Home » Cultura » Incanti, il teatro che non ti aspetti

9 Ottobre 2015

Incanti, il teatro che non ti aspetti

Intervista alla coordinatrice del festival sul Teatro di Figura, quest’anno dedicato alla letteratura e agli autori del panorama classico e contemporaneo

Claretta Caroppo

Il festival Incanti sul Teatro di Figura si svolge a Torino fino al 12 ottobre

Giunto alla XXII edizione, il Festival internazionale Incanti  (a Torino fino al 12 ottobre) è dedicato al Teatro di Figura che, attraverso un linguaggio evocativo e visivo, utilizza ombre, oggetti, pupazzi, marionette quali protagonisti dello spettacolo teatrale.
Quest’anno il tema è il rapporto tra teatro e letteratura; è il caso di Senlima – Journey with no limits, nato in collaborazione con Goethe Institut Turin/Torino incontra Berlino e dal progetto Borders/Bata/Grenzen della Hochschule Ernst Busch – Dipartimento di Teatro di Figura e Goethe Institut del Sud Est Asia che debutta, dopo l’anteprima del 1° ottobre a Jakarta, questa sera alle 21 alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani: uno spettacolo in cui teatro di figura contemporaneo, animazione video, racconti della mitologia tedesca e indonesiana e ombre tradizionali dialogano sul palco. Lo spettacolo sarà seguito dalla proiezione del documentario che racconta il lavoro dei suoi giovani protagonisti, che risponderanno alle domande del pubblico.
Abbiamo incontrato Marzia Scala, organizzatrice del festival Incanti, che ci ha illustrato le prerogative del Teatro di Figura e offerto alcuni consigli ai giovani che voglio avvicinarsi al mondo dei festival teatrali.

In cosa differisce il teatro di figura dal teatro tradizionale e cosa rende così “incantevole” questa forma d’arte?
«Il mondo del Teatro di Figura è una realtà affascinante poiché ricrea, grazie a prerogative visive e sensoriali, universi sorprendenti: la figura umana svanisce per lasciare spazio a oggetti, spesso poveri e di uso comune, pupazzi, ombre, che diventano protagonisti e veicolano le storie».

Quest’anno il festival è dedicato al rapporto tra teatro di figura e letteratura: come avete declinato il tema nella programmazione?
«Il tema è frutto del nostro lavoro durante l’anno. Abbiamo cercato compagnie interessanti dal punto di vista artistico e letterario, che scommettessero con noi sui classici declinati in chiave moderna o rivisitati. È il caso di quanto avverrà sabato alle 21 alla Casa del teatro con la compagnia Riserva Canini, che ha reinterpretato il panorama immenso delle fiabe di Jacob e Wilhelm Grimm. Recuperare la letteratura è importante, a tal punto che abbiamo notato che alcune compagnie tendono a modificare i finali delle storie tradizionali, questo perché la morale è cambiata nel tempo ed è necessario attualizzare le storie raccontate. Per questa ragione è nato Cantiere, un percorso formativo in collaborazione con la Scuola Holden che incoraggia i giovani a scrivere per il Teatro di Figura».

Come definiresti la presenza di giovani (drammaturghi, attori, collaboratori) in un festival come il vostro che spesso racconta storie antiche, leggende, muovendosi tra Oriente e Occidente?
«Il Teatro di Figura non è ancora molto conosciuto, se non per alcune tradizioni, come quelle dei Pupi siciliani, ma quando le giovani compagnie lo scoprono non possono più farne a meno! Siamo nell’universo della sperimentazione, della libertà di linguaggio, dell’incontro tra mito e innovazione».

Cosa consiglieresti a un giovane che desidera lavorare nell’ambito dell’organizzazione teatrale?
«Assolutamente di “andare a bottega”, di proporsi, di seguire persone del mestiere, orbitando in festival strutturati ma non troppo grandi. Ad esempio la novità del nostro festival di quest’anno è stata il progetto triennale PAB# Progetto Accademia, un ponte tra le principali scuole europee di Teatro di Figura e Torino. Fare è molto importante, ma con grande umiltà».

Tag: , , ,

Categorie: Cultura

Lascia un commento