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22 Luglio 2021

Com’è andata la maturità 2021?

Tre neodiplomati torinesi ci raccontano la loro esperienza all’esame di stato, ridotto quest’anno a un unico colloquio orale, e l’ultimo anno di scuola fra Dad e pandemia

Adele Geja

Classe con banchi e sedie - maturità

Solo una prova orale per la maturità 2021

Si è conclusa da qualche settimana la prova finale per gli studenti delle scuole superiori, rivisitata per il perdurare della pandemia. Nessuna prova scritta, ma per tutti gli indirizzi un maxi esame orale, durante il quale ragazzi e ragazze sono stati interrogati da una commissione formata da docenti interni, salvo il presidente.
Il colloquio, della durata di circa un’ora, era strutturato in quattro parti diverse, come ci raccontano Vittoria, Letizia e Alessandro, tre neodiplomati torinesi.

Per rompere il ghiaccio, si iniziava dall’esposizione dell’elaborato personale, di solito legato alle materie di indirizzo. «Il mio lavoro trattava il tema della curiositas a partire da Amore e Psiche, nelle Metamorfosi di Apuleio, collegato con il passo delle sirene dell’Odissea», ci racconta Vittoria, che ha frequentato il liceo classico Gioberti.
Le materie centrali dell’elaborato di Letizia allo scientifico Copernico erano invece matematica e fisica: «Ho approfondito il lavoro di una scienziata cinese che ha partecipato al progetto Manhattan e ho parlato del suo esperimento e della fissione nucleare».
Infine Alessandro, allievo dell’istituto tecnico Avogadro, ha collegato l’attualità alle materie di indirizzo, ovvero Informatica e Sistemi (progettazione di un’infrastruttura di rete): «Ho esposto un progetto che ho portato avanti per tutto l’anno: la realizzazione di un sito web che permettesse agli studenti di prenotare i prodotti dal bar della scuola, riducendo così gli assembramenti e al contempo aiutando il bar, in difficoltà dall’arrivo del Covid-19».

L’esame proseguiva con un commento a un testo compreso nel programma di lingua e letteratura italiana scelto casualmente dal docente. Successivamente, la commissione chiedeva ai maturandi di elaborare un discorso coerente collegando più materie possibili a partire da un’immagine, un documento, un problema, un progetto scelti dalla commissione e relativi a qualsiasi disciplina.
«Mi è stata fornita l’immagine di un quadro di Kirchner, artista dell’Espressionismo tedesco – spiega Letizia – e da lì ho collegato arte, filosofia e inglese». Vittoria invece è partita da letteratura inglese, da un estratto di The Fire Sermon di T.S. Eliot e Alessandro da storia, con un’immagine di Adolf Hitler.
L’esame si concludeva poi con il resoconto di un’esperienza svolta nei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento o Pcto, evoluzione della vecchia Alternanza scuola-lavoro.

Nonostante la gioia per la fine dell’esame e l’arrivo delle sospirate vacanze, rimane un po’ di dispiacere per un ultimo anno di scuola vissuto più su Zoom che in classe, con mille incertezze fino alla fine.
«È stato difficile affrontare l’ultimo anno di liceo in questa situazione – commenta Letizia – il continuo cambiamento tra didattica in presenza e Dad era complesso da gestire sia per noi sia per i docenti, che concentravano tutte le verifiche e le interrogazioni nelle settimane in presenza, durante le quali avevamo anche due o tre prove al giorno». È d’accordo Alessandro, che sostiene: «I professori ci davano tantissimi compiti a casa nelle discipline più pratiche, per “rimediare” alle settimane a distanza, ma togliendo tempo allo studio di materie più teoriche».
La didattica a distanza ha rivelato quest’anno tutti i suoi limiti, come spiega Vittoria: «A scuola non ho mai avuto problemi a mantenere l’attenzione, mentre a distanza non credo di essere mai riuscita a rimanere concentrata un giorno intero. Inoltre – aggiunge – spesso sapevamo la domenica sera se quella settimana saremmo andati a scuola in presenza oppure no e questa incertezza rendeva tutto ancora più difficile».

Il Covid ha influito anche sui momenti di socialità tipici dell’ultimo anno di scuola, soprattutto per le classi unite. «Sono molto legata ai miei compagni – dice infatti Vittoria – e dover passare in questo modo il penultimo e ultimo anno di liceo, saltando ad esempio le gite scolastiche, è stato veramente deprimente».
Per alcuni maturandi inoltre non è stato possibile vivere in presenza nemmeno gli ultimi giorni di scuola, prima sinonimo di feste d’istituto, veglie fino all’alba, cene di classe e gavettoni. Tuttavia, è stata una scelta sensata, come spiega Alessandro: «L’ultima settimana ci hanno lasciati a casa per evitare di essere contagiati prima dell’esame. Personalmente – conclude – ho apprezzato molto questa iniziativa: ho amici che hanno sostenuto il colloquio da casa perché avevano contratto il virus gli ultimi giorni di scuola».

 

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