Home » Cultura » Henri Cartier-Bresson, gli scatti fuggenti esposti a Biella

23 Marzo 2016

Henri Cartier-Bresson, gli scatti fuggenti esposti a Biella

Una mostra per avvicinare i giovani all’arte del grande fotografo francese: per loro ingresso gratuito e l’invito a condividere su Instagram immagini rigorosamente in bianco e nero

Claretta Caroppo

Una foto con dedica di Henri Cartier-Bresson

Una foto con dedica di Henri Cartier-Bresson

La mostra fotografica Henri Cartier-Bresson. Collezione Sam, Lilette e Sébastien Szafran. La Fondazione Pierre Gianadda a Biella – aperta a Palazzo Gromo Losa fino al 15 maggio, gratuita per studenti universitari e under 25 e promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e dalla Fondazione Pierre Gianadda –raccoglie un corpus di opere del fotografo francese Henri Cartier-Bresson che provengono dalla Collezione Sam, Lilette e Sébastien Szafran, di proprietà della fondazione svizzera Pierre Gianadda.
La collezione è composta da oltre 200 stampe ai sali d’argento che Henri Cartier-Bresson regalò all’amico artista Sam Szafran. Dopo la scomparsa del fotografo, Szafran e la moglie Lilette hanno donato le fotografie alla Fondazione Léonard Gianadda.
La varietà e la bellezza del materiale fotografico offrono un riflesso abbastanza fedele dell’intera opera di Cartier- Bresson: il periodo della giovinezza, i suoi numerosi incontri con gli artisti suoi contemporanei – da Alberto Giacometti a Henri Matisse, da Pierre Bonnard a Edith Piaf, da Pablo Ricasso a Jeanne Moreau –, i momenti di vita quotidiana e parigina, i viaggi dalla Basilicata al Messico. Di notevole interesse anche le dediche autografe a Sam e Lilette, spesso riflessioni o giochi di parole affettuosi: “pour Lilette, avec l’amitié d’Henri”, “à Sam un arbre fou”, “fraternallement”.
Abbiamo intervistato Federica Chià, Responsabile Relazioni Esterne della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, che ci ha raccontato le origini della mostra e di alcuni luoghi legati alla città di Biella.

Come è nata l’idea della mostra?
«Léonard Gianadda ha sempre tenuto alle origini biellesi della sua famiglia, che proveniva da Curino, un paesino nella provincia, da cui era partito suo nonno, Battista Gianadda, attraversando le Alpi a piedi per andare in Svizzera in cerca di fortuna. Nell’aprile del 2015, la Fondazione Pierre Gianadda, che è dedicata al fratello di Léonard, scomparso in un incidente aereo nel ’76, e la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella hanno firmato un protocollo d’intesa, impegnandosi a collaborare per la realizzazione di eventi e mostre comuni anche attraverso il prestito di opere d’arte, immagini fotografiche e materiali culturali. É il caso della mostra dedicata a Cartier-Bresson, un insieme straordinario di fotografie, una raccolta sorprendente, ricca e composita nonché la più consistente di opere del fotografo francese in mani private».

Con questa mostra avete sapientemente avvicinato i giovani alla fotografia d’autore.
«Sì, l’avvicinamento è duplice. L’ingresso alla mostra è gratuito per gli under 25 e per gli studenti universitari muniti di tesserino. Lo stesso biglietto dà accesso all’esposizione Biella pioniera della fotografia: un affascinante viaggio a partire da Giuseppe Venanzio Sella presso il Museo del Territorio Biellese. Inoltre, in parallelo all’esposizione dedicata a Henri Cartier-Bresson, la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella presenta, presso lo Spazio Cultura della Fondazione a Biella, la mostra correlata Omaggio alle origini italiane di L. Gianadda. Ricerca a cura dell’Istituto E. Bona e della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, a ingresso gratuito. E poi, tutti potranno sentirsi protagonisti in prima persona, e cimentarsi nella fotografia. In occasione della mostra è stato infatti lanciato su Instagram un hashtag, #BeLikeHenri. Esso gioca con la pronuncia del verbo essere in inglese be, pronunciato bi, che richiama la sigla della città di Biella. Tutti gli amanti della fotografia e dell’arte contemporanea potranno sentirsi un po’ Cartier-Bresson: utilizzando le nuove tecnologie potranno dare vita a immagini, rigorosamente in bianco e nero, che richiamino nello spirito e nello stile gli scatti del grande fotografo francese».

Il Palazzo Gromo Losa è un luogo incantevole. Cosa ospita oltre alle mostre?
«Un complesso di eccellenze! Palazzo Gromo Losa ospita anche l’Accademia musicale Perosi, un’istituzione che dal 1973 costituisce un unicum nel panorama culturale e musicale italiano sia per la vastità dei suoi intenti che per la metodologia organizzativa del lavoro e il Centro Aiuto alla Vita, che soccorre mamme in difficoltà. Il Palazzo mantiene dunque una triplice funzione: educativa, sociale e culturale. In passato è stato un collegio e poi una scuola, fino agli anni ‘90, e la bellezza suo giardino all’italiana, con le sue numerose varietà di rose, i terrazzamenti, gli odori e colori e realizzato grazie all’intervento del mecenate Emanuele Rosa, lo rendono un luogo unico, in cui cultura e sociale si uniscono in armonia».

Tag: , , , ,

Categorie: Cultura

Lascia un commento