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22 Novembre 2013

Al via la quarta Festa dei Giovani Musulmani

Torna l’evento annuale organizzato da un gruppo di ragazzi di fede islamica: incontri ed attività dedicati all’integrazione e al contatto tra diverse culture

Matteo Fontanone

Da domani a Torino si svolge la Festa dei Giovani Musulmani

Nonostante i venti di crisi che attraversano la penisola di questi tempi, anche per il 2013 è confermata la Festa dei Giovani Musulmani, che con l’edizione quest’anno spegne le quattro candeline.
L’evento, in programma da domani al 1° dicembre 2013, è ideato da un gruppo di ragazzi torinesi di fede islamica e vuole invitare i  cittadini al dialogo, alla reciproca scoperta senza pregiudizi né diffidenza. I Giovani Musulmani sono parte di quella “seconda generazione” che si sente italiana a pieno diritto ma non vuole rinunciare alle proprie tradizioni religiose. La festa che organizzano è un’occasione per raccontare a Torino quale sia il loro modo di intendere la fede, nasce con l’obiettivo di porre l’accento sulla bellezza della diversità e sugli enormi vantaggi che si potrebbero trarre dalla multiculturalità e dal confronto tra paradigmi mentali differenti.
Ne parla a Digi.TO Khaled Elsadat, che della festa è l’organizzatore.

Anche l’anno scorso noi di Digi.To vi abbiamo intervistati in occasione della festa. Cambiamenti sostanziali rispetto alla scorsa edizione? Vedo subito che i giorni sono aumentati.
«Questa edizione è diversa dalle altre, stiamo avendo un profondo ricambio generazionale all’interno dell’associazione, la vecchia guardia si confronta con le nuove leve, siamo un cantiere a cielo aperto. L’aumento dei giorni risponde all’esigenza di spalmare gli appuntamenti su un arco di tempo più vasto, abbiamo voluto rendere il programma meno serrato, in modo da poter arrivare al maggior numero di persone possibile. La base del nostro progetto è sempre la stessa: smentire l’opposizione radicale tra l’Islam e la cultura italiana. In quest’ottica, il festival è la miglior palestra per invogliare al dialogo tanto i cittadini italiani quanto noi stessi. Non è una nostra vetrina ma un allenamento, serve in primo luogo a noi Giovani Musulmani».

Parliamo del programma: come al solito tanti workshop e molto sport. Rinnovata poi l’iniziativa dell’Open Mosque, momento cruciale dell’intera festa.
«L’Open Mosque è un’iniziativa volta ad aprire a tutti il luogo di culto dei musulmani: le moschee sono luoghi semplici ma per noi di grande valore, è bello poterle condividere e raccontarle ai i nostri concittadini. Riproponiamo ogni anno l’Open Mosque perché abbiamo sempre delle ottime risposte da parte dei torinesi. All’interno della moschea delle giovani guide spiegheranno le basi del nostro credo e illustreranno le diverse funzioni degli spazi architettonici».

In programma avete anche uno spettacolo teatrale.
Sì, lo spettacolo è chiamato “Il gusto del pistacchio” e si tratta dell’evento conclusivo del festival. Racconta la storia di un giovane che, dopo la crisi, è senza lavoro e senza famiglia. È disperato, sceglie di buttarsi da un palazzo. La particolarità della rappresentazione sta nel fatto che la tematica religiosa è assente. Questo dimostra come anche i ragazzi musulmani, se inseriti in un contesto amichevole che riesca a metterli a loro agio, coltivano interessi che vanno oltre la religione, così come tutti i loro coetanei».

Ancora una volta sotto i riflettori c’è Torino, che nel corso della settimana di festa vi proponete di “scoprire con occhi nuovi”.
«Torino è la città in cui viviamo e che sentiamo come nostra: ci interessava conoscerla anche per com’era prima che ci arrivassimo. Quest’anno siamo andati oltre alle solite visite guidate, volevamo riflettere su Torino e guardarla con i nostri occhi, per poi iniziare una riflessione comune sulla città e sui suoi luoghi di culto. Visiteremo tutti i centri religiosi di San Salvario, non solo i nostri, per provare ad acquisire una visione d’insieme più ampia sulla convivenza tra diverse religioni. Ripeto, l’obiettivo è il dialogo costruttivo e rispettoso. Quando il contesto è aperto si evita la radicalizzazione. Dobbiamo evitare le opposizioni sterili e ostili, solo così si può combattere il fondamentalismo e favorire l’integrazione».

Tra le altre cose, tornano le letture del Corano, incentrate sui profeti.
«Quest’iniziativa è una replica di quanto abbiamo già fatto a Torino Spiritualità. Si tratta di una lettura in arabo dal Corano da parte di ragazzi giovani, che andranno poi a interpretare quanto letto da un punto di vista personale, cercando di suscitare un dialogo con chi ascolta. Si tratta di un momento costruttivo tanto per noi quanto per il pubblico, perché riflettere insieme a chi non ha la tua stessa fede ti aiuta a razionalizzare il tuo credo, a capirne i processi logici e talvolta anche a porti delle domande nuove. Spesso dopo queste letture nasce un dibattito molto forte all’interno della nostra stessa associazione».

Avete anche organizzato una conferenza sul futuro del mondo del lavoro per i più giovani.
«Si tratta dell’ennesima iniziativa rivolta a tutti, non solo ai giovani di fede islamica: la necessità l’abbiamo notata nei nostri ragazzi, ma abbiamo realizzato in fretta che il problema è trasversale. La conferenza è il lancio di un progetto rivolto ai ragazzi delle scuole superiori per una migliore conoscenza del mondo del lavoro, in modo che possano scegliere il loro percorso scolastico con una maggior consapevolezza delle future possibilità lavorative. Collaborano con noi il Comune di Torino, la Provincia e diverse realtà radicate nel territorio. Non si parla solo di noi, ma di tutti: il nostro festival è in trasformazione, è sempre più forte il desiderio di essere davvero utili alla comunità cittadina. La conferenza presenterà il primo metodo studiato per far capire ai ragazzi cosa li aspetta dopo gli studi: una mappatura visuale del lavoro, un ampio ventaglio di professioni che possa incuriosire i giovani e indurli ad informarsi sulle possibilità per il loro futuro».

Quello dei giovani sempre più distanti dalla religione è un problema legato al Cristianesimo o ne soffre anche l’Islam?
«Anche l’Islam soffre di questo problema. I ragazzi di seconda generazione praticanti si aggirano intorno al 10%, sono cifre molto basse. La crisi della fede nasce dal fatto che tanti di loro sono stati educati ad identificare la cultura nella religione. È ovvio che un ragazzo non possa mantenere le abitudini di un paese in cui non vive più o non è mai vissuto, di conseguenza abbandona tanto la cultura quanto la religione. L’obiettivo dei Giovani Musulmani è scindere la religione islamica dalla propria cultura d’origine: così facendo si può mantenere intatta la fede religiosa. Oggi come oggi è difficile che lo stile di vita di un paese possa essere mantenuto in un nuovo ambiente, soprattutto se totalmente diverso. Per questo motivo sono sorti anche problemi e numerose discussioni con la prima generazione, che la pensa diversamente. È il prezzo da pagare per chi vuole portare del rinnovamento».

Link utili:
Informazioni e programma della FGM.

Parteciperete alle iniziative della Festa dei Giovani Musulmani? Cosa si può fare per migliorare il dialogo tra religioni?

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Categorie: Cultura

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