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18 Aprile 2019

Cos’è e come funziona la Critical Mass

Dopo gli scontri del 21 marzo, il movimento spontaneo degli attivisti in bicicletta torna oggi in strada per portare avanti il suo impegno ambientalista: ecco di cosa si tratta

Alice Dominese

Disegno ciclisti che inseguono auto - Critical Mass

La Critical Mass manifesterà nuovamente oggi a Torino

La Critical Mass torna in strada. Dopo aver bloccato il traffico di corso Vittorio Emanuele nella notte del 21 marzo – azione che ha portato a scontri con le forze dell’ordine – il movimento aveva ricevuto il sostegno di numerose realtà cittadine scendendo in piazza nuovamente il 28 marzo per reclamare il diritto alla libertà di espressione. Oggi la Critical Mass d’aprile prenderà forma dalle ore 19, in Piazza Castello a Torino, con lo stesso obiettivo di “riprendere il possesso di una strada, ribaltare le gerarchie del traffico e muoversi in sicurezza”.

Nato a San Francisco negli anni ’90, il fenomeno prende questo nome dall’espressione con cui il designer newyorkese George Bliss aveva definito gli agglomerati di ciclisti fermi ai semafori da lui osservati in Cina. Aumentando di proprio numero fino a diventare “critica”, la massa di biciclette riusciva finalmente a liberare l’incrocio e a lasciare fluire il traffico delle auto in coda. Negli anni, le cosiddette “coincidenze organizzate” si sono diffuse anche in Europa, arrivando per la prima volta in Italia nel 1999 a Pisa, dove si tenne la prima pedalata partecipata, e poi a Milano con una manifestazione di maggiori dimensioni.

Per diventare “critica”, questa massa deve assumere una dimensione numerica in grado di impattare con successo il traffico urbano, bloccandolo o deviandolo in maniera pacifica per poter concretamente “ribaltare le gerarchie della strada” e testimoniare l’impegno ambientalista che contraddistingue questi raduni. Affinché ciò possa accadere, il tam tam dei social appare oggi cruciale. La mobilitazione dei “ciclonauti” – come si definiscono coloro che aderiscono alla Critical Mass – deve infatti avvenire in modo spontaneo e volontario, come naturale reazione a un ambiente cittadino che non piace a chi lo vive, e tutto si gioca sul passaparola dell’iniziativa.

Secondo quanto dichiarato dal movimento dopo lo scontro del 21 marzo, i raduni della Critical Mass vogliono «dimostrare che pedalare insieme è sì, un atto politico, ma è anche un momento di festa di comunità tra chi ha scelto la bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano, principalmente per la sua efficienza e poi la sua sostenibilità ambientale».

Per conoscere più da vicino la Critical Mass torinese, ci siamo rivolti all’omonima pagina Facebook che si dedica alla promozione dell’evento. Le risposte che abbiamo ricevuto sono state anonime e chi ci ha scritto ha prima di tutto preso le distanze da qualsiasi ruolo gerarchico. In questo modo i singoli utenti ci hanno comunicato ciò che caratterizza il raduno spontaneo delle biciclette nel mondo: lo spirito di gruppo, l’orizzontalità del suo funzionamento, il suo magmatismo e la forte componente collettivista che lo caratterizza.
«La Critical Mass – ci è stato risposto – è un raduno spontaneo, non potrà mai avere organizzatori. Se questi esistessero, si snaturerebbe il suo essere. È una pratica diffusa e ciò che accade a Torino è lo stesso che succede a Milano, Roma, Savona, San Francisco ecc. L’aggettivo “critico” ha una valenza sia numerica che filosofica in un’accezione critica e radicale, perché si fa riferimento all’idea di raggiungere un numero tale da poter esprimere un’influenza sulle dinamiche dello status quo, in questo caso quelle quotidiane della strada. Il modo migliore per descrivere una Critical Mass – si conclude – è parteciparvi ed essere parte di essa».

 

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Categorie: Mobilità

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