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29 Giugno 2021

Un muro fra Haiti e Repubblica Dominicana

Da quasi due anni si sta edificando una barriera per arginare la povertà e fermare i flussi migratori tra i due paesi in cui è divisa l’isola di Hispaniola

Valeria Guardo

Cartina Haiti e Repubblica Dominicana

La Repubblica Dominicana sta costruendo un muro ai confini di Haiti

La Repubblica Dominicana sta costruendo un muro alla frontiera con Haiti e lo sta facendo da ben prima che il presidente Luis Abinader lo annunciasse pubblicamente a febbraio di quest’anno.
Diversi sono i tratti già eretti dal 2019 al 2020, in particolare quelli situati in alcune alture in prossimità di Elías Piña, il passo ufficiale tra i due paesi, situato al centro dell’isola caraibica di Hispaniola. L’operazione è realizzata dall’esercito che, con la complicità delle autorità governative, ha iniziato e portato avanti i lavori nella più totale segretezza.

Secondo l’annuncio fatto dallo stesso Abinader, alla base di tale opera ci sarebbe la volontà delle forze armate di frenare le ondate migratorie clandestine da Haiti, il narcotraffico e il contrabbando di veicoli e capi di bestiame. Sempre secondo il presidente, l’intenzione è quella di costruire un muro dotato di telecamere a riconoscimento facciale, sensori di movimento e infrarossi lungo tutta la linea di confine tra i due paesi, che misura oltre 370 chilometri.
Il comandante del Cesfront (la polizia di frontiera dominicana) Josè Manuel Durán, nega di voler estendere la barriera oltre i punti nevralgici, dove i furti e le ondate migratorie sono più frequenti. Tuttavia, sempre secondo fonti militari, entro la fine dell’anno verranno iniziati nuovi tratti di muro divisorio nella località di Pedernales, il passo frontaliero più a sud del paese, ma anche il meno transitato.

L’opera ha causato non poche controversie e a lamentarsi sono in gran parte commercianti e imprenditori sia haitiani che dominicani, i quali attraversano la frontiera quotidianamente per lavoro. Non solo, perché ovviamente l’iniziativa non trova il favore delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani. In un incontro di dialogo transfrontaliero, l’attivista haitiana Jesula Blanc ha affermato come la costruzione del muro penalizzi soprattutto le persone più vulnerabili, specialmente i disoccupati che migrano in cerca di lavoro.
Anche se in via informale, lo stato dominicano afferma di aver avvisato Haiti dell’inizio dei lavori e che il muro occupa il solo suolo dominicano. Affermazioni decisamente poco rilevanti e confortanti, dal momento che gli effetti saranno evidenti sui rapporti tra i due popoli che, come afferma la stessa Blanc, sono indotti a voltarsi le spalle l’uno con l’altro.

Haiti e la Repubblica Dominicana convivono gomito a gomito sul territorio di Hispaniola, l’isola dell’arcipelago delle Grandi Antille che si estende per 76.200 kmq e che ospita circa 17 milioni di abitanti, 11 milioni dei quali sono haitiani e si concentrano nella parte più piccola e povera, a ovest.
Scoperta da Cristoforo Colombo nel 1492, Hispaniola (o Española, come lui stesso la battezzò) vide dapprima la sola dominazione iberica sulla popolazione india dei Taino, che si estinsero entro il XVI secolo, poi anche dei bucanieri francesi, che nel 1661 ottennero il benestare di Parigi a fondare una delegazione oltremare.
Da allora, tranne per alcuni intenti di riunificazione forzata, le due colonie condussero un’esistenza autonoma nonostante i continui spostamenti attraverso la frontiera.

Le differenze tra le due amministrazioni sono, però, diventate evidenti dal punto di vista economico soprattutto in epoca contemporanea. Nonostante sia uno degli stati che nel 1945 ha dato vita all’Onu, Haiti è ora un paese poco sviluppato, nonché uno dei più poveri al mondo. Circa metà della sua popolazione infatti vive con meno di un dollaro al giorno, mentre nella Repubblica Dominicana la povertà interessa solo il 3% dei cittadini e il reddito medio pro-capite è il doppio rispetto a quello haitiano.
Non stupisce, quindi, che vi siano ingenti ondate migratorie da ovest verso l’est dell’isola, dalla parte povera a quella più benestante. Ciò che lascia senza parole, però, è questa ritrovata tendenza a costruire barriere, non solo nel continente americano ma anche nel resto del mondo, con l’illusione di arginare la povertà, affinché questa smetta di dare fastidio.

 

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Categorie: Intercultura

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