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3 Novembre 2020
Bloody Wheels: il roller derby di Torino
La vice presidente della squadra femminile nata nel 2013 ci fa conoscere questo sport inclusivo a metà fra pattinaggio e rugby
Gabriele Costa
Torino, 2013. Un gruppo di amiche della comunità punk rock cittadina viene a conoscenza quasi per caso del roller derby, disciplina sportiva di contatto che unisce il pattinaggio a rotelle e il rugby. Decidono così, per divertimento, di allenarsi al Parco Dora, spesso facendo a turno perché i pattini non bastano per tutte.
Quasi da subito quello che era nato come un gioco diventa un’attività sempre più seria e le ragazze cominciano ad aumentare di numero grazie al passaparola. Non è raro vederle pattinare per le vie del centro per reclutare nuove leve (“fresh meat”, carne fresca, come dicono loro) e ai concerti si sparge la voce della nascita di un nuovo sport non convenzionale. Non esiste ancora un regolamento in italiano, quindi si fa anche un lavoro certosino di ricerca e organizzazione. Alla fine, però, con base alla pista di Trecate dove si allenano regolarmente, nasce la squadra delle Bloody Wheels.
L’iniziativa è all’insegna di quell’etica do it yourself tipica del punk, dato che la formazione si autofinanzia totalmente grazie alle stesse giocatrici. «Penso che sia uno sport rivoluzionario che fa avvicinare le persone – ci racconta Darianna Tedesco, vicepresidente della squadra – creando dei legami. Si forma una comunità di stampo “femminista”: c’è questa cultura della donna forte, autodeterminata e fuori dagli schemi. Sempre con lo spirito dell’occhio nero, del non vergognarsi, del sudore: tutte cose che la società non vorrebbe mai che facessero rima con femminile».
Le origini del roller derby sono radicate in Usa già dagli anni Trenta come sport femminile, con un periodo di visibilità nei decenni successivi, ma è negli ultimi 20 anni che la disciplina ritorna in auge e da lì comincia ad avere una risonanza mondiale.
In Italia arriva nel 2011 tramite alcune ragazze americane, familiari di militari di stanza a Napoli; inizia così un’inesorabile crescita, seppur con qualche difficoltà: «In Italia non c’è parità tra sport maschile e femminile – prosegue la Tedesco – e spero che la situazione cambi. Il Coni sta dando tanto risalto al calcio femminile, nonostante le giocatrici della nazionale siano costrette a lavorare per mantenersi. Per questo motivo molte lasciano: perché purtroppo esiste l’idea che una donna adulta debba dedicarsi ad altro e non possa fare sport a livello professionistico».
Le skater delle Bloody Wheels hanno dai 25 ai 30 anni. Per unirsi alla squadra, occorre scegliere un fantasioso “nome da battaglia” (per incutere timore nelle avversarie) e avere tanta voglia di mettersi in gioco. «È uno sport molto inclusivo – ci spiega la vicepresidente – e sono ben accette in squadra tutte le skater, qualsiasi aspetto fisico o identità individuale abbiano». Anzi, nel roller derby è proprio la diversità che fa la forza: «Una skater più piccola è più scattante mentre una massiccia è perfetta! Fare conoscere questa inclusività nello sport – continua Darianna – potrebbe aiutare nel nostro piccolo la società a rendersi conto che ogni corpo e personalità vanno bene, anche nello sport, che a volte non sembra per tutti».
Prima che l’attuale emergenza sanitaria bloccasse tutto, le trasferte (a carico delle squadre) avvenivano sia in Italia che in Europa. «L’anno scorso la nostra associazione di riferimento, la Lird – Lega Italiana Roller Derby, ci ha affiliato come disciplina alla Fisr – Federazione Italiana Sport Rotellistici – ci spiega la Tedesco – per imbastire un campionato italiano a gironi, in modo da farci fare meno partite fuori. Sarebbe stata una grande svolta ma purtroppo ora è tutto sospeso per questa situazione».
Al momento gli allenamenti proseguono comunque con, le dovute precauzioni e distanze, in attesa di ricominciare: «Nei prossimi mesi ci inventeremo training di puro pattinaggio – conclude la vice presidente delle Bloody Wheels – aumentando la distanza tra le pattinatrici. Nonostante siamo uno sport di contatto, preferiamo portare avanti la salute delle nostre skater».