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2 Novembre 2020

Camici amici: le maglie dei calciatori per i bambini ricoverati

Benedetta Pessotto, figlia dell’ex difensore della Juventus, ci racconta il progetto di solidarietà ideato con la madre e la sorella per i piccoli pazienti di ospedali non solo torinesi

Adele Geja

Maglie da calcio di Fiorentina e Ronaldo trasformate in camici - Camici Amici

Camici Amici dona ai bambini ricoverati maglie di giocatori trasformate in camici

Che cosa lega calciatori come Claudio Marchisio e Giorgio Chiellini ai bambini ricoverati nei reparti oncologici? Un camice ospedaliero, che da indumento simbolo della malattia può diventare quasi un mantello da supereroe, se realizzato con le maglie indossate da famosi giocatori.
È stata questa l’intuizione dell’associazione torinese Freebox, creata un anno fa da Reana Stocchi, moglie dell’ex difensore della Juventus Gianluca Pessotto, e dalle figlie Federica e Benedetta. Con il loro primo progetto Camici amici hanno infatti donato ai piccoli pazienti ricoverati a Torino e a Varese le maglie di alcuni campioni di calcio, trasformate in camici da ospedale.

«Tutto nasce da una foto trovata sul web che ritraeva un bambino in un ospedale spagnolo, con addosso la maglia di Messi come camice» ci racconta Benedetta, 19 anni. Da quella foto l’idea: trasformare tutte quelle maglie che i giocatori tengono nascoste nei loro cassetti in camici da destinare ai bambini ricoverati nei reparti oncologici, per regalare loro un momento di spensieratezza.

Sarebbe stato certamente più facile organizzare eventi di beneficenza per raccogliere donazioni tramite cui poi acquistare le maglie da gara nei negozi ufficiali delle squadre, ma Benedetta, Federica e mamma Reana volevano fare qualcosa di più grande, che andasse oltre l’aspetto materiale: «Oltre al desiderio di rendere più piacevole e leggera la degenza dei bimbi, dando loro un motivo di gioco, volevamo che dietro a questo progetto ci fossero una vera e propria crescita personale – spiega Benedetta – e, più in generale, una sensibilizzazione del mondo dello sport». È per questo motivo che hanno preferito chiedere le maglie direttamente ai giocatori, agli sponsor tecnici e alle società calcistiche.
All’inizio però non è stato facile: «La maglia per un giocatore rappresenta l’emozione della partita e della sfida – ci racconta la ragazza – qualcosa per cui sente il dovere di battersi fino in fondo, tanto che dopo un po’ diventa una seconda pelle». Tuttavia, dopo aver compreso meglio l’obiettivo finale dell’iniziativa, nessuno si è tirato indietro.

Le maglie sono state raccolte durante i mesi di lockdown anche grazie al contributo di molte associazioni che si occupano di bambini ricoverati (ad esempio Ugi Torino), di alcuni sponsor come Adidas e Nike e delle stesse società sportive, tra cui Juventus, Torino, Roma e Parma. Una volta finita la quarantena, tagliate in verticale sulla schiena, dotate di fettucce colorate e di un’etichetta con il nome del donatore, le maglie dei calciatori sono diventate a tutti gli effetti camici operatori.
Da fine luglio ha avuto inizio la distribuzione al reparto di Oncoematologia del Regina Margherita di Torino, mentre dal 23 ottobre le maglie dei campioni sono arrivate anche all’ospedale Filippo Del Ponte di Varese, sempre per lo stesso reparto. «Abbiamo regalato i camici facendo in modo che ogni 3-4 giorni ogni bambino potesse cambiare maglia e quindi anche squadra – dice Benedetta – cercando di evitare ogni tipo di competizione e di creare in loro un po’ di emozione e di sorpresa nello scoprire quale giocatore gli potesse capitare».

L’emergenza sanitaria ha inevitabilmente influito sulla realizzazione del progetto, in fase iniziale rendendo complessa la raccolta delle maglie e in seguito impedendo la consegna personale dei camici, a causa della chiusura dei reparti al pubblico. Questa è stata l’unica nota negativa per la figlia di Pessotto, che comunque ricorda con piacere quel momento, anche se vissuto a distanza: «Abbiamo ricevuto dai medici le foto dei piccoli pazienti con i camici. Anche se i volti non sono stati resi visibili sappiamo che sia i genitori sia i bimbi erano felici e molto riconoscenti nei nostri confronti».
E adesso? «L’obiettivo attuale è quello di far conoscere e diffondere Camici amici il più possibile – conclude Benedetta – portando il progetto anche in altre città, in cui speriamo di trovare lo stesso entusiasmo che ci ha accolto durante le nostre prime consegne».

 

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Categorie: Sport

Commenti (1)

  1. Sonia ha detto:

    Bellissima idea, grandi Pessotto! ottimo articolo!

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