito preso, sull’onda dei preconcetti: Palazzo Nuovo non è il caos primordiale, basta sapersi organizzare un minimo. Di professori illuminati ce ne sono, ma lo spirito rinunciatario ha contagiato un po’ tutti! Passeggiando fra i corridoi, se non si fa attenzione, si rischia di rimanere “imbottigliati nel traffico”».

UNO SGUARDO SUL NUOVO CAMPUS
Ma i problemi non sono soltanto in via Sant’Ottavio. A poco più di un mese dall’inaugurazione, le opinioni sul Campus Luigi Einaudi (Cle) sono quasi sempre controverse, dal momento che la parte aperta al pubblico è molto ridotta e alcuni servizi sono ancora in fase “organizzativa”.
Matteo, studente al terzo anno della triennale di Scienze Politiche ci dice: «Architettonicamente il Cle è molto bello; mi fa sentire uno studente un po’ più apprezzato andare in una struttura moderna piuttosto che in un edificio fatiscente. In realtà non approvo il fatto di averlo inaugurato prima di aver finito i lavori: il wi-fi funziona a rilento, le aule sono piccole, spesso bisogna spostarsi da un’aula all’altra e non sono rari i casi in cui intere classi devono ritornare alla Palazzina Einaudi. Mancano piccole cose – continua Matteo – come i cestini che appaiono e scompaiono, gli attaccapanni, una temperatura interna decente; la biblioteca, le aule informatiche e i dipartimenti sono inagibili; ovunque ci sono nastri da imbianchino, polvere di cemento e in quasi tutte le finestre si vedono materiali da lavoro ammassati in quantità. C’è ancora una sola entrata agibile e non hanno nemmeno finito il marciapiede fuori. Per quando riguarda la parte stilistica, invece, do’ un 10 più». Federica, al quarto anno di Giurisprudenza, mette in luce il problema del collegamento con le altre sedi di lezione: «Un grosso difetto è senz’altro il fatto che manchi un veloce passaggio di accesso alla Palazzina Einaudi, che nei cambi d’ora fa ritardare anche i docenti».
Daniele, studente della magistrale in Comunicazione Pubblica e Politica ci dice: «A me la struttura piace molto: una ventata di modernità. L’unica nota “stonata” si può dire siano le aule, troppo piccole per il numero di studenti che dovrebbero ospitare». Infine Marina, studentessa di Scienze del Governo, trova il nuovo Campus «di alto pregio tecnologico, penso che la struttura sia gestita bene. Dovremmo aspettare che aprano le parti ancora chiuse per giudicare».

Link utili:
Evento “Alziamo il culo da terra!” su Facebook
Campus Luigi Einaudi

Come pensate si evolverà la situazione delle aule universitarie?

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Categorie: Università

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