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26 Ottobre 2021

Una filarmonica indigena per superare le differenze

In Colombia un fumetto racconta la storia di resilienza dell’orchestra composta da giovanissimi musicisti dell’etnia Emberá Chamí

Valeria Guardo

Fumetto ragazzi indigeni che suonano

Un fumetto racconta la storia della prima filarmonica indigena colombiana

Nel 2019 in un quartiere della città di Medellín, in Colombia, è nata la prima orchestra filarmonica indigena del Paese. Si tratta di un progetto culturale nato con l’intento di avvicinare le comunità autoctone e il resto della popolazione attraverso la musica.
L’iniziativa ha cambiato in meglio la vita di cinquanta fra bambini e ragazzi e la sua storia, che ha le proprie origini nella violenza della Medellín degli anni ‘90, è stata raccontate in un fumetto con le tavole dell’illustratrice Angie Pik, pubblicato sul magazine indipendente colombiano Voragine.

La filarmonica nasce grazie alla Fondazione Escuela de Música para la Paz (Scuola di musica per la pace) a Valparaíso, nel dipartimento di Antioquia, il cui capoluogo è Medellín. La comunità indigena protagonista di questa storia si chiama Emberá Chamí, presente sul territorio da ormai vent’anni a seguito di una vera e propria “deportazione” dalle zone di Cauca e Risaralda, altri due fra gli oltre 30 dipartimenti dello stato colombiano un tempo abitati dalle comunità indigene.
Dopo anni di violenze e marginalizzazione, gli Emberá Chamí oggi preservano la loro lingua, che quasi tutti i componenti dell’etnia imparano prima dello spagnolo, studiato a scuola. Non a caso, nel repertorio della filarmonica vi sono canzoni tradizionali della comunità, che i bambini dell’orchestra intonano in entrambi gli idiomi.

Uno degli obiettivi principali del progetto musicale della Fondazione è mescolare nelle musiche tradizionali emberá (in buona parte andine) elementi della musica classica occidentale. Non si tratta, però, di un tentativo di colonizzare la loro tradizione, ma di fondere le differenze in modo da creare bellezza e armonia. In questo modo l’orchestra – che riproduce per un buon 80% il repertorio emberá – ha la possibilità di conservare la propria cultura e farla conoscere a livello nazionale e internazionale.
Grazie a questo progetto, bambini e ragazzi le cui famiglie vivono quasi interamente di agricoltura hanno la possibilità di viaggiare, vedere il mondo e farsi conoscere quali custodi di una cultura sempre più minacciata di essere dimenticata e cancellata. Nel distretto di Antioquia infatti, secondo un censimento condotto nel 2005, la presenza delle minoranze indigene supera di poco lo 0,50% su un totale di 5.601.507 abitanti.

Fortunatamente quello colombiano non è l’unico esempio di progetto culturale a favore delle minoranze amerinde: «In altri paesi come Messico, Bolivia e Perù – afferma Rakel Cadavid, co-direttrice della Fondazione – i movimenti filarmonici e sinfonici indigeni esistono e addirittura abbondano». Ma perché, quindi, affidare una missione sociale così importante alla musica?
L’idea originaria del progetto si deve ad Alejandro Vásquez, un giovane musicista colombiano che da piccolo, negli anni ‘90, viveva insieme alla famiglia nel barrio Aranjuez, un quartiere molto pericoloso della città di Medellín, dove le sparatorie erano all’ordine del giorno. Il solo e unico modo che Alejandro aveva per sopravvivere al terrore della violenza di strada era suonare la chitarra classica insieme al fratello maggiore. Da quel momento, non avrebbe più abbandonato la musica, e anzi l’avrebbe messa al servizio degli emarginati come strumento di riscatto contro le brutture del mondo.
Dopo quasi vent’anni, Alejandro ha dato vita nel 2018 a una sua fondazione, due scuole di musica e sei di filarmonica tra cui la prima indigena di Valparaíso, con la sua bellissima storia di resistenza.

 

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Categorie: Musica

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