Home » Ambiente » A Capo Nord in bicicletta

3 Luglio 2019

A Capo Nord in bicicletta

Il racconto del viaggio di Mirko Caravita, che attraversando Germania e paesi scandinavi è arrivato oltre il Circolo Polare Artico per realizzare il suo sogno su due ruote

Alice Dominese

Mirko Caravita a Capo Nord

Mirko Caravita a Capo Nord

«Ognuno ha il proprio viaggio in testa. Io ho sempre voluto visitare i paesi scandinavi e ho deciso di farlo in bicicletta senza programmare molto l’itinerario da seguire, vecchio stile insomma». Quando Mirko Caravita, 41 anni, ha deciso di raggiungere Capo Nord in bici da Fusignano, il piccolo paese nella provincia di Ravenna dove vive, era il maggio 2018.

Impiegato al banco del supermercato e appassionato di ciclismo, ci racconta che non avrebbe potuto scegliere un mezzo diverso per poter intraprendere la propria avventura: «Nel 2012 ho venduto l’auto e da allora mi muovo solo in bici e treno. È stata una scelta dettata dalla sensibilità nei confronti dell’ambiente e dalla voglia di recuperare lo spazio pubblico: viviamo in città congestionate e pedalare serve a migliorare la qualità della vita urbana. In Italia l’auto è uno status symbol – continua – ma è necessario un cambiamento culturale e di abitudine perché spostarsi in bici o con i mezzi pubblici è la soluzione migliore per le persone, in termini di spazio, soldi e costi sanitari. La bici è un sistema di welfare a tutti gli effetti, infatti produce benessere economico e sociale, così il mio viaggio non poteva che avvenire in questo modo».
L’obiettivo di Mirko? «Conoscere il nord Europa, immergermi in una cultura completamente diversa dalla nostra che vive in modo più sostenibile, ma anche ritrovare il contatto con la natura e dimostrare che chiunque può realizzare il proprio sogno» spiega.

Prima di partire per un viaggio che lo avrebbe portato lontano da casa per quattro mesi, Mirko non ha seguito una preparazione fisica da stacanovista. Qualche uscita chilometrica in bici per capire le proprie condizioni atletiche, la pianificazione del carico – per un totale di 40 kg fra cambi e provviste – e un controllo del tragitto fino alla Norvegia gli sono bastati per partire. L’intenzione principale, infatti, era quella di godersi il percorso, staccare la spina e cercare il contatto con la natura, senza programmi precisi, ma dandosi modo di adattarsi alla strada che avrebbe incontrato. «È fondamentale conoscere il proprio fisico, ma il viaggio ti pone in una condizione completamente nuova e credo che siano stati la serenità mentale e il forte desiderio di partire a permettermi di affrontare la fatica – afferma convinto Mirko – È un’esperienza dove la testa gioca il ruolo principale, insieme alla motivazione e alla concentrazione».

Passando per le foreste della Baviera, lungo la Sassonia e la Turingia fino all’imbarco per Copenaghen, costeggiando poi i laghi della Svezia attraverso il freddo della Lapponia e il Circolo polare artico, Mirko ha macinato circa 10.000 chilometri riuscendo ad arrivare a Capo Nord e ritorno.
Riposando fra tenda e ostelli, gli imprevisti sono stati davvero pochi, racconta Mirko: «Tre forature e il portapacchi rotto, poi aggiustato in Finlandia, sono nulla in confronto alla possibilità di pedalare immersi nel verde dei boschi con le alci attorno, oppure alla possibilità di dormire sulla sponda di un lago di montagna sotto il Sole di mezzanotte».

Dopo aver raggiunto Capo Nord e affrontato escursioni termiche comprese fra 0 e 40 gradi, per il ciclista romagnolo l’avventura era solo all’inizio: «Al ritorno ho volutamente allungato il tragitto per poter rimanere di più in sella, ormai ci avevo preso gusto e, nonostante la nostalgia di casa, percorrere i fiordi norvegesi era uno spettacolo incredibile».
Pedalare, ricorda Mirko, gli ha offerto la preziosa possibilità di riflettere e di entrare in contatto con l’ambiente circostante in un modo difficile da raggiungere nella quotidianità. Gli incontri e le occasioni per stringere amicizia sulla strada, inoltre, non sono mancati: «Conoscere persone che come me viaggiavano in bici è stato un valore aggiunto, con alcune ci sentiamo ancora adesso. Il contesto della strada attiva dei meccanismi che ti permettono di dialogare con gli altri con una spontaneità rara. Tutto ciò mi ha fatto capire come viaggiare da solo sia il miglior modo per non esserlo».

Uno scatto del viaggio di Mirko Caravita

 

Tag: , , , ,

Categorie: Ambiente

Lascia un commento