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4 Gennaio 2013

I Nobraino in concerto a Torino

Intervista a Lorenzo Kruger, voce  del gruppo, in occasione della loro serata all’Hiroshima Mon Amour, via Carlo Bossoli 83

Arianna Verdecchia

Nobraino

I Nobraino, stasera in concerto a Torino

Stasera il palco dell’Hiroshima Mon Amour ospiterà i Nobraino,  band indie riccionese dal suono rock e dai testi raffinati.  Il gruppo ha esordito nel 2001 con “Pressapochismi”, nel 2011 ha suonato a Sanremo, conquistando il pubblico del premio Luigi Tenco, e nello stesso anno ha vinto il premio “Nuova musica italiana” di XL. Il grande pubblico li conosce per le loro apparizioni a “Parla con me”, il programma di Serena Dandini su Rai3.

I racconti sui vostri inizi sembrano a tratti leggendari: si dice che abbiate iniziato come squadra di basket, che a un certo punto vi siate rinchiusi in una stanza d’albergo per imparare a suonare e che provaste nei magazzini di una palestra. È tutto vero?
«Non c’è assolutamente nulla di strano o mitico. Quando si è ragazzini in provincia ci si può conoscere in chiesa o a scuola; noi ci siamo conosciuti facendo sport. Una storia normalissima. Quella dell’albergo invece è stata un po’ distorta: non ci siamo propriamente rinchiusi in stanza con la mamma che ci passava il cibo da sotto la porta, ma semplicemente Riccione d’inverno abbonda di alberghi vuoti e molti sono figli o parenti di albergatori, quindi usavamo queste camere d’albergo per suonare. All’inizio si prova dove capita, anche nei magazzini delle palestre. Quindi è tutto vero».

A proposito delle vostre origini riccionesi, la vostra musica sembra un po’ stridere con l’immaginario classico della riviera discotecara. C’è un effettivo contrasto con la vostra terra d’origine o è solo un’impressione?
«Sicuramente non facciamo musica da discoteca, ma sentiamo molto la nostra influenza romagnola: si manifesta in un innato senso di ospitalità e nella voglia di divertire il pubblico. Questo si percepisce particolarmente nei nostri concerti, che viviamo come delle feste in cui cerchiamo di coinvolgere al massimo il pubblico».

Nel vostro album “No Usa! No UK!” avete collaborato con Giorgio Canali, ex CCCP – CSI. Come è stato lavorare con un cantautore di questa importanza?
«È stata un’esperienza davvero importante, Giorgio ha un modo di lavorare maniacale – ovviamente ha le sue idiosincrasie – ed è anche fin troppo “fedele alla linea”, a volte andando anche contro i suoi interessi. Ma ha sicuramente molto da raccontare e chi fa il nostro mestiere – che spesso non è proprio una passeggiata– ha bisogno di confrontarsi con qualcuno con così tanta esperienza».

Nel 2011 avete invitato il pubblico a prendere parte alla nascita dei nuovi brani, facendo un tour dei teatri durante il quale componevate dal vivo. Come mai questa scelta? E che esperienza è stata?
«È andata molto bene: un’esperienza dalla quale abbiamo avuto molto, anche se si trattava di un esperimento.  Ci ha aiutato molto, influenzando in maniera decisiva il nostro ultimo disco. In realtà non è che abbiamo composto in presa diretta, ma abbiamo preparato i brani nuovi apposta per il tour e li abbiamo modificati tra una tappa e l’altra. Non è troppo dissimile da quello che facciamo solitamente; la differenza è che i pezzi erano tutti inediti e che li eseguivamo a mo’ sala prove cercando di capire noi per primi quello che stavamo suonando. Un’esperienza che rifarei, soprattutto perché i Nobraino hanno bisogno di scadenze: lavoriamo meglio sotto pressione».

Quando si parla di voi, si menzionano sempre i vostri concerti: esperienze coinvolgenti e fuori dagli schemi. Come intendete il rapporto con il pubblico?
«E’ una questione emotiva di coinvolgimento e partecipazione. Prima di tutto si cerca di divertire se stessi e chi si ha davanti. Non ci sono motivazione filosofiche, non vogliamo dare peso intellettuale a cose che non lo hanno. E’ solo emotività: il pubblico ci causa uno sballo e ci fa fare cose che nella vita di tutti i giorni non faremmo ma che, fino a quando si è spontanei e sinceri, credo sia giusto fare. Bisogna evitare di autoemularsi o di fare i Nobraino solo perché funziona e va di moda».

Nelle recensioni su di voi ricorre spesso l’aggettivo “divertente” in senso quasi sminuente. Per voi è un insulto?
«Il nostro lavoro – e la fatica maggiore – lo facciamo in sala prove, cercando di scrivere bei pezzi. Quello che portiamo in giro sono canzoni in cui crediamo, che ci piacciono e che ci divertiamo a suonare. Chi dice che siamo solo bagarre non ci tocca: il palco è una festa per noi».

Dall’altro lato c’è chi vi accusa di essere snob. È vero?
«Assolutamente no, al massimo siamo “snobraino”».

La web tv “Pronti al Peggio” trasmette un programma nel quale si mostrano musicisti di successo –Piccolo Teatro degli Orrori, Offlaga Disco Pax, solo per citarne alcuni- che sono costretti a fare altri lavori per vivere. Voi vi mantenete con la musica? Si può vivere di musica?
«Io faccio solo questo e non avrei tempo di fare altro. Siamo sicuramente dei fortunati perché in Italia in questo momento è molto difficile fare questo lavoro, come qualsiasi altro d’altronde».

Il vostro stile cantautorale richiama Nada e Deandrè e ha molte suggestioni anni ‘60 e ’70. Siete un po’ nostalgici?
«Nostalgico secondo me è una parola offensiva; uno dei pochi dogmi che ho è proprio non esserlo. Ma non sono neanche un rottamatore: non è che quello che è passato è passato, ma è qualcosa su cui costruire dell’altro».

Che esperienza è stata Sanremo? Parteciperete anche quest’anno?
«Sicuramente per chi suona in Italia è ancora una tappa obbligata. Poi io penso che i Nobraino facciano musica popolare, ed è un’occasione per avere meno un pubblico di nicchia. Ci piacerebbe partecipare anche quest’anno, perché abbiamo ancora delle cose da dire, ma non abbiamo ricevuto l’invito».

A che cosa state lavorando adesso?
«Ai nuovi pezzi… a un disco futuro. Dobbiamo approfittarne ora che siamo ancora caldi».

Un ultima curiosità: nella vostra biografia avete scritto che il trombettista è “Aspirante Nobraino”. E’ finalmente stato promosso a membro ufficiale?
«E’ancora lunga… adesso è un aspirante di secondo livello, poi diventerà un “Maestro di nobrainismo” e poi forse chissà un giorno… ma ripeto, è un percorso lungo e tortuoso».

Link Utili

Hiroshima Mon Amour

Sito Ufficiale dei Nobraino

Conoscete i Nobraino? Andrete a vederli?

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Categorie: Cultura

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