Home » Cultura » Lovers Film Festival: tre corti per un successo

23 Giugno 2017

Lovers Film Festival: tre corti per un successo

Tre cortometraggi per raccontare la storia della giovane transessuale Juli, l’amicizia di Ole e Davie e la fobia di Jonathan

Giovanni Mauriello

Lovers Film Festival – la direttrice Irene Dionisio e il presidente Giovanni Minerba

Si è conclusa il 20 giugno la trentaduesima edizione del Lovers Film Festival, rassegna cinematografica che ha proposto al pubblico torinese cinque giorni di programmazione a tematica LGBTQI.
Noi dell’InformaGiovani di Torino abbiamo partecipato all’evento visionando alcune delle pellicole in concorso. Durante la rassegna sono stati presentati una varietà di film che spaziano da produzioni indipendenti a opere dirette da registi più noti; in ogni caso, sia gli aspetti organizzativi, sia quelli più prettamente cinematografici, ci consentono di decretare il successo dell’edizione più sperimentale – e quindi rischiosa – di questo storico festival della nostra città.

LE NOSTRE MENZIONI
Anche quest’anno il festival ha proposto una fittissima programmazione: più di 80 prodotti audiovisivi tra cortometraggi, documentari e film si sono susseguiti nelle tre sale del Cinema Massimo, intervallati da talks con specialisti del settore.
E’ stato particolarmente piacevole assistere a una rosa di cortometraggi realizzati da ragazze e ragazzi molto giovani; nello specifico, vale la pena menzionarne tre a nostro parere degni di lode. Il fil rouge che lega i film che abbiamo visto è senza dubbio di tipo tematico: Juli, protagonista di Exercise One di Victoria Verseau, è una giovane transessuale che si impone un incessante allenamento per abituare il suo corpo alla sua nuova forma; il percorso è lungo e faticoso, ma la caparbietà di chi ha tanto sofferto per autodeterminarsi la obbliga a non arrendersi.
Un vigore emotivo analogo caratterizza Ole e Davie, i due bambini che incantano lo spettatore nel tenerissimo cortometraggio di Karsten Dahlem, Princess: nemmeno le botte dei bulli che li osteggiano sono in grado di fermare l’amicizia tra i due che, facendo forza l’uno sull’altra, sfidano un mondo che non sa accogliere la loro unicità e a testa alta si mostrano per quello che sono.
L’ultimo dei cortometraggi che più abbiamo apprezzato, sebbene l’autore sia leggermente più adulto, è A Doll’s Eye, diretto da Jonathan Wysocki: l’ossessione, il terrore che Jonathan ha maturato per Lo Squalo di Spielberg lo tiene per molti anni ben lontano dall’acqua dell’oceano; solo da adulto, arrovellandosi su questa limitante fobia, realizza che il mare aperto, sconfinato e terrifico, non è altro che un simbolo della sua vera paura: sé stesso. Realizzato ciò, nel mare così come nella vita, impara ad accogliere le sue angosce e, nonostante esse, si impone di nuotare.
Ci piace pensare che film come questi siano in grado di fortificare un senso di comunità tramite il quale nessuno possa sentirsi solo, dei film nei quali riconoscersi: Juli, Ole, Davie e Jonathan, ognuno ha un proprio motivo per avere paura, ma nessuno di loro soccombe a delle regole sociali che rischiano di annientare la vita che stanno costruendo. Pensiamo che questo sia un ottimo insegnamento da portarsi a casa.

 

Tag: , , ,

Categorie: Cultura

Lascia un commento