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22 Ottobre 2018

L’essenza dell’abitare in mostra al Valdocco

Un percorso che accompagna i giovani alla scoperta del significato di casa, paragonandone la nostra idea con le condizioni di disagio in cui moltissime persone vivono

Alessio Colella

La sistemazione di un senzatetto ricostruita a E tu dove abiti?

Fino al 26 ottobre presso il Valdocco di via Maria Ausiliatrice 32 è aperta, per le scuole e non solo, la mostra E tu dove abiti? – Luoghi da vivere, relazioni da abitare. L’esposizione e tutti i laboratori – organizzati da Animazione Missionaria e Missioni don Bosco con il patrocinio del Comune di Torino e della Regione – hanno come tema principale l’abitazione, intesa come il luogo in cui si realizzano le relazioni fondamentali per l’essere umano.

LA MOSTRA
Il percorso è organizzato in tre laboratori. Il primo prevede la proiezione di coppie di immagini in contrasto tra loro, così che i partecipanti possano scegliere quale per loro richiami di più il concetto di casa. Ovviamente è un modo per far emergere le differenze e gli elementi a cui ciascuna persona attribuisce più importanza rispetto ad altri. Nella seconda stanza si presentano diverse tappe, dall’apparecchiare la tavola al quiz sulle abitazioni popolari, dal disegno di una piantina di una casa all’esperienza di una persona senza fissa dimora.
Infine, il terzo blocco è costituito da video che partono da Torino e dalla realtà che conosciamo e portano in Kenya e in Guatemala, ad esempio tra bambini venduti dai propri genitori e altri giovani che hanno fatto di un tombino la propria abitazione.
Casa significa mura e relazioni, non c’è dignità senza questi elementi, ma molte persone vivono senza un tetto sopra la testa, un legame o entrambi.

IL TEMA
La mostra si inserisce all’interno di un percorso che inizia nel 2016 con l’installazione fotografica Il mare negli occhi. Storie di migranti e lampedusani e proseguita con un secondo capitolo nel 2017, Ragazzi invisibili. Il diritto di sognare.
La casa è l’elemento ricorrente nell’esposizione del 2018 e come spiega Alessandro Brescia dell’Ufficio Progetti Pastorale Giovanile: «Accoglienza, lavoro e casa sono i tre pilastri sui quali si basa questo percorso e in particolare il tema della casa non riguarda soltanto i migranti». Bisogna dire che il percorso conduce oltre il concetto delle quattro mura e permette di addentrarsi in aspetti comuni, che tutti i giorni abbiamo sotto gli occhi, ma che finiamo per ignorare o comunque sottovalutare. Allo stesso tempo la casa può rappresentare infatti anche problemi e conflittualità. Ognuno di noi ha un ruolo all’interno della propria famiglia e uno degli obiettivi dei volontari che illustrano la mostra è proprio far emergere questa consapevolezza. La casa, poi, non è per tutti uguale, viste le disparità del mondo e le diverse possibilità che hanno i giovani nati in un continente rispetto a un altro.
Tutti i temi risultano molto attuali e la mostra è un ottimo modo per conoscere e riflettere.

 

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Categorie: Cultura

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