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25 Settembre 2013

Ex Moi, l’emergenza continua

Le quattro palazzine sono ancora affollate da immigrati, tutti ormai con permesso di soggiorno, ma la soluzione al disagio sembra ancora lontana

Matteo Fontanone

exmoi

L’ingresso dell’Ex Moi di Torino.

Da qualche mese un nutrito gruppo di  migranti si è stabilito nelle palazzine dell’Ex Moi, villaggio delle Olimpiadi 2006. Inizialmente si contavano 200 persone, mentre oggi dovrebbero essere circa 600, anche se dare numeri certi è piuttosto difficile.

LA SITUAZIONE ATTUALE
Le quattro palazzine dell’Ex Moi sono una realtà scomoda che in molti preferirebbero non vedere: centinaia di persone che vivono in spazi abbandonati senza le minime prospettive di un domani.
I migranti del villaggio olimpico dicono di avere ormai tutti il permesso di soggiorno, alcuni di loro studiano, in pochi lavorano.
D’altronde è difficile andarsene, anche perché chi è riuscito a ottenere un lavoro guadagna meno di 500 euro al mese, una cifra che in genere a Torino se ne va solo con l’affitto. L’unica soluzione è continuare a vivere assiepati in via Giordano Bruno, dove le condizioni igieniche non sono tranquillizzanti e spesso l’affollamento porta a nervosismi e incomprensioni.

UNA SORPRENDENTE CONSAPEVOLEZZA
Sono in Italia da poco ma hanno già capito come funzionano le cose.
Badie
, ad esempio, si è fatto un’idea tutta sua della crisi economico-sociale che investe l’Italia e la spiega in modo particolareggiato. Quando gli chiedo un’analisi del problema che lo riguarda, è di una lucidità disarmante: «Dalla politica non arriverà nessun aiuto. Sappiamo che c’è la crisi e anche per voi italiani il lavoro non si trova. Noi abbiamo tutti il permesso di soggiorno, in tanti stiamo studiando per imparare la vostra lingua. Potevo andarmene in Francia o in Germania ma ho voluto rimanere in Italia perché è qui che voglio lavorare – continua – è questa la cultura che voglio conoscere. Odio il fatto di essere visto come un peso per la vostra società, nella mia vita ho sempre lavorato e anche ora vorrei potermi mantenere».

VIETATO SOGNARE
Allo stato attuale delle cose però i veri problemi dell’Ex Moi riguardano l’immediato e si traducono nella rottura delle tubature e l’assenza di corrente; non c’è spazio per i sogni e nessuno dei tanti che passano dall’ingresso della palazzina affacciata su via Giordano Bruno pare interessato a dire quali siano le sue speranze per il futuro.
Ibrahim, arrivato al villaggio olimpico da un paio di mesi, sintetizza perfettamente lo stato d’animo di molti dei ragazzi: «Il nostro non è vivere ma sopravvivere, intanto cerchiamo di non buttarci giù e aspettiamo un domani più bello». Quel domani è ancora lontano anni luce, questo sembra chiaro a tutti.


Quali soluzioni per l’Ex Moi di Torino? Che opinione avete della vicenda?

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Categorie: Intercultura

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