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5 Ottobre 2016

Un tram che si chiama Scienza

Il resoconto di uno speciale giro per Torino durante la Notte dei Ricercatori tenutasi lo scorso 30 settembre

Andrea Di Salvo

Tram_Scienza

Il Tram della Scienza

È notte, la Notte dei Ricercatori, che da 11 anni anima il cuore di centinaia di città. Per questa edizione si contano più di 250 eventi distribuiti in tutta Europa, poco più di una cinquantina dei quali in Italia.
A Torino, dietro Palazzo Madama, è stata allestita una fermata per un viaggio speciale. Si sale su, si fa un biglietto che non costa nulla, si prende posto sul 7 – uno dei tram storici ancora in servizio – e il conducente chiude le porte. È l’ultima corsa. Ci sono alcune persone, tra loro una con un camice bianco. Si tratta di un chimico che pone una domanda “inutile”: «Qual è l’età della Terra?» Silenzio. Sembra effettivamente una domanda inutile. «A chi interessa?» incalza il ricercatore. Poche le mani che si alzano, forse anche per timidezza o stanchezza.

PIAZZA CASTELLO
Iniziano così due viaggi, uno per le vie illuminate del centro e un altro all’indietro nel tempo. Il chimico infatti parla di Clair Patterson, un famoso geochimico statunitense. Esperto in spettrometria di massa, cioè in quella tecnica con la quale si identificano le sostanze di un campione di materia, venne arruolato all’interno del Progetto Manhattan e successivamente un altro geochimico, Harrison Brown dell’Università di Chicago, gli chiese di determinare proprio l’età della Terra.
Quest’ultimo aveva sviluppato un modo per contare gli isotopi presenti nelle rocce ignee, cioè le rocce di origine magmatica. Siccome gli isotopi sono degli atomi che, se instabili, trasmutano in altri elementi – il che significa che dopo un certo periodo di tempo perdono la loro identità chimica diventando appunto altri elementi – essi, essendo intrappolati all’interno delle rocce, rappresentano come degli “orologi” utili per determinare l’età delle rocce stesse.

GRAN MADRE
Patterson si mise dunque al lavoro su un meteorite: «Perché un meteorite?» chiede il nostro chimico mentre il tram si avvicina alla Gran Madre. I meteoriti sono ciò che rimane della formazione del nostro sistema solare. Rimasti incontaminati nello spazio, sono gli “orologi” che servono per determinare l’età di questa fase molto primordiale, quindi dei pianeti.
Studiandone il rapporto tra gli isotopi di piombo e quelli di uranio, Patterson sarebbe riuscito a scoprire l’età della Terra. Al geochimico statunitense spettò l’analisi della quantità di piombo, mentre a un suo collega quella di uranio. Dopo due ore l’altro chimico ottenne dati importanti, Patterson invece non riusciva a raccapezzarsi perché ogni analisi restituiva un risultato diverso dalla precedente. Come era possibile? Ci vollero tre anni per svelare il mistero. Nel 1953 infatti Patterson costruì una camera asettica per impedire alle contaminazioni del mondo esterno – che aveva capito essere la causa dei suoi problemi – di inficiare le sue ricerche. Al suo interno, il geochimico determinò l’età della Terra in 4,55 miliardi di anni.

Clair Patterson

Clair Patterson

VIA PO
Completata la datazione del nostro pianeta, Patterson volle indagare più a fondo il motivo della contaminazione da piombo del suo campione. Scoprì presto che questa era causata dall’atmosfera, contaminata dal piombo tetraetile, un composto tossico utilizzato come additivo nella benzina di quegli anni per evitare l’auto-accensione della miscela.
Mentre il nostro tram si dirige nuovamente verso Piazza Castello, il chimico a bordo spiega come il suo collega iniziò un’indagine molto approfondita per scoprire i livelli di piombo nel passato. Eseguì rilevamenti negli oceani e nei ghiacci della Groenlandia, scoprendo che sul fondo del mare i livelli del metallo erano da 3 a 10 volte inferiori rispetto a quelli in superficie e che la quantità di piombo nell’atmosfera era andata aumentando nel tempo, in particolare in modo drammatico dopo l’introduzione del piombo tetraetile.
Fu così che lo studioso intraprese una lotta per informare l’opinione pubblica su questo incremento e sul pericolo di contaminazione della catena alimentare: una volta ingerito infatti, il piombo non riesce a essere smaltito dagli esseri viventi, accumulandosi al loro interno. La sua fu una vera battaglia contro le potenti lobby della petrolchimica, che lo boicottarono nelle sue ricerche.
La battaglia fu vinta però da Patterson a metà degli anni ’70 con l’approvazione, da parte del Congresso degli Stati Uniti, del Clean Air Act, con il quale si limitava fortemente l’utilizzo degli additivi a base di piombo nelle benzine. La loro esclusione dal mercato statunitense avvenne nel 1986.

DUOMO
Prima di tornare al capolinea, c’è tempo per una sessione di laboratorio sul tram.
Le provette passano di mano in mano e il loro contenuto si mescola a quello delle beute. Svoltando in Corso Regina Margherita il chimico introduce i coloranti, facili da realizzare e visivamente intuitivi per i passeggeri. Facendo reagire del ferrocianuro di potassio con degli ioni di ferro, realizza quindi il blu di Prussia, il primo colore sintetico mai realizzato, che risale agli inizi del ‘700. Altre tonalità si formano nelle provette, mentre non mancano degli approfondimenti: non è più solo chimica, ma arte e storia. La stessa che si respira ancora scendendo da quel tram storico. E che si vorrebbe respirare di nuovo.
Dove staccano un altro biglietto?

 

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Categorie: Tecnologie

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