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29 Aprile 2019
LFF19: “Un’esperienza libera e combattente per educare alla diversità”
Il nostro racconto della serata di apertura del Lovers Film Festival tra musica, ospiti d’eccezione e voglia di libertà
Alice Dominese
Al Cinema Massimo mercoledì 24 aprile è partita la 34a edizione del Lovers Film Festival. Inaugurata dalla madrina Alba Rohrwacher, la serata è stata come consuetudine presentata dal giornalista Pino Strabioli, ma con una scaletta più serrata rispetto all’anno precedente. I tanti ospiti e il poco tempo a disposizione prima della proiezione del film di apertura hanno penalizzato in parte il dialogo sul palco e le interviste hanno finito per essere un concentrato di domande incalzanti, a discapito delle molte tematiche interessanti toccate appena.
Ad aprire le danze dopo la voce di Judy Garland sulle note di Over the rainbow, le ballerine della prima scuola di tango queer di Torino hanno rapito la platea con movimenti magnetici sul ritmo di un tango elettronico che ha scaldato la sala. Accompagnata dal co-fondatore Giovanni Minerba, la direttrice artistica del Festival e regista Irene Dionisio ha quindi illustrato questa edizione dedicata al 50° anniversario di Stonewall, le manifestazioni per i diritti gay che nel 1969 infiammarono le strade di New York producendo gli scontri fra attivisti e polizia. «Il tema di quest’anno è la visibilità – ha spiegato – essere visibili significa infatti essere vulnerabili e fragili, ma anche esistere e resistere, insomma essere felici». «E in questi tempi di retrocessione ne abbiamo tutti un forte bisogno» ha aggiunto Strabioli sul palco.
La serata ha visto la partecipazione di Giancarlo Giannini, che ha raccontato alcuni episodi della propria esperienza cinematografica accanto a grandi registi del calibro di Fellini, Pasolini, Visconti e Zeffirelli, per poi lasciare il posto ad Alba Rohrwacher, che ha descritto il Festival come «un’esperienza libera e combattente capace di educare alla diversità, anche se viviamo in un momento in cui siamo spinti a rifiutare ciò che non è facilmente decodificabile».
La musica ha continuato ad accompagnare l’evento con Samuel, frontman dei Subsonica, che ha voluto portare il proprio contributo da solista fra chitarra e armonica a bocca con tre brani in acustico incentrati sulle relazioni e sulla solitudine, fino all’omaggio alla band Frankie Goes to Hollywood con la cover di Power of Love. L’intervista più frizzante è stata invece senza dubbio quella rivolta a Drusilla Foer, attrice e cantante icona del mondo gay e transgender. «Non perdo occasione per esprimere il mio schifo per il pregiudizio» ha dichiarato sollevando gli applausi del pubblico prima di snocciolare i ricordi di un’adolescenza trascorsa alla scoperta dell’amore e alla trasformazione di sé. La Foer ha concluso il proprio intervento portando in scena una delle sue performance più celebri, l’interpretazione di I will survive di Gloria Gaynor attraverso un intenso monologo cantato, testimonianza sempre verde di coraggio e libertà.
A chiudere il cerchio è intervenuta la coordinatrice di Piemonte Pride Giziana Vetrano, affermando che la marcia non è organizzata solo per essere una parata dell’orgoglio gay: «Quest’anno più che mai sarà infatti un evento politico per scegliere la società in cui vogliamo vivere». Il Festival, come il Piemonte Pride – che prenderà avvio l’11 maggio a Vercelli – si carica così ancora una volta di un significato potente, quello di rivendicare la libertà di espressione attraverso l’arte e la partecipazione diretta. Come conclude Irene Dionisio: «Ogni anno ci troviamo ad affrontare polemiche e dibattiti, ma dopo i cinque giorni del Festival ci sentiamo ogni volta sempre più cresciuti».