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10 Gennaio 2013

La vita fra disabilità e astrologia

Domenica al Blah Blah una giovane regista torinese presenterà il suo documentario su due sorelle gemelle disabili, fra stelle e passione per il cinema

Federica Spagone

La locandina del documentario

Il 13 gennaio alle ore 21 il Blah Blah di via Po 21 ospiterà la presentazione di “The North Lunar Node” della regista ventitreenne torinese Delia Simonetti, un documentario della durata di circa trenta minuti che ripercorre la vita, le passioni e i sogni di due gemelle disabili che vivono distanti, una a Padova e l’altra a Torino, attraverso il filo conduttore dell’astrologia.
La serata proseguirà con i concerti dei due artisti che hanno composto la colonna sonora, la padovana Lubjan (nome d’arte di Giovanna Lubian) e il nostrano New Adventures in Lo-Fi, la one-man band di Enrico Viarengo. Per saperne di più su questo progetto abbiamo intervistato Delia Simonetti.

Com’è nato e qual è l’idea alla base del tuo documentario?
«Il mio lavoro racconta la vita e le impressioni sul mondo che hanno due sorelle gemelle disabili, Carmen e Alice Riccato. Ho inizialmente conosciuto Carmen, che abita a Torino, al concerto di un gruppo per il quale avevo girato un videoclip, e quando lei è venuta alla proiezione, abbiamo iniziato a chiacchierare. Come dicevo prima, proprio questa mia paralisi che rende la mia voce così bassa, le ha fatto sentire che avevamo ”qualcosa” in comune e si è sciolta molto in fretta. Nella mia mente già si stava facendo spazio l’idea di realizzare qualcosa che raccontasse la sua energia e la sua creatività in modo molto puro, sincero, quasi infantile. Quando ho saputo che aveva una sorella gemella ho proposto il progetto ad entrambe e abbiamo iniziato a lavorarci a sei mani. Cercavamo un filo conduttore che scandisse gli argomenti che non fosse il solito ”diario” e siccome sono appassionata di astrologia, nel calcolare il loro tema natale ho scoperto che il loro “nodo lunare nord” è in Gemelli, e mi piaceva ci fosse anche lì un ”doppio”. Così è nata l’idea di scandire la loro vita in base ai pianeti e ai segni».

Il titolo del documentario deriva quindi dai “nodi lunari”: che cosa sono?
«In astrologia i nodi lunari sono quei punti dati di due incroci dell’eclittica: l’orbita della Luna intorno alla Terra e della Terra intorno al Sole. I punti di intersezione, per farla breve, sono quindi il Nodo Lunare Nord e quello Sud, che sono l’unica parte karmica dell’astrologia, cioè quella che riguarda ipotetiche vite passate. “The North Lunar Node” è appunto il nodo lunare nord, che nel loro caso è in Gemelli mentre quello sud in Sagittario. Il Nodo Lunare stato però inteso da noi è come la chiave, la svolta, la liberazione e il cambiamento, nel film capirete..».

Tu come ti sei avvicinata al mondo della regia?
«Mi sono appassionata alla scrittura molto presto, realizzando qualsiasi tipo di componimento mi venisse in mente, poi a circa 11 anni sono entrata in una compagnia teatrale under 18 occupandomi di recitazione e doppiaggio per un paio d’anni, fino a quando mi hanno diagnosticato una paralisi congenita ad una corda vocale, incoraggiandomi a smettere. Da lì ho passato l’adolescenza a scrivere su riviste e poi a fotografare. Ho frequentato il corso di fotografia all’Istituto Europeo di Design, ma l’ho abbandonato dopo il primo anno poiché ho sempre preferito imparare ”sul campo”. Successivamente ho lavorato con una regista come direttrice della fotografia per alcuni progetti qui in Italia, con una produzione cinematografica romana e poi con un’altra regista a Berlino. Grazie a queste esperienze ho ripreso a scrivere ma non mi permetterei mai di dire che scrivo sceneggiature per ora. Ho iniziato per gradi, con piccoli progetti personali e poi è arrivato “The north Lunar node”, il primo lavoro in cui ho svolto una vera e propria regia, dall’inizio alla fine. E’ un’esperienza strabiliante, qualcosa di fantastico, penso non riuscirò più a smettere».

C’è spazio per i documentari e per i giovani registi oggi in Italia?
«Devo essere sincera? Ben poco. Ovvio, ci sono concorsi e fondi, ma siamo davvero i più sfortunati d’Europa, per non parlare di Stati Uniti e Canada. Possibile è possibile, tutto lo è sempre, però oggettivamente non abbiamo un vero e proprio ambiente e penso che sia anche un difetto culturale. Non ci sono molti gruppi che si ritrovano per fare, per mettere in piedi progetti concreti e vincenti, insomma non c’è un vero e proprio movimento, non c’è l’ ”industry” come negli USA, ma d’altro canto non c’è nemmeno un vero mondo del cinema indipendente. C’è chi ha voglia di fare, quello certo, ma per com’è il panorama ora, l’estero è quasi l’unica via».

Hai dei progetti futuri?
«Sì. Tanti, troppi, e andrò per gradi. Sto lavorando alla regia di alcuni video musicali e “fashion film” tra Torino e Milano; la moda è un ambiente a cui sono abbastanza abituata poiché il mio primo lavoro è quello di fotografa. Spero di riuscire a girare anche un corto in questi mesi, ma quando avrò finito questi lavori tornerò a guardarmi attorno e capirò dove e come spostarmi, perché è un periodo dove mi sento molto energica: nel cassetto ci sono anche le sceneggiature per un documentario lungo e per un film. Credo che stia arrivando il momento per me di lanciarmi davvero nella mischia, e la mischia tendenzialmente è oltreoceano».

Link utili:
Il Blah Blah
L’evento su Facebook


Vi piacciono i documentari? Andrete a vedere “The north lunar node” al Blah Blah? 

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Categorie: Cultura

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