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15 Settembre 2021

Comala, uno spazio per tutti

Abbiamo intervistato Andrea Pino, presidente dell’associazione che gestisce il centro polifunzionale con sede nei locali dell’ex caserma Lamarmora

Adele Geja

panchina su prato e bicchiere - Comala

Comala è in corso Ferrucci 65

Arrivando da corso Ferrucci, si fa fatica a trovare un posto dove legare la bicicletta: è un pomeriggio di inizio settembre, periodo di esami universitari, e gli spazi intorno al numero 65 sono affollati da studenti (rigorosamente distanziati) alle prese con libri e appunti. Ci sono bambini che giocano, ragazzi che si sfidano a ping-pong o persone che prendono una birra o un caffè in compagnia. Alla sera, l’ambiente si anima con musica, incontri e cinema all’aperto.
Siamo a Comala, uno spazio polifunzionale situato nei locali recuperati dell’ex caserma Lamarmora, edificio risalente alla seconda metà dell’800 prima mercato del bestiame, poi area di sosta per le truppe di artiglieria a cavallo, sede di uffici comunali e infine aula bunker del maxi-processo alle Brigate Rosse. Oggi è uno spazio pubblico animato da svariate attività: corsi di musica, teatro, danza, produzioni multimediali, progetti dedicati alla cittadinanza attiva, al protagonismo giovanile e alla mobilità internazionale, tutte organizzate da realtà e gruppi informali del territorio.

Comala, piccolo omaggio allo scrittore messicano Juan Rulfo e alla cittadina in cui sono ambientate le sue opere, prima di diventare il nome assunto dall’intero complesso è il nome dell’associazione culturale che gestisce questi spazi. Per capire meglio come si sono evolute le attività nel tempo, abbiamo fatto qualche domanda al presidente Andrea Pino.

Com’è nata l’associazione e come si è sviluppata nel corso degli anni?
«Comala è nata da un gruppo di amici che gravitavano intorno alla musica. Avevamo infatti un piccolo studio di registrazione in un garage, che usavamo anche come sala prove. Alcuni di noi avevano già fatto associazionismo e ci piaceva il mondo del terzo settore. Così quando si è presentata l’opportunità di gestire questo spazio pubblico abbandonato da anni, ci siamo buttati e siamo diventati un’associazione il 17 dicembre 2011. Inizialmente puntavamo molto sulla musica: qui ragazzi e ragazze potevano sfruttare gratuitamente o a prezzi molto bassi la sala prove e la sala registrazione e frequentare corsi. Cinque anni fa ci siamo ingranditi anche nel cortile e abbiamo allestito l’aula studio. Pian piano siamo cresciuti e siamo diventati un centro giovanile a tutti gli effetti: prima del Covid erano circa 40 le associazioni che organizzavano attività di diverso tipo nei nostri spazi. Tuttavia, vogliamo essere un punto di riferimento per tutte le fasce d’età residenti nel quartiere: nei nostri locali c’è anche un centro d’incontro per la terza età e dalla scorsa estate gestiamo i giardinetti qui a fianco, dove abbiamo creato un’area giochi per i bambini».

Come siete riusciti a lavorare nel 2021?
«Aprivamo solo in zona gialla, ma in arancione e rossa rimanevano le attività didattiche per minorenni, come quelle musicali. Per consentire l’aula studio anche all’esterno abbiamo allestito dei tendoni con 18 funghi riscaldanti. È stato un investimento gravoso, ma per noi era una questione di principio: volevamo continuare a essere un “presidio” di socialità durante un inverno così difficile. Abbiamo poi riaperto a tutti gli effetti il 26 aprile: a maggio abbiamo avuto una tale affluenza per l’aula studio che è stato difficile far osservare le prescrizioni sanitarie a ragazzi che non vedevano l’ora di passare un po’ di tempo insieme. L’estate è proseguita con concerti, presentazioni, cinema all’aperto, proiezione delle partite degli Europei di calcio».

Cosa c’è in programma in questo periodo?
«Fino a fine settembre si terrà Zoe Community Fest, un’iniziativa ideata nell’ambito di Torino a Cielo Aperto in collaborazione con diversi partner. C’è una rassegna di cinema all’aperto, concerti ed eventi come BookCorner, uno spazio dedicato al libro e alla lettura con bookcrossing, presentazioni, incontri e altre iniziative legate al progetto di Biblioteca Diffusa promosso dalla Città di Torino e dalla Circoscrizione 3. Infine l’aula studio, aperta sette giorni su sette dalle 8 alle 24, con 500 posti complessivi, posizioni distanziate all’aperto e al chiuso, prese elettriche e connessione wi-fi. In questo contesto durante la prima settimana di settembre abbiamo sperimentato le Notti bianche: apertura no stop per 24 ore».

Progetti per il futuro?
«Per l’autunno ci auguriamo una ripartenza a pieno regime. Più a lungo termine, abbiamo l’ambizione di diventare un’associazione di secondo livello e, contestualmente, vorremmo continuare a gestire i giardini anche durante l’inverno e recuperare l’intera struttura della caserma, con l’obiettivo di renderla un polo culturale unico, aperto a tutte le fasce d’età».

 

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