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11 Febbraio 2014

Larsen, il nuovo video è made in Turin

Andiamo a conoscere gli studenti dell’Istituto Europeo di Design che stanno trasformando in immagini l’ultimo singolo  della band torinese

Simone De Caro

Un’immagine tratta dal video girato dagli studenti dello IED

E’ stato girato in questi giorni a Torino il video del singolo “Lefrak City Limits”, pezzo della band torinese Larsen ed estratto dal loro album “La Fever Lit”.
Di Torino non sono solo i Larsen e la location, ma anche gli autori del videoclip. Si tratta infatti di 6 studenti dello IED (Istituto Europeo di Design), i quali  insieme al professor Luca Pastore hanno fatto un corso di videoclip realizzando poi un vero video per la nota band, molto apprezzata in Italia all’estero e sulla scena dalla metà degli anni Ottanta.
Per saperne di più abbiamo intervistato una studentessa che fa parte del gruppo degli autori, Ludovica Drusi.

Cosa vuol dire fare un video musicale?
«Fare un video musicale significa essere in grado di produrre a tuttotondo un audiovisivo: prima di tutto tenere conto del budget che si ha a disposizione e in base a quello creare delle idee su una storia, le location dove ambientarla, i personaggi da “immortalare” e l’attrezzatura necessaria allo scopo. Una volta finite le riprese si passa poi alla post-produzione, che consiste nel selezionare le clip che secondo noi sono venute meglio, fare il montaggio e, per concludere, la color correction, il sound design ed eventuali grafiche. Credo però che la cosa più importante sia divertirsi nel concretizzare l’idea iniziale».

 Il video è tutto torinese, dalle location agli attori: ci racconti quali sono state le vostre scelte?
«Abbiamo scelto di ambientare il videoclip in due location differenti, che si prestavano perfettamente all’idea narrativa da noi immaginata: la prima è stata quella delle Ghiacciaie di via delle Orfane, noto luogo in Torino per essere il deposito dei carretti del famoso mercato di Porta Palazzo; per la seconda si sono scelte le cantine di via della Consolata, che non avrei mai immaginato fossero profonde tre piani, così intricate e rimaste immutate dal diciottesimo secolo».

Quale è stata la parte più interessante di questa esperienza?
«Per me è stata la simulazione pratica di come funziona una produzione. Ci si dimentica completamente dell’aspetto didattico e da studenti ci si immedesima nell’essere professionisti, “commissionati” da una band reale, conosciuta, gestendo comparse, luci, inquadrature e soprattutto, avendo ognuno un ruolo specifico nella troupe, si inizia ad acquisire coscienza della propria vocazione».

È così tanta la distanza tra voi e i professionisti?
«Penso che per ritenersi veri professionisti la prima cosa indispensabile sia l’esperienza, che conquisti solo una volta uscito dall’ambiente universitario e ti metti in gioco “sul campo”. Nonostante la nostra scuola ci permetta di avere uno sguardo più pratico, credo che avere a che fare con una vera produzione, un budget serio e un cliente esigente sia qualcosa che percepisci non come distante, ma differente, poiché non più circoscritto nel tuo mondo sicuro di studente. Forse non siamo così lontani dai veri professionisti, ma secondo me ci sono cose che solo il lavoro può insegnarti, dandoti la sicurezza di avere in mano il tuo mestiere».

Link utili:
Larsen
Istituto Europeo di Design – Torino

 

Avete mai pensato di lavorare a un video musicale? Vi piacciono i Larsen?

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Categorie: Tecnologie

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