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27 Luglio 2016
Le ragazze robot
L’insolita esperienza scolastica che ha portato alla ribalta mondiale le studentesse piemontesi nelle parole delle stesse protagoniste del team La Piccola Stella
Andrea Di Salvo
Ieri abbiamo iniziato a parlare di un gruppo di giovanissime studentesse dell’Istituto Comprensivo di Sant’Antonino di Susa che, tra motori elettrici e allestimenti colorati, hanno conquistato il titolo nazionale nella Robocup 2016, mancando di poco il terzo posto nella competizione internazionale. Con le loro docenti abbiamo parlato dell’aspetto didattico di questa attività, ma abbiamo naturalmente dato voce anche a loro, le vere protagoniste.
La squadra si è data il nome La Piccola Stella e inizialmente era composta da sette ragazze, ma a causa delle limitazioni del regolamento internazionale e ad alcuni cambi interni, alla Robocup di Lipsia sono rimaste sei: Adele Rotatori, Giorgia Rege Turo, Giulia Macina, Giulia Teifreto, Hala Abjlini e Matilde Gili Borghet, tutte alle porte della scuola superiore e accomunate da una grande passione che non pensavano le avrebbe portate così in alto.
In quale occasione nasce La Piccola Stella e perché sei entrata a farne parte?
Matilde: «La Piccola Stella è nata a febbraio, quando abbiamo saputo che il tema delle gare di Bari sarebbe stato Il Piccolo Principe. Così abbiamo pensato subito al nome per il team e poi abbiamo iniziato a mettere in scena la performance. Siamo entrate nel team perché volevamo provare a programmare alcuni robot, mettendo in scena uno spettacolo vero e proprio che contenesse ovviamente la parte robotica, ma anche la parte artistica delle scenografie».
Che robot usate?
Hala: «In occasione delle gare nazionali della RoboCup 2016, la performance era articolata con tre tipi di robot, ognuno con software di programmazione differente: Lego Nxt programmati con Lego Mindstorm Nxy, Arduino programmato con Arduino Genuino, e mOways programmati con mOway World. In seguito ai risultati raggiunti a livello nazionale, abbiamo rielaborato la dimostrazione in vista dei mondiali, aggiungendo la tecnologia Lego Ev3, programmata invece con Lego Mindstorm Ev3».
Come li costruite e programmate?
Adele: «Nella costruzione dei nostri articolati robot abbiamo utilizzato sistemi innovativi, come il meccanismo a pantografo impiegato nella realizzazione della volpe e della rosa, personaggi della nostra performance, e numerosi sensori ad ultrasuoni, di colore e di contatto. Si è utilizzato un meccanismo a carrucola che permetteva l’apertura di un libro pop-up dal quale emergeva una miriade di stelle, cioè luci a led, la cui accensione e intermittenza è stata gestita e programmata con una scheda Arduino. Con gli Ev3 per i Mondiali abbiamo aggiunto un ulteriore robot, un braccio meccanico che si attivava mediante un sensore a ultrasuoni. Per la costruzione del protagonista, cioè il Piccolo Principe, abbiamo impiegato sei motori che gli hanno permesso di seguire un percorso a tempo e di effettuare differenti movimenti, come il piegamento del busto e il sollevamento delle braccia. I sensori di cui l’abbiamo dotato gli permettevano di attivare gli altri robot con l’interazione robot-robot richiesta nelle gare».
Come avete preparato la vostra dimostrazione?
Adele: «A novembre abbiamo iniziato il progetto con l’osservazione, la descrizione e la catalogazione delle varie componenti dei robot. Ognuno si è documentato in merito alla fiaba, leggendo il libro e guardando il film al cinema. Nei mesi successivi abbiamo assemblato le parti meccaniche e poi abbiamo programmato i robot al computer. Tante ore di lavoro sono state dedicate alla parte artistica per creare i personaggi e la scenografia. Le tecniche utilizzate sono state la pittura, gli origami, la costruzione con carta crespa, panno e materiali di recupero. La costruzione dei robot è stata molto complessa poiché alcuni risultavano instabili e di volta in volta era necessario aggiungere nuovi pezzi o cingolati alla struttura per garantire loro una maggiore stabilità. I costumi e le scenografia talvolta impedivano ai robot di eseguire alcuni movimenti e andavano quindi modificati a seconda delle esigenze».
Che emozione è stata vincere il titolo nazionale in Dance/theatre e poi classificarsi quarte al mondiale di Lipsia?
Giulia M.: «È stata un’emozione davvero forte perché non ci aspettavamo assolutamente di vincere ed essere la squadra che avrebbe rappresentato l’Italia ai mondiali. Poi quando siamo arrivate lì, subito pensavamo che vincessero i cinesi o i giapponesi perché come tecnologie sono più avanzate, invece le prime squadre erano tutte europee. Quando ci hanno detto che eravamo arrivate quarte l’emozione è stata altrettanto forte».
Che cosa hai imparato da questa esperienza? Come è stato lavorare in gruppo?
Giorgia: «Oltre alle importantissime capacità tecniche acquisite abbiamo imparato ad essere un team con tanta voglia di fare e di imparare, a lavorare in squadra per raggiungere un obiettivo comune e a stare insieme, e questi sono i nostri veri primi successi. La Piccola Stella è diventata non solo un team di robotica, ma una vera squadra, all’interno della quale le discussioni non sono mai mancate, ma che ha portato alla nascita di nuove amicizie e, soprattutto, ci ha dato l’opportunità di vivere un’esperienza indimenticabile, che resterà come un ricordo indelebile in tutte noi».
Ti piacerebbe continuare a lavorare sui robot in futuro?
Matilde: «Dopo questa avventura sicuramente la robotica ci resterà nel cuore però il prossimo anno ognuna di noi cambierà scuola e quindi non potremmo più fare robotica, a meno di pensare a un progetto che ci consenta di diventare tutor dei nuovi alunni del laboratorio. Sì ci piacerebbe tanto continuare robotica perché ci siamo divertite molto e abbiamo imparato nuove cose».
Consiglieresti ad altri vostri coetanei di partecipare?
Giorgia: «Ovviamente ognuna di noi consiglierebbe ai nostri coetanei e soprattutto ai nostri compagni più piccoli l’esperienza del laboratorio di robotica: principalmente per entrare nel mondo della tecnologia che oggi tanto condiziona le nostre vite e, perché no, per aspirare nuovamente alla vittoria nazionale e, magari, a salire sul tetto del mondo!».