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30 Ottobre 2012
Halloween da brividi con i Materdea
Intervista ai due leader della band torinese in concerto domani sera all’Hiroshima Mon Amour, fra atmosfere celtiche e rock.
Valentina Esposito
In tutta Torino fervono i preparativi per Halloween ma all’Hiroshima Mon Amour preferiscono puntare sulla musica perché i grandi protagonisti della serata del 31 ottobre saranno i MaterDea, un progetto musicale nato dalla creatività e dalla voglia di suonare di Marco Strega e Simon Papa, il chitarrista e la cantante della band, appoggiati anche dagli altri componenti. Suoneranno assieme a Trombe di Falloppio e The Rock Alchemist, per una serata che si prospetta carica di emozioni e buone canzoni.
Com’è nato il progetto “MaterDea” e da dove viene questo nome?
Simon: «Questo progetto nasce da una collaborazione tra me e Marco per la realizzazione della colonna sonora di un cortometraggio. Marco cercava una voce femminile per interpretarla e quindi insieme abbiamo scritto un brano che si sarebbe poi intitolato “Mater Dea”. Dopo averlo registrato e averne composto un secondo, abbiamo deciso di lavorare a un vero e proprio album e abbiamo scelto di usare il nome MaterDea per l’intero progetto, proprio perché descriveva perfettamente le storie che stavamo raccontando, riferite all’antico culto della Dea Madre».
Il vostro è un genere di musica che in Italia è decisamente non commerciale. Come mai avete scelto proprio questo stile?
Simon: «Veramente più che una scelta è avvenuto tutto in maniera del tutto spontanea: Marco e io arrivavamo da due mondi musicali molto diversi, e abbiamo messo insieme quello che era il nostro stile, cercando la fusione ideale tra la mia voce sognante e leggera e le sue possenti chitarre. Questa formula è diventata la caratteristica portante di MaterDea ed è stata molto apprezzata proprio perché originale ed inconsueta. All’estero abbiamo avuto bellissime recensioni sia per il primo album “Below the mists, above the brambles”, caratterizzato da una connotazione più sognante inserita all’interno di una solida ossatura rock, sia per il secondo, “Satyricon”, che ha preso una direzione decisamente più metal senza però perdere le caratteristiche peculiari del nostro stile. In Italia sembra che a volte i recensori di musica abbiamo bisogno a tutti i costi di inquadrarti in qualche cosa di pre-esistente, ma noi pensiamo che la musica sia un’espressione unica e legata alla sensibilità dell’artista e che quindi debba essere ascoltata come qualcosa di nuovo, da scoprire. La cosa importante è che si riesca ad emozionare qualcuno e noi i questo senso abbiamo ricevuto dei bellissimi commenti da tante persone ed è l’unica cosa che veramente conta».
Da dove traete l’ispirazione per le vostre canzoni?
Simon: «Usiamo il background rock di Marco, la sua esperienza e il suo amore per le atmosfere della musica celtica con la mia naturale attitudine a cantare in modo a volte morbido e sognante, altre volte più incisivo, dato dalle mie frequentazioni dei più diversi stili musicali. Ogni canzone viene suggerita dagli ambienti sofisticati delle armonie e dagli arrangiamenti che Marco crea a partire dai suoi riff di chitarra, su cui successivamente io lavoro per trovare la melodia della linea vocale. Spesso ci troviamo insieme per decidere la linea melodica migliore, solo dopo mi cimento nella stesura del testo. I soggetti sono ogni volta diversi, a volte “nascono” in modo intuitivo dall’ambientazione sonora, a volte decisi scegliendo un soggetto in particolare, come è stato in prevalenza per il secondo album e come continua ad essere per alcuni brani di “A rose for Egeria” il nuovo disco a cui stiamo lavorando. La fantasia è molta e creare sempre nuovi personaggi e nuove storie ci diverte tantissimo e ci entusiasma».
Come sta procedendo la vostra tournée? E quali progetti avete per il futuro?
Marco: «Siamo in una fase anomala. stiamo componendo il nuovo album, il terzo, lo stiamo registrando e nel frattempo troviamo spazio per i concerti live. Solitamente i tour chiudono con l’autunno per dare modo alla produzione di concentrarsi sulle nuove composizioni, ma noi continueremo perché alla fine è la cosa che più ci piace fare e credo che anche quest’anno non fermeremo il nostro calendario. Inoltre abbiamo in progetto la produzione di un videoclip, un video live e la collaborazione con agenzie estere per affiancare il nostro nome a band importanti in Europa. Per il momento credo che Simon e io ci caleremo nella parte compositiva, abbiamo diversi brani già imbastiti e non terminati, quindi urge un’azione determinata per non perdere lo spunto compositivo».
Parlando del vostro concerto all’Hiroshima di domani sera, come sarà lo spettacolo?
Marco: «Il concerto è la prima vera collaborazione live con la nostra nuova produzione, la Dracma Records, quindi l’aspettativa principale è dimostrare a chi ha creduto in noi “sulla carta” le nostre potenzialità live e la nostra presa sul pubblico, anche se questo aspetto l’hanno già riscontrato un paio di settimane fa in occasione della nostra performance in Germania. Siamo molto soddisfatti di questa collaborazione: è la prima volta in tre anni che abbiamo a che fare con persone veramente competenti e che viaggiano sulla nostra stessa lunghezza d’onda. Carlo e Christian sono professionalmente ineccepibili e disponibili e siamo tutti quanti proiettati verso l’obiettivo comune di portare MaterDea a livelli internazionali».
Link utili:
Hiroshima Mon Amour
MaterDea
Andrete a vedere i MaterDea? Seguite i concerti all’Hiroshima?