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24 Settembre 2021

Fare volontariato con i Giovani per Torino

Cos’è e come si è sviluppato nel tempo il progetto di volontariato civico per ragazze e ragazzi dai 16 ai 30 anni, attivo dal 1995

Adele Geja

Ragazzi in maglietta nera con pupazzo leone - Giovani per Torino

Alcuni GxT al Sotto18 Film Festival

Volete vivere un’esperienza arricchente, partecipando alla valorizzazione culturale della vostra città, scoprendo nuovi ambiti, facendo amicizia e sviluppando competenze? Allora partecipare ai Giovani per Torino – GxT potrebbe essere l’opportunità giusta.

Si tratta di un’iniziativa di volontariato civico tramite il quale ragazze e ragazzi tra i 16 e i 30 anni possono collaborare alla gestione di diverse manifestazioni organizzate nella Città di Torino da associazioni ed enti senza scopo di lucro, che si avvalgono dell’aiuto dei volontari soprattutto per l’accoglienza del pubblico, il supporto linguistico e organizzativo e la promozione della tematica dell’evento.
Per partecipare al progetto basta compilare e inviare il form di iscrizione, inserendo anche il proprio indirizzo di posta elettronica, dove si riceveranno tutte le comunicazioni relative agli eventi.

Ma come è nato questo progetto? Ce lo racconta Elena Ortolani, prima responsabile dei Giovani per Torino: «L’idea venne nel 1995 a Fiorenzo Alfieri, allora assessore alle Politiche Giovanili che, ispirato dall’ampia partecipazione di giovani volontari alle Olimpiadi di Barcellona del 1992, volle inaugurare anche a Torino un’iniziativa simile, una novità assoluta». L’intuizione di Alfieri ottiene subito un grande successo, tanto che il primo evento organizzato – un’iniziativa di promozione dei musei civici torinesi – raccoglie più di 250 adesioni, numero altissimo per quel periodo, senza alcuna comunicazione online.

Negli anni il numero dei volontari è cresciuto sempre più, così com’è aumentato il numero delle iniziative, arrivando anche ai grandi eventi cittadini come il Salone del Libro, Biennale Democrazia o Torino Jazz Festival.
L’ambito delle manifestazioni è principalmente quello della cultura, ma ci sono stati anche molti eventi legati al turismo, allo sport, all’ambiente e alla solidarietà, come la distribuzione delle mascherine durante il primo lockdown nel 2020.

Un periodo particolarmente entusiasmante è stato quello delle Olimpiadi di Torino 2006, quando i volontari partecipano a tantissimi eventi, vivendo un’esperienza unica. Chiara Garrone, attuale responsabile dei GxT, ricorda che il sindaco di Salt Like City – la città dello Utah sede dei Giochi invernali nel 2002 – aveva addirittura viaggiato in bicicletta fino a Torino, per effettuare un simbolico passaggio di consegne: «In quell’occasione ci eravamo recati anche noi in bici fino a Stupinigi e avevamo accolto l’ospite americano, con cui poi avevamo pedalato fino al Municipio di Torino, dove eravamo stati ricevuti dal sindaco Sergio Chiamparino».

In 26 anni di attività è cambiato soprattutto il modo di lavorare: «Senza Internet, si lanciava ogni iniziativa con il passaparola, pubblicando l’avviso sulla rivista dell’Informagiovani – racconta Elena – o inviando per posta anche 2.000 lettere cartacee. Ricordo che in quelle occasioni chiedevamo ai colleghi di altri uffici di aiutarci a imbustare».

Altre cose invece non sono mutate, come la formazione che i volontari ricevono prima dell’inizio di ogni manifestazione da parte di un referente dell’ente organizzatore. Alla fine dell’attività è rilasciato poi ai partecipanti un attestato, convertibile in crediti formativi. Inoltre i volontari possono assistere gratuitamente agli eventi per cui svolgono servizio e ci sono sempre dei benefit.

Secondo Chiara, il punto di forza dei GxT è il suo legame con gli eventi cittadini, che implicano un impegno limitato, solo nei giorni delle manifestazioni: «La flessibilità, unita alla partecipazione attiva alle manifestazioni, rende le attività coinvolgenti per i volontari, per la maggior parte studenti universitari che vogliono sfruttare in modo utile il tempo libero tra lo studio e la ricerca del primo impiego, in un periodo in cui in molti si chiedono cosa fare della propria vita».

Come ci racconta Elena, i volontari vengono a contatto con mondi prima sconosciuti, che possono essere fonte di nuove opportunità: «Alcuni di loro, dopo aver partecipato ad alcune attività legate al turismo, hanno poi preso l’abilitazione regionale da guida turistica, mentre talvolta altri sono stati richiamati a lavorare nelle stesse manifestazioni per cui avevano prestato servizio».

Il volontariato giovanile è quindi un vero e proprio progetto di cittadinanza, che unisce l’impegno civico alla socialità, contribuendo alla crescita personale dei partecipanti, che sviluppano soft skill poi utili sul mondo del lavoro. «Una volta mi chiamò il responsabile del personale di un’azienda – conclude Elena – per chiedermi informazioni su un ex volontario che, come fanno in molti, aveva inserito sul suo curriculum l’esperienza».

 

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Categorie: Cultura

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