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3 Luglio 2018

Wher: un’app per le donne che viaggiano da sole

Da una startup torinese un’applicazione per rendere più sicuri gli spostamenti nelle città, grazie ai suggerimenti e alle segnalazioni delle stesse utenti

Carlotta Bianchini

Wher

L’app Wher aiuta le donne a sentirsi più sicure in città

Secondo il rapporto Istat relativo alla sicurezza dei cittadini, dal 2008 in Italia i crimini sono diminuiti. Allo stesso tempo, però, il senso di insicurezza rimane molto forte, soprattutto nelle donne. È emerso infatti che più del 36,6% delle cittadine italiane non esce da sola di sera e che il 35,3% di esse, pur facendolo, prova paura nel percorrere tragitti urbani in orario serale.
Da questo scenario pochi mesi fa è nata Wher, un’app che aiuta le donne a sentirsi più sicure in città che non conoscono; a parlarcene è Eleonora Gargiulo, Ceo della startup torinese che ha sviluppato l’idea.

Come funziona Wher?
«L’app raccoglie i suggerimenti e le opinioni delle donne iscritte alla community, dette Wherriors, che lasciano i loro feedback colorando su una mappa i tragitti che conoscono bene, di città delle quali si sentono “esperte”. Ad esempio visitando una città come Bologna, l’utente si orienterà sulla cartina cercando le strade colorate in viola, considerate tranquille, farà attenzione nell’attraversare quelle in giallo e eviterà quelle in rosso, le meno sicure. Le strade sono recensite secondo parametri soggettivi delle Wherriors, che tengono conto di fattori quali l’illuminazione urbana e i punti di interesse: locali, negozi aperti 24 ore, ma anche i percorsi dei mezzi pubblici».

Le utenti sono quindi il punto di partenza…
«Sì, le Wherriors sono tutto per noi, la nostra forza motrice, vere guerriere. Nei loro gruppi Facebook si scambiano notizie, si invitano ad eventi nella loro città, sono un po’ amiche e un po’ cittadine consapevoli. Questa per me è la più grande soddisfazione: aver creato uno spazio online in cui le donne possano dire la loro su come migliorare la qualità di vita della realtà in cui vivono. Sono già state mappate molte città, italiane e non, decidendo di iniziare dalle realtà con una forte vocazione universitaria, la prossima sarà Trento».

Da chi è formato il vostro gruppo di lavoro?
«La vera forza del progetto è un team che possiede competenze diverse: oltre a me ci sono Andrea Valenzano, che segue lo sviluppo tecnologico dell’app; Carola Di Ruscio, social media manager; Elisa Valenti, che si occupa delle attività di Community Engagement e Fausto Savarino, il nostro junior developer, studente di Ingegneria Informatica al Politecnico di Torino».

Come è nata l’idea di questa app?
«Noi founder lavoravamo insieme al Politecnico come ricercatori e nel nostro laboratorio abbiamo visto passare un po’ di startup che venivano a presentare le loro idee o a chiedere consulenza. Un giorno ho deciso che avrei voluto fare qualcosa che avesse un impatto sulla vita delle donne, avevo imparato come si progetta la tecnologia e volevo mettere questa competenza al servizio di una causa sociale. L’occasione si è presentata durante una vacanza da sola a Lisbona dove, confrontandomi con altre ragazze, ho capito che il disagio provato nel muoversi in città, soprattutto la sera, era un’esperienza più che comune».

 

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Categorie: Tecnologie

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