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1 Dicembre 2015
A teatro una storia di judo e di vita
Il primo e il 2 dicembre a Torino andrà in scena lo spettacolo Il Maestro, storia di judo e di vita, una storia vera che ruota intorno a due elementi straordinari: lo sport e l’amore per la vita
Claretta Caroppo
Tratto dal libro O’ Maé storia di judo e camorra di Luigi Garlando (Edizioni Piemme – Il battello a vapore), lo spettacolo Il Maestro, storia di judo e di vita è ispirato alla storia del Maestro Gianni Maddaloni dello Star Judo Club-Scampia, vissuta, diretta e interpretata dall’attrice e regista Eleonora Frida Mino, che ha compiuto un percorso di allenamento e di ricerca artistica a Scampia.
La storia mostra come lo sport sia fonte di bellezza, di valori positivi, con le sue regole e la fatica che comporta.
Lo spettacolo debutterà in anteprima l’1 dicembre, alle ore 20,45 al Teatro Murialdo, e poi alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, il 2 dicembre ore 20,45, con ingresso libero. In entrambe le occasioni sarà presente anche il Maestro Gianni Maddaloni.
Abbiamo intervistato Eleonora Frida Mino sulla genesi dello spettacolo, sulla sua esperienza a Scampia e sul rapporto tra giovani e teatro.
Come è nato questo spettacolo?
Io arrivo dal teatro ragazzi, ma questa storia si rivolge a tutti, nasce per e con i giovani, ma non soltanto per loro. Dopo che Garlando mi ha ceduto i diritti del libro, sono passata alla stesura dell’adattamento, creando percorsi di lettura nelle scuole con ragazzi, genitori, insegnanti, in modo da rendere il testo fruibile per tutti e modellare il registro narrativo. La storia resta la medesima, cucita su di me, così come le parole, ma questa storia è porta in modo diverso a seconda del pubblico.
Come è stata la tua esperienza a Scampia?
Ho voluto scoprire come vivono e interagiscono i ragazzi, con attenzione al loro linguaggio, anche musicale. Garlando mi aveva spedito il romanzo prima che fosse pubblicato, mentre io ero in viaggio per il Giappone. Ho poi conosciuto il Maestro Maddaloni al Salone del Libro, e con lui abbiamo parlato di Scampia e della letteratura di denuncia. Io, così come lui, volevo raccontare un aspetto diverso di quella realtà: la bellezza di un ambiente positivo e fonte di speranza, come quello della palestra, in cui il Maestro è un punto di riferimento, anche paterno. Non è un caso che da quella palestra arrivino tanti campioni: molti tra quei ragazzi hanno poco e molta rabbia e usano la disciplina judo come fonte per incanalare la propria passione e rabbia, secondo la filosofia del ‘tu spingi, io tiro’.
Giovani e teatro. Come migliorare questo rapporto?
Raccontando storie che appartengono a loro, al loro linguaggio, senza creare barriere. In questo spettacolo ho deciso di partire dalla storia di un ragazzino con gli abiti firmati che fa la sentinella per i criminali, e che un giorno arriva nella palestra del Maestro Maddaloni. Per me è stato un modo per rendere questa storia vicina ai ragazzi. Il loro linguaggio è soprattutto musicale, l’ho imparato dai laboratori che conduco con loro: ad esempio, dal sodalizio con Fabio dell’Istituto Plana, è nata la canzone finale dello spettacolo.