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2 Ottobre 2018

LiberAzioni: l’arte dentro e fuori dal carcere

Intervista a Valentina Noya, coordinatrice di un progetto artistico pensato per i detenuti della Casa Circondariale delle Vallette e per i giovani non occupati del quartiere

Giovanni Mauriello

La locandina di LiberAzioni

La detenzione carceraria è un tema complesso e dibattuto in ogni parte del mondo; al centro della questione c’è un annoso dilemma: a cosa serve il carcere? A punire, non importa a che prezzo, o a riabilitare, anche a vantaggio di coloro che hanno commesso crimini apparentemente imperdonabili?
Non spetta a noi rispondere, ma senz’altro anche Torino deve quantomeno tentare di proporre delle soluzioni che rendano l’esperienza carceraria il più utile possibile.
È il caso di LiberAzioni – l’arte dentro e fuori dal carcere, un progetto coordinato dall’Associazione Museo Nazionale del Cinema che unisce diverse forme d’arte nell’ambito di un festival giunto quest’anno alla seconda edizione grazie al contributo del bando AxTO – azioni per le periferie torinesi del Comune di Torino.
Abbiamo intervistato Valentina Noya, coordinatrice del progetto, per farci raccontare di cosa si tratta.

In cosa consiste e quali sono gli obiettivi di LiberAzioni?
«Con il festival LiberAzioni – l’arte dentro e fuori dal carcere – portiamo avanti una visione basata sull’organizzazione partecipata attraverso l’offerta gratuita di laboratori e concorsi artistici nazionali che mettono al centro della discussione il tabù di un’intera società rispetto all’istituzione carceraria: da ottobre a maggio si terranno corsi di teatro, pittura, scrittura, fotografia e video; in più, giovani organizzatori animeranno la prossima edizione del festival, che si terrà tra un anno esatto: ottobre 2019».

In merito all’edizione dell’anno scorso, come descriveresti l’esperienza in un quartiere come quello delle Vallette, spesso definito “difficile”?
«Il quartiere intende superare questa etichetta. Alle Vallette la cultura arriva: la prima fortunata edizione del 2017 ha visto come ospiti principali Ascanio Celestini e Moni Ovadia, due nomi di un certo prestigio. La visione progettuale che portiamo avanti esula dal mero apice festivaliero, bensì dipana le attività dentro e fuori dal carcere: gran parte dei laboratori sono rivolti alla popolazione detenuta, sia alle sezioni maschili che a quella femminile della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno, ma alcuni laboratori coinvolgeranno attivamente anche alcuni giovani Neet, cioè non impegnati né nello studio né in un’attività lavorativa, del quartiere delle Vallette».

Puoi dirci qualcosa anche sulle attività in partenza?
«Ancora di più rispetto allo scorso anno, non mancheranno occasioni stimolanti e arricchenti: sono previsti laboratori per giovani operatori culturali dislocati in differenti sedi pubbliche del quartiere, attività di scrittura autobiografica e un laboratorio video a beneficio dei detenuti in carcere e, come dicevo, anche di alcuni giovani nel quartiere; in più, già da ottobre si svolgerà un laboratorio di scrittura creativa curato dallo scrittore Alessio Romano e uno di teatro condotto da Marco Alotto».

 

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Categorie: Cultura

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