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5 Febbraio 2014

Tony e le biciclette inventate

Intervista ad Antonio Sofi, giovane meccanico torinese che realizza modelli personalizzati e unici utilizzando materiali riciclati

Simone De Caro e Matteo Tamborrino

Uno delle ultime biciclette realizzate da Tony

Il ritorno all’artigianato: le biciclette e i pezzi unici di design sono fra le passioni della nostra generazione.
Antonio “Tony” Sofi, meccanico 31enne di Torino, ha combinato insieme questi due poli, aggiungendo la propria personalità e la propria passione per i motori. Ne è nato un originale e affascinante laboratorio di opere artigianali, con biciclette create dal nulla utilizzando soprattutto materiali riciclati. La creatività di Tony, congiunta alle necessità del cliente, fanno nascere articoli inimitabili, oltre che – naturalmente – ecosostenibili.

Tony, perché hai deciso di iniziare a costruire bici artigianali?
«Sono un meccanico e fin da ragazzo mi occupo di riparazioni: sono cresciuto tra automobili e motori. A un certo punto, tra un turno in officina e l’altro, ho deciso di trasformare una mia grande passione in qualcosa di più serio e programmatico. All’inizio le prime suggestioni per costruire biciclette artigianali mi sono arrivate dalla visione di alcuni video presenti sul web, in cui persone di tutto il mondo realizzavano prodotti stranissimi e originali. Poi altro grande spunto e fonte di ispirazione sono state le chopper, motociclette degli anni ’60, tipici esempi di vetture elaborate e personalizzate».

Come nasce il concept di un tuo nuovo modello?
«Le mie opere sono per lo più frutto di un’illuminazione, di un’ispirazione istantanea: tanta creatività e fantasia, spirito di inventiva e una buona traccia disegnata. È tutto ciò di cui ho bisogno per cominciare. Cerco innanzitutto di visualizzare nella mia mente l’immagine della bicicletta che voglio creare: la forma, il telaio, le ruote, la lunghezza della forcella. A questo punto realizzo un bozzetto su carta, così da studiare più facilmente proporzioni e dimensioni. E poi, all’opera».

E dopo, come procedi concretamente?
«Ultimato il bozzetto, comincio il lavoro recuperando scarti o singoli elementi da altre vetture ormai “defunte” ed eventualmente acquisto i pezzi mancanti. Parto dal telaio, effettuando saldature adeguate in base al materiale; dopo averlo assemblato, continuo con la postura della pedalata; quindi è la volta della sella, dei pedali, del manubrio e della forcella. E poi ancora ruote, catena e freni. Step finale, ma ineludibile: la prova su strada, per accertarmi che tutto funzioni al meglio. All’occorrenza effettuo qualche modifica per migliorare l’assetto. La bicicletta viene infine fatta provare al cliente e, una volta dato il nullaosta, viene portata in carrozzeria per la verniciatura».

Qual è il vantaggio nell’acquistare una delle tue bici rispetto a quelle standard?
«La differenza è molto semplice: le mie biciclette sono pezzi unici e completamente personalizzabili; insomma, non troverai mai una bici uguale alla tua! In fondo questo è ciò che vorrebbe qualunque cliente: possedere un veicolo irripetibile e speciale che lo faccia sentire in qualche modo unico».

Per finire, vuoi accennare a qualche tua creazione?
«In passato ho costruito delle biciclette in stile chopper, classiche bici su modello delle Harley Davidson, con forcella lunga e ruota posteriore presa da uno scooter. Ho tentato poi anche altri modelli con le ruote posteriori recuperate da automobili e la sella realizzata con un parafango. Al momento invece ho in cantiere una nuova proposta con sospensioni anteriori e sella a molla».

 

Voi avete mai costruito una bicicletta? Comprereste una bici artigianale e personalizzata?

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Categorie: Lavoro

Commenti (1)

  1. Michele ha detto:

    Bellissima idea, complimenti! L’hanno scorso abbiamo organizzato come Associazione Amici di Italia 61 un Gran Premio per formuline a pedali ad Italia 61. Sarebbe carino organizzare qualcosa insieme. Michele

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