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30 Aprile 2013

Milad, dall’Iran a Torino per fare cinema

Le emozioni del giovane studente vincitore, con il suo primo lavoro da regista, del concorso dell’Università di Torino “A tutto corto”

Giosuè Pugliese

E' un bel posto per perdersi

La locandina di “E’ un bel posto per perdersi”, versione integrale di “Infinitamente”

Milad Tangshir nasce in Iran ma si è trasferito a Torino nel settembre del 2011 con un sogno estremamente nitido in testa: fare un film. Per questo ha scelto la nostra città ed è attualmente iscritto al Dams dell’ Univesità di Torino.
In un certo senso si può dire che la sua storia è anche la trama di “E’ un bel posto per perdersi“,  il suo primo lavoro cinematografico con cui, attraverso la riduzione ad un corto di dieci minuti dal titolo “Infinitamente”, ha vinto il concorso “A tutto corto“, promosso dalla stessa Università. La storia parla infatti di un ragazzo con l’ossessione di diventare un regista, quindi Milad attraverso il suo corto tratta della sua storia personale e delle sue emozioni, che lo hanno spinto con coraggio verso la nostra città per realizzare finalmente il suo desiderio.

Milad, come sei riuscito a girare questo film e cosa hai voluto trasmettere?
«Ho avuto questa idea e volevo davvero far succedere tutto questo, poi c’era anche questo mio amico, Arrigo Verderosa, che condivideva i miei stessi propositi, quindi siamo stati in grado di convincere l’Università e il Laboratorio Quazza a credere nel progetto. Con il loro supporto e tante altre persone siamo stati in grado di farlo. Non c’è un messaggio specifico che volevamo trasmettere, solo un omaggio al cinema e il bisogno di realizzare quello da cui sei ossessionato».

Che emozioni hai provato vedendo realizzato questo tuo progetto?
«Vedere le tue idee e i tuoi sentimenti proiettati su uno schermo, trasformati in immagini, è certamente una delle esperienze piú belle che si possano vivere, e di sicuro è stato cosí per me. Ti porta a riappacificarti con tutti i problemi che ti hanno tormentato e ti hanno spinto a realizzare il film. E sicuramente il processo di realizzazione è stato ricco di esperienze magnifiche, grandi e piccole cose che impari ogni giorno, sul “film making” e sulla vita».

Pensi che Torino dia rilievo al cinema e incentivi i giovani a realizzare le loro idee?
«Una delle ragioni principali per cui sono venuto a Torino é che ho sempre saputo che questa città ha giocato un ruolo importante nella storia del cinema italiano. Immagino che sia davvero la città del Cinema. In questo momento la crisi ha colpito l’industria e le possibilitá sono al minimo: se pensi di dover fare un film, puoi trovare migliaia di ragioni per lasciar perdere. Ma immagino che nonostante tutte le difficoltá, ognuno di noi dovrebbe realizzare i propri progetti, in un modo o nell’altro. E questo, tra l’altro, è uno dei temi principali del nostro film. Come diceva Frank Capra: “Un film è come una malattia”, quindi l’unico modo per curarsi è farlo! E anche allora, potresti non essere guarito».

 

Link utili:
Dams
Laboratorio multimediale Quazza

Voi avete mai pensato di realizzare un corto?

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Categorie: Cultura

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