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19 Febbraio 2019

Le parole dell’economia: obbligazioni, azioni e spread

Iniziamo oggi una rubrica mensile che spiega termini di cui sentiamo parlare tutti i giorni, ma che talvolta non conosciamo troppo bene

Alessio Colella

La Borsa di Milano

Che cos’è un’obbligazione? E un’azione? Hanno a che fare con lo spread, che citano continuamente al telegiornale? Cosa si intende per rischio e rendimento? Oggi su Digi.TO inauguriamo una serie di articoli per spiegare le parole legate al mondo economico e finanziario, che sui media si danno spesso per scontate.
Iniziamo da azioni e obbligazioni. Per comprenderne la differenza è necessario assimilare i concetti di proprietà e debito. Partiamo da quest’ultimo che, data l’analogia con il linguaggio comune, risulta più facile da capire. Un debito è un ammontare definito di denaro da restituire entro una certa scadenza. Le obbligazioni rappresentano dei debiti finanziari che l’emittente ha contratto, presentano un valore di rimborso, il Face Value (FV), e una data di restituzione. Se compriamo obbligazioni siamo creditori, ossia il soggetto emittente è tenuto a restituirci il denaro che gli abbiamo prestato. Il discorso cambia se acquistiamo delle azioni, poiché esse rappresentano una quota della proprietà. Il valore delle azioni può oscillare di molto nel tempo e non dà diritto alla restituzione di quanto investito.
Quanto detto finora, però, non fa riferimento a due concetti essenziali: il rischio e la remunerazione dell’investitore. La rischiosità è definita da diversi parametri, il più evidente dei quali è la classe di rating. La remunerazione può avvenire in diverse forme, dall’interesse ai dividendi.

TIPI DI OBBLIGAZIONI E SPREAD
Esistono diversi tipi di obbligazioni, qui parleremo principalmente dei Coupon Bond (CB), che rappresentano i più semplici insieme agli Zero Coupon Bond (ZCB).
I CB rilasciano una cedola (o coupon), ossia periodicamente viene incassato del denaro. Ad esempio un Coupon Bond da 1.000 € con cedola semestrale del 5%, mi garantirà 50 € ogni sei mesi derivanti dalle cedole e altri 1.000 € alla scadenza come rimborso del FV. Gli ZCB, al contrario, non prevedono il rilascio di cedole, ma pagano il valore di rimborso alla scadenza, di conseguenza il prezzo sarà inferiore al FV, con il guadagno che sarà pari proprio alla differenza dei due. I Buoni del Tesoro Ordinari (BOT) sono un classico esempio di ZCB.
Capito il meccanismo, possiamo parlare di spread. Il termine non indica altro se non un differenziale, nel nostro caso rappresenta la differenza tra il tasso di rendimento dei titoli di stato italiani (BTP a 10 anni) e quelli tedeschi (Bund), presi come riferimento perché la Germania è attualmente l’economia più solida dell’Eurozona. Siccome le obbligazioni possono essere emesse tanto da società quanto da Stati, anche questi ultimi fanno ricorso al debito per finanziare le proprie attività; l’alternativa sarebbe un aumento delle tasse, con tutte le problematiche non solo politiche ma anche economiche del caso. Un tasso molto alto si traduce con un costo del debito altrettanto alto. Se la Germania paga l’1% di interesse, chiedere tramite obbligazioni 100 € le costa 1; se l’Italia paga il 5%, avere 100 € oggi sa che le costerà 5. È quindi conveniente che lo spread sia basso, così che lo Stato possa spendere, ad esempio per realizzare nuove infrastrutture come ponti e autostrade, a costi contenuti.

LE AZIONI
Come precedentemente accennato, le azioni rappresentano un titolo di proprietà. Un azionista possiede una certa percentuale dell’impresa. Quando il prezzo delle azioni di una società aumenta, cresce il suo valore, il contrario quando diminuisce. Questo meccanismo, tuttavia, non sempre segue una logica razionale, ma può capitare che ci siano momenti di eccessiva euforia (bolla speculativa), a cui segue necessariamente una rovinosa discesa dei prezzi dei titoli (scoppio), con conseguente panico sui mercati.
Un azionista può essere remunerato tramite dividendi, ossia la distribuzione di una quota di utili conseguiti dalla società durante l’anno. Un altro modo di guadagnare è ovviamente rivendere le azioni a un prezzo più alto dell’acquisto.
Il vantaggio della quotazione in Borsa è l’accesso a un canale di finanziamento, ma comporta anche dei costi, delle normative da seguire e spesso anche dei cambiamenti operativi e manageriali. Ecco perché non tutte le società per azioni sono quotate in borsa. Alcuni colossi, specie quelli a conduzione familiare, preferiscono tenersi lontani dalle oscillazioni dei prezzi delle azioni e, quindi, del valore dell’impresa. È il caso della piemontese Ferrero, che nonostante il fatturato da oltre 10 miliardi non è quotata.

 

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Categorie: Economia

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