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23 Marzo 2021

Aung San Suu Kyi, una vita per il Myanmar

Un profilo del Premio Nobel per la Pace spodestata dal suo ruolo di primo Ministro e agli arresti in seguito a un colpo di stato delle forze armate

Giovanni B. Corvino

Aung San Suu Kyi

Aung San Suu Kyi (Credit: Città di Parma)

Nata nel 1945 nell’allora chiamata Birmania – ora MyanmarAung San Suu Kyi è conosciuta a livello internazionale per il suo impegno nella salvaguardia dei diritti civili nel suo Paese, tanto da esser stata insignita del Premio Nobel per la Pace nel 1991.
Dal novembre 2020 era Primo Ministro dopo che il partito da lei fondato nel 1988, la Lega Nazionale per la Democrazia (LND) aveva vinto le elezioni. Un risultato ricusato dai militari con a capo il generale Min Aung Hlaing, che lo scorso 1° febbraio hanno compiuto un colpo di stato deponendo Aung San Suu Kyi e l’intero governo.
Oggi la “Signora” (come viene affettuosamente chiamata dalla popolazione birmana) è agli arresti domiciliari con capi d’accusa che vanno dalla corruzione al contrabbando di walkie talkie, mentre nel Paese continuano le proteste contro il golpe, che hanno già causato quasi 250 morti.

Ma cerchiamo ora di conoscere meglio la vita di questa donna minuta ma tenace.
Figlia di due esponenti politici birmani, studia in India, a Oxford e New York, dove lavora per qualche anno all’Onu e conosce il futuro marito, uno studioso di cultura tibetana da cui ha due figli.
Aung San Suu Kyi ritorna in Myanmar nel 1988 e già due anni dopo potrebbe diventare Primo Ministro poiché il suo partito vince le elezioni, ma i militari vanno contro il voto popolare prendendo il potere con la violenza.
Condannata successivamente agli arresti domiciliari, la leader democratica ottiene la semi-libertà solo cinque anni dopo, nel 1995. Questa situazione sembra non avere mai fine dato che, seppur a intermittenza, sarà totalmente libera solo nel 2010, oltretutto dopo essere sopravvissuta nel 2003 a un attentato che l’ha quasi uccisa.

Negli anni successivi Aung San Suu Kyi viaggia molto stringendo importanti legami con personalità internazionali, ma è solo nel 2016 che ottiene il primo vero importante incarico istituzionale in patria, con la nomina a Ministro degli Affari esteri, della Pubblica Istruzione, dell’Energia elettrica e dell’Energia, oltre che Ministro dell’Ufficio del Presidente.
Nello stesso anno, inoltre, diventa quasi una sorta di Primo Ministro in quanto nominata Consigliere di Stato, una carica creata appositamente per lei affinché potesse avere maggior potere decisionale a livello politico-amministrativo.

La Lega Nazionale Democratica governa il Myanmar dal 2016. Negli anni avvengono repressioni su alcuni gruppi etnici minoritari, fatto che desta l’attenzione dell’Onu e della Corte Internazionale di Giustizia, ma le loro indagini entrano in contrasto con le autorità birmane, che minimizzano la questione.
Tra il 2016 e il 2017 si parla però di un vero e proprio genocidio compiuto in particolare sui Rohingya, etnia di religione islamica che vive nella parte settentrionale del Paese, al confine col Bangladesh. Il governo birmano nega loro la cittadinanza, oltre che tutta una serie di diritti inviolabili tra cui quello allo studio, costringendo quindi migliaia di persone a rifugiarsi oltre confine. Questa vicenda scuote profondamente l’opinione pubblica di tutto il mondo, incredulo che Aung San Suu Kyi possa essere coinvolta in una tale tragedia.

A seguito di una serie di trattative con il Bangladesh per permettere il rientro dei Rohingya rifugiati la Lnd ottiene nuovamente consensi da parte del popolo, anche se in minor misura. Tuttavia, ciò non impedisce al partito di vincere le elezioni dell’8 novembre 2020.

Il resto è storia di questi giorni.

 

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