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29 Marzo 2015

BD: una Magna Charta per Internet

Una commissione formata da giuristi e informatici sta lavorando a un documento su diritti e doveri nel web: se n’è parlato ieri a Biennale Democrazia

Veronica Minniti


Al giorno d’oggi risulta chiaro che Internet sia fondamentale nelle vite di tutti noi: serve per informarci liberamente, per studiare, per metterci in contatto con altre persone magari lontanissime da noi a costo zero. Ormai, come ha detto Juan Carlos de Martin – uno dei relatori della conferenza organizzata ieri alla Cavallerizza e professore al Dipartimento di Automatica e Informatica del Politecnico di Torino (dove ha co-fondato e co-dirige il Centro Nexa su Internet e Società) – «chi non ha accesso alla Rete sta progressivamente diventando un cittadino di serie B».
Il dibattito, che ha presentato il progetto Magna Charta per Internet, si è posto l’obiettivo di dare una risposta ad alcune domande: come consentire a tutti l’accesso alla rete? Come garantire che i diritti umani fondamentali siano adeguatamente tutelati anche online?

UN PROBLEMA “GIOVANE”
Come ha sottolineato de Martin, d’accordo con l’altro ospite presente, Philippe Aigrain (informatico, economista e scrittore francese), l’idea di formulare una Magna Charta relativa a Internet è per l’Unione Europea qualcosa di molto recente: solo nel 2014 infatti il dibattito su queste tematiche è arrivato nel vecchio continente, ed è in questo anno che sono state fatte le più importanti iniziative in merito. Perché è necessario un documento di questo tipo, dunque? Perché, come ha detto De Martin, Internet non è intrinsecamente libero: è plasmato da precise scelte economiche e politiche. Pertanto è necessario identificare e successivamente tutelare i diritti in Rete, per evitare che vada a prevalere la legge del più forte.
L’Italia, su iniziativa del Presidente della Camera Laura Boldrini, ha istituito una commissione di studio (di cui fanno parte anche lo stesso de Martin e Stefano Rodotà) formata da parlamentari ed esperti, che ha il compito di identificare diritti e doveri di Internet.
Al momento sono stati prodotti 14 punti  (dal diritto ad accesso, tutela dei dati, anonimato e oblio all‘inviolabilità dei sistemi e domicili informatici, dalla sicurezza sul web ai criteri per una governance), ma chiunque può proporre modifiche e commentare al fine di migliorarli. «Il passo successivo della commissione – ha detto de Martin – sarà fare un’analisi dei contributi arrivati, per poi arrivare alla stesura di un documento definitivo e trasformarlo in una dichiarazione. Una volta istituita la dichiarazione occorrerà tradurla in leggi, sia ordinarie sia costituzionali, ed estenderla a livello europeo e internazionale».
Forse non tutti sanno, infatti, che esistono paesi in cui Internet non è libero.

IL PENSIERO DI RODOTÀ
Alla conferenza avrebbe dovuto essere presente anche Stefano Rodotà, che però ha dovuto dare forfait a causa di un incidente; data l’importanza che riveste per lui questo tema, il suo contributo al dibattito è arrivato comunque tramite un video mostrato ai presenti.
Nel filmato il giurista ha voluto sottolineare che Internet è solo apparentemente libero, ma che in realtà è ben controllato – non necessariamente in modo democratico – da grandi soggetti privati, dalle pubblicità. Perché si mantenga libero, invece, è necessario che siano poste delle regole. Contrariamente a quanto si possa pensare, infatti, le regole non sono un limite alla libertà, ma sono quel qualcosa che può aiutare a mantenerla.
È necessario, infine, che tutti gli utenti siano attori attivi in questo processo: «Le carte di per sé non sono efficaci, se non siamo innanzitutto noi ad impegnarci perché questi diritti vengano fatti valere».

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Categorie: Cultura

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