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1 Giugno 2021

Abbiamo solo una vita, benvenuti nella Yolo Economy

“You Only Live Once”: ecco perché negli Usa dopo la pandemia sempre più giovani lasciano impieghi stabili per inseguire le proprie passioni. Accadrà anche in Italia?

Fabiana Re

Scritta YOLO - Yolo Economy

Yolo sta per You Only Live Once

Si vive una volta sola. Un’affermazione che suona come la scoperta dell’acqua calda. Eppure l’acronimo della sua traduzione inglese – You Only Live Once – è diventato il marchio di un nuovo trend sul mercato del lavoro americano. A sdoganare la “Yolo Economy” è stato il giornalista Kevin Roose, in un articolo comparso sul New York Times poche settimane fa.
Poiché spesso ciò che accade negli Stati Uniti influenza anche il Vecchio Continente, vediamo cosa succede ai lavoratori americani appartenenti alla generazione Z e ai millennial.

LA PANDEMIA COME ELEMENTO DI ROTTURA
In poche parole, succede che una pandemia li ha travolti. Tra chiusure e smart working, si è innescato un mix potenzialmente esplosivo: molto tempo per riflettere e incertezza a palate.
«Abbiamo avuto un anno per valutare se sia questa la vita che vogliamo vivere – spiega al Nyt Christina Wallace, docente di Management imprenditoriale ad Harvard – e parliamo soprattutto di chi si è sentito dire “Lavora sodo, ripaga i tuoi debiti universitari e forse un giorno potrai goderti la vita”. Ora questa catena di azioni non sembra più così scontata. E se volessero essere felici ora?».
È forse questo il pensiero che ha affollato le menti di un’intera generazione di dipendenti tra i 20 e i 30 anni. Per anni hanno faticato e dato il meglio di sé, prima nelle aule universitarie, poi in ufficio, rincorrendo una visione della tipica carriera da colletto bianco. Una casa, una occupazione stabile, uno stipendio dignitoso: tutto attentamente allineato sulla scacchiera della vita. Fino a quando il Covid ha fatto irruzione nella loro quotidianità relegandoli in un appartamento, chini sul pc a destreggiarsi tra infinite call su Zoom.

È TEMPO DI CAMBIARE VITA
In questo clima disilluso, sempre più persone hanno rivalutato le proprie priorità. Mentre il conteggio delle vittime sbandierato dai notiziari le metteva di fronte alla fugacità dell’esistenza si sono domandate cosa le costringesse a “vivere così”. Se i giorni a nostra disposizione sono limitati, non dovremmo forse farne tesoro?
Così lavoratori logorati dal lockdown scelgono di ricostruire da capo la propria vita. Alcuni abbandonano confortevoli impeghi a tempo indeterminato per sperimentare un nuovo settore, altri trasformano una passione in un business a tempo pieno. Secondo il recente sondaggio The Work Trend Index  commissionato da Microsoft, durante la pandemia il 40% dei dipendenti a livello globale ha preso in considerazione l’idea di lasciare il proprio lavoro. Stando a quanto riportato da Roose, molti lo hanno fatto per davvero.

STARE MEGLIO O AVERE PIÙ POSSIBILITÀ
C’è chi racconta al giornalista di aver realizzato di poter morire l’indomani dopo aver trascorso l’ennesima giornata seduto al bancone della cucina, 10 ore in compagnia del suo pc. L’epifania lo ha portato ad abbandonare quel lavoro, stabile ma fonte di infelicità, per cercare una carriera più dinamica e animata dalla passione.
Altri invece hanno lasciato un impiego fatto di ritmi serrati e costante pressione per uno più tranquillo, che permetta di dedicarsi anche ai propri hobby. La pandemia ha fatto comprendere a molti che il lavoro è solo una delle componenti di una vita piena e appagante.
L’esempio più curioso è però quello di un giovane che desiderava dare una svolta alla sua vita, ma non sapeva esattamente quale. Ha così realizzato un file Excel dal nome “Crisi della fine dei 20 anni”, in cui ha elencato tutte le possibilità che gli si sarebbero aperte dopo essersi licenziato: imparare a programmare, darsi alla politica, trasferirsi ai Caraibi e lavorare nel settore turistico… La tabella è in costante aggiornamento, ma la prima importante scelta è stata presa: ha già comunicato all’azienda per cui lavora che darà le dimissioni a giugno.

UNA SCELTA PER “PRIVILEGIATI”
La Yolo Economy ovviamente non è adatta a tutti. Complice la crisi, molti stanno ancora piangendo sul lavoro perduto o non possono permettersi il lusso di mandare tutto all’aria. Chi però ha dalla sua parte un minimo di sicurezza economica e le skill richieste dal mondo dell’occupazione trova nell’ansia e nella paura vissuta nell’ultimo anno una molla che lo rende più impavido professionalmente. Secondo Roose gli “Yoloers” traggono fiducia anche nella ripresa del mercato del lavoro: su questo elemento scivola forse la replicabilità del modello in Italia.
Non tutti poi perseguono fino in fondo la volontà di lasciare il proprio impiego. A volte basta un aumento di salario o qualche giorno di riposo extra per convincersi a non fare il grande passo. Ma quando il problema è l’immobilità, i soldi possono fare ben poco: l’unica soluzione è il cambiamento radicale, perché si vive una volta sola.

 

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Categorie: Economia, Lavoro

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