Home » Lavoro » I nuovi sbocchi lavorativi per le lauree umanistiche

13 Maggio 2020

I nuovi sbocchi lavorativi per le lauree umanistiche

Non solo insegnamento: in molti ambiti diversi oggi sono richiesti professionisti con alle spalle una preparazione filosofica, storico-letteraria o antropologica

Adele Geja

Mano umana e mano robot che si sfiorano

L’interazione uomo-macchina è uno dei nuovi sbocchi per i laureati in discipline umanistiche

L’opinione comune vede i laureati in materie umanistiche unicamente come futuri docenti ed è accompagnata da un diffuso giudizio di “inutilità” relativo a queste discipline, ritenute troppo teoriche e astratte. Le competenze di chi ha studiato la letteratura latina o i testi di Heidegger risultano spesso poco appetibili sul mercato del lavoro, che sembra prediligere chi ha una formazione tecnico-scientifica.
Gli ultimi dati del consorzio Almalaurea parlano chiaro: dopo cinque anni dal conseguimento del titolo magistrale, la percentuale di occupazione dei laureati del cosiddetto gruppo letterario è del 77,5%, quella del gruppo insegnamento dell’80,1%, mentre i gruppi politico-sociale e linguistico raggiungono rispettivamente l’83,1% e l’84,1%, valori bassi rispetto al 93,2% degli ingegneri.

Tuttavia, si sta diffondendo la convinzione che in futuro, accanto a laureati in Economia, Informatica e Ingegneria saranno necessari anche professionisti con una solida preparazione culturale, adatta a rispondere correttamente alle esigenze di una società in rapida evoluzione. In una recente pubblicazione, l’Osservatorio Talents Venture ha indagato la rinascita delle lauree Alph (acronimo per Art Literature Philosophy History), che hanno raggiunto in Italia nell’anno accademico 2017/2018 i 122.000 iscritti, valore più alto negli ultimi cinque anni.
La percentuale di umanisti ricercati dalle aziende è ancora solo il 2% del totale dei laureati, contro il 23% degli ingegneri. Tuttavia letterati, storici, filosofi e antropologi cominciano ad avere opportunità anche in contesti diversi dall’istruzione e dalla ricerca, come ad esempio la consulenza e la formazione aziendale, le risorse umane, i nuovi media e la comunicazione. Anche le aziende digitali che operano nei settori dell’Ict e dell’intelligenza artificiale possono sfruttare le competenze umanistiche. Ad esempio, per istruire un robot con le tecniche del machine learning sono necessarie conoscenze di semiotica e linguistica, mentre una base di filosofia etica e morale può rivelarsi utilissima per il ruolo di automation ethicist, che studia l’impatto etico e sociale delle macchine intelligenti. Dall’intreccio tra studi umanistici e informatica è nato negli ultimi anni anche un nuovo settore di ricerca, quello delle Digital Humanities.

Proprio l’assenza di una traiettoria univoca tra studi e lavoro sembra il punto di forza di queste lauree, che costituiscono una buona base da cui partire per poi specializzarsi in un settore preciso. Infatti, chi si iscrive a Lettere antiche o a Filosofia sa che probabilmente non farà un lavoro perfettamente attinente al proprio campo di studi. L’incertezza sul futuro e la conseguente necessità di reinventarsi in altri settori predispone psicologicamanente gli umanisti ad essere più versatili e pronti ad applicare l’approccio teorico acquisito durante gli studi anche in campi molto distanti.

Inoltre, il mondo del lavoro odierno è in continuo cambiamento: nei prossimi anni, con le continue trasformazioni indotte dalla tecnologia, le competenze non saranno mai acquisite per sempre. Proprio per questo motivo saranno sempre più valorizzate le cosiddette soft skill, o competenze trasversali, ovvero le attitudini caratteriali dell’individuo, rispetto alle hard skill, conoscenze tecniche relative allo svolgimento di una specifica professione. Tra le soft skill sviluppate in una facoltà umanistica e apprezzabili in vari contesti lavorativi ci sono creatività, comunicazione efficace scritta e orale, capacità di sintesi e collegamento, ma anche il pensiero critico, il ragionamento fuori dagli schemi e l’intelligenza emotiva.

Tuttavia, non sarebbe nemmeno giusto affermare che le sole skill umanistiche siano sufficienti per competere con i laureati in ambito tecnico-scientifico. La chiave per realizzarsi professionalmente in un futuro caratterizzato da una sempre maggiore interdisciplinarietà risiede infatti nell’andare oltre la formazione umanistica, utilizzandola come base su cui innestare altre capacità di tipo informatico, economico o manageriale e integrando gli studi con esperienze di stage e periodi all’estero.

 

Tag: , , , ,

Categorie: Lavoro

Lascia un commento