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22 Novembre 2012

Studiare da precaria l’intelligenza artificiale

L’esperienza di una dottoranda torinese sulle applicazioni di questo settore, fra morale, videogiochi e (per lei) incertezza sul futuro.
Federica Spagone
Vi ricordate il film di Steven Spielberg “AI”, storia futuristica di un androide bambino, capace di provare sentimenti? Ebbene, quella tecnologia non è più fantascienza e presto potrebbe diventare realtà grazie all“Interaction Model Group” dell’Università di Torino che, tra le altre cose, si occupa di studiare l’applicazione di dilemmi morali ad un’intelligenza artificiale, termine con cui si intende l’abilità di un computer di svolgere funzioni e ragionamenti tipici della mente umana.
Per comprende meglio di cosa si tratta, quali sono gli studi condotti e come potranno essere applicati abbiamo incontrato la ricercatrice torinese Cristina Battaglino, 29 anni, sottoranda e membro dell’”Interaction Model Group”, che ci ha raccontato la sua esperienza.Qual è stato il tuo percorso e come sei arrivata al dottorato?
«Durante la laurea specialistica in informatica ho compreso che mi sarebbe piaciuto realizzare videogiochi così, ho contattato il professor Vincenzo Lombardo, responsabile del laboratorio di ricerca al Virtual Reality Multimedia Park di Torino, che mi ha proposto come argomento di tesi di specializzazione il Progetto ATLAS sulla traduzione “automatica” della lingua dei segni, imparando che l’intelligenza artificiale non è qualcosa di mistico e inutilizzabile, ma al contrario l’obiettivo principale è decisamente reale. Si tratta di di fornire un “framework” per la traduzione da un testo scritto in italiano alla lingua italiana dei segni, poi  visualizzata per mezzo di un Avatar. Dopo mi hanno chiesto di rimanere proponendomi il dottorato, però ero piena di dubbi, quindi sono andata a lavorare per un anno come consulente informatica. Le cose non sono andate bene, così da gennaio 2011 ho ricominciato a lavorare sul progetto Atlas ed  è stato come rinascere. Spinta dalle persone con cui lavoravo, ho deciso di partecipare al concorso di dottorato per l’anno successivo, riuscendo a vincere con una borsa ministeriale e quindi diventando una dottoranda del dipartimento di Informatica da Gennaio 2012, ed entrando a far parte ’”Interaction Model Group” ».

In cosa consiste questa sperimentazione e come potranno cambiare le cose grazie ad essa?
«Io lavoro sull’intelligenza artificiale e sto studiando un modello computazionale per agenti intelligenti ed emozioni: l’obiettivo è di far comprendere ad un agente le conseguenze morali delle proprie azioni. Tale modello potrebbe essere usato per fornire una base per comprendere meglio il funzionamento del nostro cervello. Può essere usato anche in un robot o  per creare un nuovo modo di intrattenere le persone, utilizzandolo per esempio in storie interattive che cambiano il proprio corso a seconda delle scelte fatte dell’utente. Ma anche in un videogioco, per rendere il sistema maggiormente coinvolgente, cercando di colpire i valori dei giocatori e creando dei conflitti morali su di essi; proprio in base alle scelte effettuate la storia si modificherà e non sarà più lineare. Insomma ha decisamente moltissimi scopi sia scientifici che applicabili ad aspetti quotidiani della vita oltre che ludici».

Com’è il mondo dei ricercatori oggi e come vedi il tuo futuro?
«Per quanto riguarda il futuro della ricerca, questo momento è pessimo. Si stanno facendo delle riforme che non sono quelle che andrebbero fatte, o meglio, non solo sbagliate ma non riusciranno a risolvere il problema alla radice. Nonostante questo ho fatto la scelta di prendere questa strada insicura, non so cosa succederà tra due anni e dove sarò, spero che nel frattempo mi si aprano delle porte per poter continuare a fare quello che mi piace con passione. La mia paura è di dover rinunciare a stare in Italia per poter continuare a fare un lavoro in cui mi sento realizzata».

Cosa ti senti di consigliare a un giovane che abbia voglia di intraprendere il tuo stesso percorso?
«Il dottorato è  un’esperienza altamente formativa e la consiglio. Ovviamente non tutti hanno il privilegio di potervi accedere: bisogna vincere il concorso, che non è banale, i posti sono limitati e c’è concorrenza, quindi bisogna impegnarsi al massimo per raggiungere questo obiettivo. Purtroppo in Italia alcune aziende non lo considerano utile o lo sottovalutano ed è uno dei problemi legati al mondo della ricerca».

Link utili:
Interaction Model Group
Virtual Reality Multimedia Park

Progetto ATLAS

Un esempio di intelligenza artificiale
Cosa pensate dell’intelligenza artificiale? Vi interessa la carriera di ricercatore?

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Categorie: Tecnologie

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