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12 Novembre 2020
Observatoire de la laïcité: in difesa della libertà d’espressione
Da alcuni anni in Francia esiste un organo il cui compito è vegliare sull’applicazione del principio di laicità, molto discusso in queste ultime settimane
Noemi Casale
La gestione della pandemia va ad aggiungersi alle sfide che ogni paese stava gestendo prima che il Covid-19 comparisse sul pianeta; se pensiamo alla Francia, un complesso nodo da sciogliere è il dialogo con i musulmani.
Ciclicamente oltralpe la tensione sociale aumenta e fondamentalisti più o meno legati all’Isis tornano a compiere attentati, come nello scorso ottobre la decapitazione vicino a Parigi del professor Paty (reo di aver mostrato le vignette su Maometto in una lezione sulla libertà di espressione), o l’accoltellamento di tre persone a Nizza. Nel frattempo le dichiarazioni del presidente turco Erdogan – che ha paragonato il trattamento dei musulmani in Francia a quello che i nazisti riservavano agli ebrei – hanno contribuito a far salire ulteriormente la tensione.
Questi atti terroristici riportano sulle prime pagine di tutti i giornali francesi il principio di laicità, molto caro alle istituzioni, secondo il quale lo Stato garantisce la libertà di coscienza a tutti, che si traduce nella libertà di espressione e quindi di manifestare le proprie idee nei limiti del rispetto dell’ordine pubblico.
Tutto ciò implica la neutralità dello Stato e per supportare il Governo in tutte le azioni che coinvolgono il principio di laicità, nel 2007 è stato istituito l’Observatoire de la laïcité (Osservatorio sulla laicità), un organo consultivo composto da 23 membri, fra cui diversi parlamentari della maggioranza e dell’opposizione.
Diventato operativo nel 2013, ogni anno pubblica un rapporto che analizza l’effettiva applicazione del principio di laicità, viene consultato dal Governo in determinate occasioni e propone occasioni di formazione a soggetti di tutti i settori, in particolare per funzionari pubblici, insegnanti e medici.
Come tutti i principi di diritto, sebbene trovi le sue radici nella legge francese del 1905 che sancisce la separazione tra Stato e Chiesa e sia citata nell’articolo 1 della Costituzione del 1958, anche la laicità è soggetta a diverse interpretazioni che accendono il dibattito politico. La sinistra parteggia per una visione intransigente e vorrebbe imporre una neutralità assoluta dello spazio pubblico, mentre altre parti politiche difendono una visione più aperta.
L’Osservatorio ha sempre avuto un orientamento calmierato rispetto all’interpretazione di questo principio e di conseguenza è stato spesso accusato di lassismo e soggezione rispetto ad alcune figure della scena politica francese.
Le critiche nei confronti di una mancata presa di posizione forte non sono mancate nemmeno in queste ultime settimane e il direttore dell’Observatoire de la laïcitè Jean-Louis Bianco ha scelto di difendersi attraverso le pagine del giornale Libération, sostenendo la rilevanza del lavoro svolto e l’intenzione di non diventare il parafulmine di mancanze dovute a scelte politiche che hanno causato tensione sociale.
Altre importanti testate danno per quasi certo un rinnovamento ai vertici dell’ente: Le Monde e Le Figaro non nascondono il disappunto nei confronti dell’operato di Bianco e argomentano ampiamente le motivazioni secondo le quali sarebbe necessario un cambio di guida al vertice dell’organismo per un’evoluzione nell’interpretazione del principio di laicità.
L’omicidio di Paty e le vicende di Nizza hanno così riaperto le ferite di una Francia colpita più volte negli ultimi anni da attentati di matrice islamica e mostrano un paese che ha ancora una lunga strada davanti a sé per raggiungere quell’equilibrio neutrale e quella libertà a cui davvero aspira.