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15 Ottobre 2020

Tips Theater, il TripAdvisor del palcoscenico

Scopriamo il progetto che permette di lasciare il proprio parere dopo una serata a teatro o parlarne sul web con altri spettatori

Noemi Casale

Roll-up Tips Theater e staff

Lo staff di Tips Theater raccoglie pareri dopo uno spettacolo

Far dialogare pubblico, artisti ed enti culturali, con momenti di riscontro dopo gli spettacoli e attraverso una piattaforma online. È l’obiettivo di Tips Theater, di cui abbiamo chiacchierato con Chiara Lombardo, 37 anni, torinese, una delle fondatrici.

Che cosa fa Tips Theater?
«In accordo con organizzatori o compagnie artistiche, proponiamo un questionario in formato post-it a coloro che vanno a vedere uno spettacolo o assistere a un evento. Le domande hanno lo scopo di mappare il pubblico che prende parte alla serata e avere un rimando qualitativo al termine. È una forma dinamica di raccolta dei commenti che, in ogni caso, il pubblico fa quando esce da uno spettacolo. Successivamente incrociamo i vari dati e forniamo un report all’ente che ha richiesto la nostra presenza. Inoltre, fin dall’inizio delle attività con Tips, abbiamo sviluppato un sito per fare in modo che i feedback e i pareri raccolti non rimanessero soltanto nelle nostre mani, ma diventassero dati utili su più fronti».

Qual è il ruolo del sito?
«La piattaforma è stata implementata grazie alla Fondazione Cariplo, che per due anni ha sostenuto il progetto: Tips si è diffuso in tutta Italia e si è strutturato meglio. Il sito è così diventato una community di spettatori che possono commentare gli spettacoli, ma anche di artisti e di organizzatori culturali che dialogano tra loro e con il pubblico per migliorare le proprie performance o trovare spunti per la programmazione di stagioni o festival. Tips significa proprio consiglio, ma vuol dire anche mancia: l’idea è che una buona recensione alla fine dello spettacolo per un artista o per una compagnia valga quasi più del ricavato perché dà l’opportunità di fare più repliche».

Come nasce il progetto?
«L’idea di Tips Theater nasce intorno al 2011: eravamo tre organizzatrici teatrali e, dopo aver frequentato un corso di specializzazione in organizzazione dello spettacolo dal vivo, ci siamo accorte che emergeva un bisogno: coprire il divario che c’è tra gli enti culturali, soprattutto teatrali, e il pubblico. La mancanza di dialogo tra queste due realtà ha fatto sedimentare dei preconcetti nei confronti del teatro, percepito come un’attività per pochi e “difficile”. Abbiamo fatto molte interviste all’uscita da spazi culturali o di svago non teatrali e questo segnale arrivava sempre più forte: una distanza nettissima tra chi ha voglia di divertirsi e la percezione che ha del teatro. Ci siamo chieste come si potesse mettere in moto questo processo di dialogo e cambiamento ed è nato così, nel 2015, il primo nucleo di Tips Theater».

Perché utilizzare Tips?
«È uno strumento snello e versatile che si adatta a moltissime tipologie di eventi. Non abbiamo la pretesa di raccontare le cose attraverso una statistica però siamo certe, perché lo abbiamo visto nel tempo, che riusciamo a coinvolgere le persone che scrivono i post-it o lasciano una recensione sulla piattaforma: stanno al gioco e lasciano moltissime informazioni. La capacità è poi quella di rielaborare e rileggere quelle indicazioni».

In questo momento, qual è la sfida da affrontare per un progetto come Tips?
«È un momento particolarissimo ed è molto presto per poter capire come stare e come potersi ridisegnare in questa spaccatura, però mi piacerebbe capire questo: adesso la cultura che ruolo ha? Il rischio è che in un momento emergenziale la cultura passi in secondo piano e si perda la capacità di andare a vedere la radice dei problemi. Da un lato, istintivamente, se si pensa a un ospedale aperto o a un teatro aperto si sceglie il primo, ma allo stesso tempo non può esistere una società consapevole senza il confronto culturale. La sfida che mi piacerebbe che Tips si assumesse è quella di accompagnare gli spettatori in un momento di cambiamento fortissimo, in cui non possiamo far finta che tutto questo non stia succedendo. Se già prima il settore culturale era in difficoltà, adesso è davvero difficile capire di cosa ci sia bisogno».

 

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Categorie: Cultura

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