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6 Maggio 2015

Il Fringe Festival torna a invadere Torino

Da domani la kermesse di teatro indipendente e di strada sbarca in città, con tante novità e un cartellone sempre più interessante

Matteo Fontanone

Da domani al 17 maggio è di scena il Torino Fringe Festival

Come ogni anno, con l’avanzare della primavera a Torino è tempo di Fringe Festival. Giunto ormai al terzo anno di vita, il carrozzone di artisti e compagnie indipendenti è una realtà affermata e attesa con trepidazione dai tanti appassionati torinesi. Questa sera al Circolo Amantes l’aperitivo di apertura, mentre da domani si inizia a pieno regime con il programma, che durerà fino al 17 maggio.

LA FILOSOFIA
Il “fringe” è stato definito da molti come il grado zero del teatro. In italiano significa frangia: quindi lembo, quindi periferia. La leggenda narra che alcune compagnie teatrali, scartate nel 1947 dal Festival di Edimburgo, decisero di dar vita a una rassegna indipendente e priva di critica, in cui l’unico giudice fosse il pubblico. Negli anni a venire l’idea si è diffusa in tutta Europa ed è così che accanto ai cartelloni istituzionali, nelle capitali della cultura troviamo i fringe festival.
La filosofia dei “padri fondatori” di Edimburgo è rimasta pressoché intatta anche nel nuovo millennio e Torino non fa eccezione perché l’obiettivo è sempre lo stesso: favorire e promuovere la diffusione del teatro indipendente. Impegnate in questa missione saranno dieci compagnie, tanti locali e luoghi d’interesse culturale, operatori del settore e volontari: tutti insieme per dare vita al ricchissimo cartellone dell’edizione 2015.

I LUOGHI
Di anno in anno gli organizzatori spostano l’asticella del festival sempre un po’ più in alto. Questa volta la sfida è particolarmente ambiziosa, perché in programma c’è una vera e propria “invasione pacifica della città“, una presenza a tappeto di tutti i luoghi e i contesti più cari ai torinesi: dal Cecchi Point al Blah Blah, dall’Unione Culturale Antonicelli al Magazzino sul Po, dalle Officine Corsare al Samo. C’è anche la bellissima Arca di via Assarotti, un gioiello nascosto nel tessuto del Quadrilatero che merita una menzione a sé stante. Per non parlare degli spettacoli in strada, ancora più centrali: piazza Castello, via Lagrange, il mercato del Balon, il cortile della scuola Holden, l’Imbarchino, il Balconcino.
Tutti luoghi senz’altro già cari a un pubblico culturalmente svezzato.

GLI SPETTACOLI
Le performance previste sono 46, saranno eseguite per dieci giorni di fila per un conteggio finale di poco meno di 500 messe in scena: con un po’ di impegno, lo spettatore più esigente potrebbe riuscire ad assistere a tutte, a cui vanno ad aggiungersi workshop, laboratori, feste, eventi speciali in giro per la città.
Andando a curiosare nella programmazione, ce n’è davvero per tutti i gusti. Colpisce e incuriosisce, ad esempio, Sigmund e Carlo, un dialogo sulle ideologie e sulla filosofia ad opera di alcuni teatranti napoletani. C’è poi Cosmopolis, che riflette sulla Torino post-industriale con l’ausilio di parole e musica. Oppure La Peste, che di Camus è un rovesciamento in positivo. Si potrebbe andare avanti per molto, tra la ricerca della maturità e l’adolescenza lacerata di Nina e Shylock, il Mercante di Venezia più distorto, obliquo e trasfigurato che possiate vedere. O ancora, per virare sul sociale, Rottami, un’opera dedicata agli ultimi, alle anime più sfortunate; e Il Re Ride, una provocatoria presa in giro del potere in chiave clownesca.
In mezzo a molti eventi che in città non hanno davvero ragione di esistere, ancora una volta il Torino Fringe Festival dimostra di essere un prodotto fresco, appassionato ma soprattutto artisticamente interessante. La mascotte di quest’anno è il dodo, un animale proveniente dalle Mauritius che non sapeva di poter volare: ci auguriamo che il Fringe Festival, al contrario, se ne sia accorto.

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Categorie: Cultura

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