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18 Febbraio 2020

Il punto sulla Cavallerizza Reale

Un progetto da oltre 100 milioni di euro e un mese di tempo per decidere le sorti del sito Unesco di via Verdi: si fa sul serio?

Vincenza Di Lecce

Veduta Cavallerizza Reale dall'entrata di via Verdi, striscione "La Cavallerizza è per tutti"

Enti pubblici e privati hanno un progetto da 100 milioni per la Cavallerizza Reale

Là dove c’erano le scuderie, ora c’è un Polo per la cultura. O almeno così canterebbe, nostalgicamente, Celentano. Il piano da oltre 100 milioni di investimento per quella che potrebbe essere la nuova Cavallerizza Reale è proposto da una cordata d’eccezione. A capitanarla è, ufficialmente, la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), ma ci sono anche l’Università di Torino, il Conservatorio, l’Accademia Albertina e la Compagnia di San Paolo. Una squadra che raggruppa enti privati e pubblici e che intende riqualificare il complesso di via Verdi trasformandolo in un vero e proprio polo culturale.

IL PROGETTO
Il Polo delle Arti sarà uno spazio formativo condiviso tra Conservatorio e Accademia Albertina. Il suo progetto lo colloca nel Padiglione della Scherma e nella manica occidentale di via Verdi. Fondamentale è stata la scelta di Cdp di accogliere l’idea del Polo e di ripensare le sorti della parte di sua proprietà. Nei lotti delle ex Accademia Reale, Archivio di Stato, Cappella e Scuderia Nord è prevista una struttura alberghiera. Attenzione, non un hotel a cinque stelle, ma una struttura che accolga gli ospiti di Unito e delle compagnie del teatro Regio o Stabile, uno spazio in cui anche gli artisti avranno la possibilità di fare co-working.
L’Ala delle Guardie sarà invece trasformata dall’Università nella sede dei dipartimenti, in aule per le lezioni e in spazi a servizio degli studenti. Il Maneggio Alfieriano – di proprietà del Comune e centro del complesso, – diventerà una struttura che ospiterà spettacoli di musica e arti performative, con un palco a disposizione del Regio e dello Stabile, ma anche delle compagnie del territorio. La Compagnia San Paolo è infine intenzionata ad allestire la sua nuova sede nella Manica del Mosca e un polo per i più piccoli nelle ex Pagliere.

GLI ULTIMI VENT’ANNI
È il 1997 quando la Cavallerizza Reale entra a far parte dei siti Unesco. Un riconoscimento che conferma la grandiosità del gioiello di architettura barocca, la cui realizzazione coinvolse alcuni tra i più importanti architetti di corte come Amedeo di Castellamonte e Benedetto Alfieri.
Nel 2007 il Demanio cede una parte del complesso di via Verdi al Comune di Torino e un’altra alla Cassa Depositi e Prestiti. Nel 2010 il Comune firma la convenzione con la Cartolarizzazione Città di Torino per la cessione dello stabile: lo scopo è la vendita della struttura. La Cavallerizza viene quindi messa all’asta, ma il Comune non riceve nessuna offerta. Nel 2013 è il teatro Stabile a rinunciare agli spazi di via Verdi per i suoi spettacoli.
Nel 2014 avviene un primo tentativo di vendere ai privati la struttura. Il progetto non ha però un seguito, anche a causa della crescente protesta cittadina. Una prima ventata di dissenso che si traduce, nello stesso anno, nell’occupazione dello stabile da parte di alcuni cittadini. L’obiettivo è quello di opporsi alla vendita di quello che è considerato a tutti gli effetti un bene pubblico. L’occupazione esprime, attraverso assemblee cittadine e iniziative culturali, la volontà di riqualificare la Cavallerizza a partire da una progettazione partecipata della cittadinanza attiva.
Il 30 agosto del 2014 un incendio distrugge i locali del Circolo Beni Demaniali. Ma non sarà il solo incendio che interesserà l’area del Patrimonio Unesco: è il 21 ottobre del 2019 quando la Cavallerizza brucia per la seconda volta. Questa volta ad andare in fiamme sono i tetti delle ex stalle, le Pagliere.

UN’ASTA DIFFICILE
Come riportato dal Corriere della Sera dello scorso 4 febbraio, nell’ufficializzare il proprio interesse la Cassa Depositi e Prestiti afferma che «tutti i soggetti coinvolti stanno elaborando una proposta di riuso della Cavallerizza Reale da sottoporre all’approvazione dei rispettivi organi deliberanti. Proposta propedeutica alla formulazione di un’offerta di acquisto del cosiddetto “Lotto 1” di proprietà Cct (la società di Cartolarizzazione del Comune, ndr)». Ricevuto il piano da Cdp, la Città di Torino ha un mese di tempo per decidere le sorti della struttura. Ma non solo. Se la decisione sarà positiva, verrà anche chiamato a fissare un prezzo di vendita dei tre edifici di via Verdi, compresa la Manica del Mosca, dove la Compagnia di San Paolo ha intenzione di spostare la sua sede.
Ma oltre all’impasse interna, il Comune dovrà fare i conti anche con quella esterna. Con quei cittadini, che, come si legge nel comunicato stampa dell’Associazione Salviamo la Cavallerizza, «continuano a chiedere con forza che la Cavallerizza torni pubblica. Ma che sia chiaro: pubblica non significa “che assolva a funzioni pubbliche”. Pubblica significa proprietà collettiva demaniale, cioè proprietà del popolo». Insomma, una bozza di progetto che punta tutto sull’uso sociale e creativo della Cavallerizza. Ma a soffrirne sarebbero le parti pubbliche. Che risulterebbero, a detta della cittadinanza, limitate.
Quali saranno le sorti del gioiello Patrimonio Unesco? Ai posteri l’ardua sentenza.

 

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Categorie: Cultura

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