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1 Ottobre 2020

La potenza della scrittura autobiografica

L’antropologa Lucia Portis ci accompagna alla scoperta delle pratiche che riguardano la capacità di raccontarsi, tema di un laboratorio al Centro Interculturale

Noemi Casale

Donna sorridente con occhiali e maglia nera - Lucia Portis scrittura autobiografica

Lucia Portis è esperta di scrittura autobiografica

Ciascuno di noi ha una storia di vita unica, la domanda è: quanto ne siamo consapevoli?
Il 7 ottobre al Centro Interculturale di Torino inizia il laboratorio di scrittura autobiografica Raccontarsi, un’occasione preziosa (e a bassissimo costo) per iniziare un viaggio nella propria storia.
Gli incontri saranno tenuti dall’antropologa Lucia Portis, che abbiamo intervistato per comprendere meglio in che cosa consista l’iniziativa.

Che cos’è la scrittura autobiografica?
«Non è semplice da definire. È la scrittura di sé, la possibilità, attraverso il codice scritto, di riprendere in mano i propri ricordi e di dar loro un nuovo significato agli occhi del presente. Questo tipo di scrittura può essere utile per tantissimi motivi: permette di acquisire più consapevolezza della propria storia, aiuta a uscire dal caos di momenti particolari della vita, può essere utile nel momento in cui si voglia fare un bilancio e quindi capire che cosa è successo e dove si sta andando, oppure quando si ha bisogno di nuove motivazioni rispetto a un lavoro o un progetto. È anche un modo per capire quali sono i propri modelli cognitivi e le proprie visioni del mondo, o come ci poniamo rispetto a un problema. Ho sperimentato personalmente la maggior parte di questi aspetti».

Come sei entrata in contatto con questo tipo di scrittura?
«Nel 1996 ho vinto un concorso per insegnare osservazione e progettazione educativa a degli educatori che lavoravano già da diversi anni e dovevano fare una formazione post diploma di maturità. Insieme alle persone dell’equipe abbiamo deciso di proporre un laboratorio di autobiografia professionale per lavorare sulla loro esperienza pregressa chiedendo aiuto a Duccio Demetrio, un filosofo dell’educazione che ha portato la scrittura autobiografica in Italia. Con lui abbiamo fatto noi stessi un laboratorio per imparare questa pratica e per me è stato amore a prima vista. Mi sono innamorata della scrittura autobiografica e non l’ho più lasciata. Qualche anno dopo, quando Duccio in provincia di Arezzo ha fondato la Lua – Libera Università dell’Autobiografia, ho frequentato il primo convegno e il primo percorso biennale ottenendo il titolo di “Esperta in metodologia autobiografica”. Da lì in avanti ho continuato a studiare questo tema e propongo laboratori in diversi contesti, è diventata la mia professione».

Parlaci della Lua.
«Non è un’istituzione universitaria, ma un’associazione culturale che da più di vent’anni propone percorsi formativi sulla scrittura autobiografica. Con il passare degli anni ha diversificato i percorsi per proporre diversi tipi di specializzazione. C’è un percorso di base che accompagna nella scrittura della propria autobiografia e poi si può scegliere di approfondire l’aspetto della formazione, della cura attraverso la scrittura o della ricerca narrativa. Esiste anche un Centro Studi, dove io sono attualmente inserita, che si occupa di ricerca in ambito autobiografico. In questo periodo ci stiamo occupando delle circa 200 autobiografie che sono state depositate all’università, per capire che percorsi siano stati fatti e come sia cambiata la scrittura autobiografica nel tempo».

Per frequentare la Lua è richiesto qualche requisito?
«No, non c’è bisogno di alcun titolo particolare, basta saper scrivere e inviare una lettera di motivazione. L’impegno richiesto è di quattro week end lunghi, dal giovedì alla domenica, nel corso dell’anno, una serie di “compiti” da fare tra un incontro e l’altro e la consegna della propria autobiografia alla fine del percorso».

Che consigli daresti a chi volesse avvicinarsi a questo tipo di scrittura?
«Consiglierei di fare un laboratorio perché è importante essere accompagnati e avere la possibilità di ragionare e riflettere insieme agli altri su contenuti e modalità. Durante gli incontri viene seguita una metodologia particolare, è un modello non rigido che si può adattare in modo creativo in base ai diversi contesti, ma che ha alcune caratteristiche precise: la scrittura individuale, la condivisione del testo non obbligatoria, la restituzione. Si crea così uno spazio-tempo circoscritto, uno spazio di benessere e libertà in cui ciascuno può prendersi del tempo per sé, aprendosi a nuove possibilità e prospettive e magari riconciliandosi con episodi del passato per i quali sentiamo fatica. È però fondamentale che chi partecipa ai laboratori voglia approfondire la conoscenza di sé e sia disposto a mettersi in gioco, perché altrimenti la pratica non può funzionare».

 

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Commenti (1)

  1. laura MARTIN ha detto:

    Beautiful and essential work! So much to learn about ourselves and others through that methodology. Hoping to go deeper into it at our next meeting. Back to Europe soon. Baci!

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