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27 Febbraio 2018

Alla scoperta della “Fetta di polenta”

Realizzata dal celebre architetto Alessandro Antonelli, il vero nome dell’edificio è Casa Scaccabarozzi e ha un lato lungo solamente 54 centimetri

Alessio Colella

La casa "Fetta di polenta" vista da davanti

La “Fetta di polenta” vista da davanti

Torino, 1840. La città è in espansione e sta vivendo un periodo d’oro per quanto concerne l’urbanistica. Sono gli anni dei Savoia, quelli immediatamente precedenti all’Unità d’Italia. Tra gli architetti del periodo troviamo Alessandro Antonelli, dal cui genio qualche anno più tardi sarebbe nata la Mole, l’attuale monumento simbolo del capoluogo piemontese.
Nel 1843 prende in moglie una nobildonna cremonese, Francesca Scaccabarozzi. Membro della Società Costruttori di Vanchiglia, per un lavoro Antonelli viene ricompensato con un’esigua, triangolare striscia di terreno all’angolo tra corso San Maurizio e l’attuale via Giulia di Barolo. Fallite le trattative per acquistare il terreno confinante decide, forse per una sfida, di costruire un edificio a più piani sul suo piccolo appezzamento. Nasce così Casa Scaccabarozzi.

LE CARATTERISTICHE
Abbiamo interpellato l’architetto Fabrizio Graffi per approfondire le caratteristiche tecniche della costruzione di Antonelli: «Si tratta di un edificio molto particolare e unico nel suo genere. Si mimetizza piacevolmente nell’architettura urbana, ma le sue dimensioni sono tutt’altro che usuali. La “Fetta di Polenta” misura infatti circa 16 metri su via Giulia di Barolo, 4,35 metri su corso San Maurizio e nel suo punto più stretto appena mezzo metro. L’altezza dell’edificio – continua – arriva invece fino a 24 metri, considerando solamente i sette piani fuori terra. Possiede inoltre due ulteriori piani interrati e quindi delle fondamenta molto profonde, che hanno contribuito a tenere in vita l’edificio in seguito all’esplosione della Regia Polveriera nel 1852 e al terremoto una trentina di anni più tardi».

 

Lo spigolo più a punta della casa detta "Fetta di polenta"

Lo spigolo più a punta dell’edificio

LA STORIA
L’edificio viene costruito in più fasi e bisogna aspettare il 1881 per vedere ultimati i nove piani che lo costituiscono. Vinta la sfida, Antonelli dona il frutto del suo lavoro alla moglie, da cui appunto il nome Scaccabarozzi.
Data la particolare forma trapezoidale e il colore giallo dell’esterno, alla costruzione viene ben presto affibbiato il nome di “Fetta di Polenta”. Tuttavia, i più scettici ritenevano che, date le sue insolite caratteristiche, l’edificio sarebbe crollato presto. Qualcuno riteneva addirittura che l’architetto avesse stretto un patto con il demonio per ricevere aiuto nella realizzazione del progetto. Antonelli, allora, decide di trasferirsi al suo interno per qualche tempo per dimostrare l’affidabilità e la serietà della sua opera.
Sede per anni del Caffè del Progresso – storico punto di ritrovo di carbonari e rivoluzionari – oggi, dopo essere passata di proprietario in proprietario, Casa Scaccabarozzi è adibita a casa-galleria, in cui è possibile visionare privatamente le installazioni di arte contemporanea presenti al suo interno.

 

 

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Categorie: Scoprire Torino

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