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5 Marzo 2019

Food Pride, i rider contro gli sprechi alimentari

Ogni giorno vengono buttate enormi quantità di cibo, ma grazie a volontari e commercianti è nato un progetto che recupera gli scarti, crea solidarietà e limita l’impatto ambientale

Alice Dominese

I volontari di Food Pride (foto di G. Sabini)

Il recente rapporto Fao sulla biodiversità lancia una sirena d’allarme per l’intero mondo del cibo. L’attuale modello di produzione alimentare non è più sostenibile e ormai oltre 5.000 tipi diversi di risorse alimenti sono stati censiti come definitivamente estinti dal pianeta, a discapito della salute dei consumatori. I modi per risanare un sistema ambientale al collasso, però, esistono, a cominciare dalla lotta agli sprechi.
A Torino, la possibilità di intervenire direttamente nel recupero delle enormi quantità di cibo inutilizzato è dietro l’angolo, anzi, nel mercato sotto casa. Il progetto si chiama Food Pride – raccontato anche dagli scatti del nostro fotografo Gabriele Sabini – e intende ridare dignità agli scarti attraverso la collaborazione fra consumatori e commercianti. L’idea è semplice: durante la settimana i volontari raccolgono dai banchi del mercato e dai negozi alimentari il cibo invenduto e in giornata lo ridistribuiscono fra chi ne ha bisogno, garantendo la freschezza della materia prima, l’abbattimento degli sprechi e un aiuto diretto contro la povertà.

Frutto del coordinamento di numerosi partner, Food Pride è finanziato dalla Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando Fatto per Bene 2018 ed è attivo da pochi mesi ma l’azione sul territorio torinese, già intrapreso dalle singole associazioni da alcuni anni, riscontra un grande successo di partecipazione. «Nell’estate 2018 abbiamo creato una rete cittadina per unire le forze e le competenze delle realtà coinvolte nella lotta allo spreco con lo scopo di sviluppare ulteriormente l’attività di sensibilizzazione – spiega Giulia Farfoglia, responsabile di Eufemia, associazione capofila del progetto – La scelta di realizzare un intervento più capillare si lega all’obiettivo di dialogare con le istituzioni per portare il nostro contributo anche a livello di policy».
Eco dalla città, Re.Te. Ong, Legambiente metropolitano, Coperativa sociale Aeris, Associazione popolare Dante Di Nanni, Società Cooperativa Sociale La Rondine, Associazione Misteria, Associazione Commercianti Corso Brunelleschi, Parrocchia San Bernardino e Cooperativa Sociale Reggio sono le altre realtà che operano con il Comune di Torino e l’Asl in gran parte delle circoscrizioni cittadine per alimentare questo circuito di buone pratiche.

La parola Pride nel nome del progetto è l’acronimo di Partecipare, Recuperare, Integrare, Distribuire ed Educare, nell’intento di ripartire dal cibo per costruire nuovi spazi condivisi di solidarietà e trasformare le abitudini alimentari dei consumatori. «Estendere il coinvolgimento delle persone è essenziale per aumentare in positivo l’impatto sociale, culturale e ambientale che vogliamo realizzare. Anche per questo motivo – continua Farfoglia – per la raccolta del cibo invenduto ci siamo inventati la figura dei rider, i volontari che si spostano in bici per i banchi dei marcati, fra le panetterie e i negozi ortofrutticoli che aderiscono all’iniziativa”. I rider di Food Pride sono cittadini, richiedenti asilo, volontari europei, persone senza fissa dimora e spesso coincidono con i beneficiari del servizio. Chi collabora al processo di raccolta, selezione e distribuzione del cibo – che si svolge fra un banco dedicato a Porta Palazzo e le sedi delle circoscrizioni – ha infatti la possibilità di portare a casa l’invenduto. Così il problema ambientale trova una risposta concreta al bisogno sociale e viceversa.

Il progetto però non si ferma qui. Re.Te. Ong e Legambiente Metropolitano stanno organizzando laboratori che presto approderanno nelle scuole per educare alla lotta contro gli sprechi e corsi di cucina, dove esperti e nutrizionisti insegneranno come riutilizzare il cibo che normalmente finirebbe nella spazzatura. Le lezioni, aperte a tutti, si terranno presso la Residenza Martini e vedranno anche la partecipazione di pazienti psichiatrici tramite la collaborazione dell’Asl e della Cooperativa Rondine, persone senza fissa dimora e richiedenti asilo.
Se il cibo è uno strumento di convivialità, Food Pride si impegna a renderlo protagonista di un cambiamento culturale necessario promuovendo inoltre delle merende sinoire, che saranno occasione di informazione per un uso più sostenibile delle materie prime.

 

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Categorie: Ambiente

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