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12 Gennaio 2017

ToScience, la scienza passa anche da una banana

Intervista a uno dei fondatori dell’associazione che si occupa di divulgazione, dall’ambito scolastico (per cui si cercano volontari) all’organizzazione di eventi

Claretta Caroppo

ToScience fa divulgazione soprattutto nelle scuole

ToScience fa divulgazione soprattutto nelle scuole

Nata dall’incontro tra le associazioni Ambientarci e ScienzAttiva, ToScience è una realtà no profit dedita alla promozione della cultura scientifica che agisce grazie alla collaborazione di giornalisti, divulgatori scientifici, docenti universitari e insegnanti di scienze.
L’associazione opera in Piemonte e in Italia, collaborando a varie iniziative come il Festival della Scienza, la Notte dei Ricercatori e le Settimane della Cultura Scientifica. Abbiamo fatto qualche domanda a uno dei soci fondatori, Davide Pallai.

Come è nata l’idea di ToScience?
«ToScience è nata ufficialmente nel 2014 dall’unione di realtà pre-esistenti, che avevano in comune il fatto di essere impegnate nella divulgazione scientifica a vari livelli. Alcuni dei fondatori dell’associazione si occupavano già di laboratori per le scuole, altri arrivano dal mondo degli eventi nell’ambito di mostre e musei. Abbiamo pensato di unire quindi varie competenze, per cercare di restituire un’offerta ampia il più possibile».

Quali sono le vostre principali attività?
«Ci occupiamo di divulgazione a tutto tondo: conferenze, scrittura di testi per l’editoria, organizzazione di mostre ed eventi, progettazione di exhibit e giochi, formazione di explainer e docenti. Abbiamo lanciato i Science Camp e ci siamo specializzati in laboratori per le scuole, dall’infanzia alla secondaria di secondo grado. Sono state attivate anche alcune proposte per l’alternanza scuola-lavoro, per cui è possibile svolgere queste ore negli ambiti che ci competono, in collaborazione con il CNR ad esempio. In molti dei nostri progetti i ragazzi coinvolti raccolgono dati nel corso delle esperienze che vivono, e questi dati vengono usati nelle pubblicazioni ufficiali».

Come riuscite a coinvolgere e appassionare i ragazzi?
«Collaboriamo con alcuni insegnanti ormai da tempo e abbiamo un rapporto di fiducia che si ripete anno dopo anno. L’approccio delle attività si basa sul Learning by doing, ovvero imparare facendo e per noi, quando si parla di scienze, è fondamentale questo tipo di rapporto con i ragazzi. Coinvolgiamo i giovani in tutto il processo di scoperta, facciamo fare loro ipotesi, le verifichiamo secondo il metodo scientifico, con un approccio diverso da quello frontale a cui sono abituati. E molte volte si scopre che quello che sembra magia è scienza».

I prossimi appuntamenti?
«Anche quest’anno collaboriamo con le Settimane della Cultura Scientifica, che ci tengono impegnati da metà gennaio a fine maggio. Abbiamo poi molto che bolle in pentola, ma che ancora non possiamo confermare. Vi invitiamo quindi a seguire il sito e la nostra pagina Facebook per essere aggiornati su tutte le novità. Comunque dalla fine del mese inizieremo a cercare persone che collaborino con noi, da formare e mandare nelle scuole, per cui lancio un appello a studenti, neolaureati, appassionati di scienza, con la predisposizione a stare con bimbi e ragazzi, che hanno passione e desiderio di mettersi in gioco».

Ci regali un aneddoto scientifico?
«Nel 2014, al Festival della Scienza di Genova, abbiamo proposto un laboratorio dal titolo L’ispettore Cavendish e il giallo delle banane scomparse, che svelava un’amara verità legata alle banane. Quasi nessuno sa che esistono differenti varietà di banane, ma noi ne conosciamo e mangiamo una sola, la Cavendish. Questa varietà però potrebbe scomparire a breve a causa di un fungo, come accadde con la varietà che era diffusa negli anni ‘30 e ‘40. Provate a chiedere ai vostri nonni».

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Categorie: Formazione

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