Home » Cultura » “Un anno strano”, l’ultimo caso del giudice Malavoglia

1 Settembre 2020

“Un anno strano”, l’ultimo caso del giudice Malavoglia

Con il secondo romanzo di Ennio Tomaselli entriamo nel mondo della giustizia minorile, osservando l’importanza che una figura di riferimento può assumere nella vita di una ragazza

Giovanni B. Corvino

Ragazza seduta nel bosco, copertina Un anno strano di Ennio Tomaselli

Un anno strano è il secondo romanzo di Ennio Tomaselli

Un anno strano, il nuovo libro di Ennio Tomaselli – magistrato torinese esperto di giustizia minorile – offre l’opportunità di riflettere su quanto ognuno di noi possa essere rilevante nella storia di vita altrui.
Attraverso il racconto delle (dis)avventure criminali di Romina Solimano, per gli amici Romy, il lettore viene catapultato in una realtà assolutamente non distante da quella attuale, rendendo il romanzo ancor più veritiero. La protagonista è una sedicenne con già parecchie denunce alle spalle, il cui fascicolo sulla storia familiare viene definito “il massimo della depressione” dal giudice minorile Malavoglia (che avevamo già conosciuto al suo esordio letterario), il quale ha il compito di esprimersi sul caso di rapina che ha per co-protagonista proprio Romy.

LA MANCANZA DI UNA FAMIGLIA
Renzo Solimano, tossicodipendente “eternamente fuori tempo”, si presenta all’interrogatorio della figlia, anche se incapace nell’essere di supporto. Della madre di Romina, invece, non si hanno tracce. È così che a prendersene cura sarà zia Caterina, anche se solo momentaneamente dato il rancore che quest’ultima prova per suo fratello e che proietta sulla nipote. Il tempo di una sfuriata e la ragazza lascia la casa, rivivendo ricordi di un triste passato che la tengono intrappolata in un freddo presente.
Oggigiorno sono molti i giovani che crescono senza figure genitoriali di riferimento. Al completo sbaraglio, molti commettono azioni di cui inevitabilmente si pentiranno. Ciò emerge chiaramente dal vissuto di Romy. Sua madre che, come si legge, “l’aveva odiata da quando era rimasta incinta – nel momento sbagliato, quando con papà stava già finendo – e poi aveva fatto solo finta” l’abbandona a se stessa per andare a convivere con un ricco concessionario d’auto e non avere più così alcun tipo di problema economico e relazionale. È quindi Renzo a prendersi per un po’ cura della piccola, con tutti i limiti che i suoi problemi con la droga comportano.
In aggiunta, inizialmente con loro vi è anche Roby, primogenito di tre anni più grande, ma i cui contatti si perdono quando la nostra protagonista ha solo quattordici anni. Non smetterà però di pensarlo, tanto da implorare Malavoglia dopo l’ennesimo crimine commesso: “Sogno di rivederlo, potrebbe perfino prendermi in affidamento […] Vede, giudice, io sono così anche perché non ho avuto, praticamente, una madre”.

LA SALVEZZA
Romy continuerà a delinquere, imprigionata in una faticosa e quotidiana lotta per la sopravvivenza. Nonostante gli sforzi di Malavoglia nel farle comprendere che un futuro migliore è sempre possibile, la giovane aggiungerà infelici vicende alla sua carriera criminale. Saranno così gravi da determinare la sua incarcerazione.
In una struggente lettera a cuore aperto, dalla prigione ringrazierà Malavoglia per l’inesauribile pazienza e volontà che l’hanno salvata dal non cadere nel più tetro oblio, ripercorrendo al contempo le sue azioni: “È un anno strano. […] Alla villa di mia madre tutto pensavo tranne che a Roby. Invece è andata a finire che ci siamo ritrovati. […] Voglio solo dire che ci proverò a non mollare e […] forse riesco ad arrivare alla fine del sentiero e al senso di questo strano anno, che del resto non è ancora finito ed è come se non dovesse finire”.

IL RUOLO DI MALAVOGLIA
È la figura di Malavoglia a determinare un cambiamento positivo in Romy, seppur incapace di riceverlo appieno a causa del contesto da cui arriva. La figura materna è fondamentale nello sviluppo di un bambino, tanto da essere considerata la vera protezione in caso di pericolo, ma anche di supporto in necessità. Un padre, invece, ha l’importante compito di delineare i limiti del proibito affinché il senso di protezione dato dalla diade madre-figlio non venga compromesso da forze maggiori con cui ci si potrebbe scontrare. Il rapporto fraterno, infine, permette la comprensione del senso di cooperazione tra pari, in cui la fiducia verso il prossimo è altresì fiducia in se stessi per poter agire insieme verso un comune obiettivo.
Tutto ciò è mancato a Romy ed è proprio Malavoglia a compensare, entro i limiti del possibile, le ferite emotive della nostra protagonista derivanti da una famiglia disfunzionale. All’interno del romanzo, non esiterà a mettere in discussione se stesso e il suo ruolo professionale nel tentativo di salvare una giovane vita prima del pensionamento.
Probabilmente, se il giudice Malavoglia fosse preso come riferimento anche nel mondo reale, ci sarebbero più Romy con la volontà di cambiare per avere una vita migliore.

 

Tag: , , , ,

Categorie: Cultura

Lascia un commento