Home » Intercultura » Storia di una vittima di tratta

6 Ottobre 2021

Storia di una vittima di tratta

Una ragazza nigeriana ci ha raccontato la sua terribile esperienza per sensibilizzare su un fenomeno in continuo aumento

Giovanni B. Corvino

Bambola Barbie con occhio nero e bavaglio - tratta

Il traffico di esseri umani a fini sessuali è considerato dalle organizzazioni criminali uno dei mercati più redditizi, secondo solo a quello della droga. Infatti, per ogni donna costretta a prostituirsi, si stima un guadagno annuo che può raggiungere le sei cifre.
A raccontarci la sua storia è Marianna (nome di fantasia), poco più che maggiorenne quando arriva in Italia, nel 2010. Lascia la Nigeria – da cui arrivano 6 ragazze su 10 della tratta africana – nella speranza di una vita all’altezza dei suoi sogni. L’opportunità arriva all’improvviso, grazie alla madre di una sua conoscente che le chiede se sia interessata a partire per l’Europa per lavorare come governante nella villa di una famiglia italiana molto facoltosa. Ammaliata dalla possibilità di una vita diversa, ma soprattutto priva di fame e stenti, non esita ad accettare la proposta. Nella sua città natale sarebbe rimasto solo suo padre ad aspettarne il ritorno.

UN NUOVO PAESE
«Arrivare in Italia è stato come respirare un’aria intrisa di felicità. Vedere la gente camminare sotto la neve ad esempio – racconta Marianna – era per me qualcosa di nuovo, pieno di poesia. Non avrei mai pensato cosa sarebbe successo il giorno dopo. Soprattutto, non avrei mai pensato di rimpiangere la mia partenza».
Ad accoglierla in Italia è una sua connazionale, che inizialmente le dà ospitalità. Il mattino seguente all’arrivo, Marianna incontra due uomini: «Pensavo fossero le persone che mi avrebbero portato nella villa per lavorare. Invece, erano gli uomini che ora più odio al mondo». Subito vittima di violenza sessuale, viene portata in una casa dove vivono altre donne nigeriane.

LA MAMAN E LA PROSTITUZIONE
«La mia vita dipendeva da una donna – dice Marianna – una mia connazionale che poteva decidere qualsiasi cosa su di me. Era lei a stabilire quanto e dove avrei lavorato ogni giorno».
Il ruolo delle cosiddette maman (che coordinano la prostituzione sul territorio) è indispensabile per il sostentamento del sistema criminale: sono loro a riferire se qualcuna delle ragazze prova a scappare, a ribellarsi, o decide di non sottostare alle direttive imposte. «Appena le dissi che io ero in Italia per fare la governante e non per prostituirmi, la mia maman mi picchiò con un ombrello dal manico di legno» racconta Marianna.
Quella stessa sera inizia il suo calvario: «Non conoscevo l’italiano, non avevo un soldo – continua – e non sapevo neanche bene dove mi trovassi. Avevo paura che sarei morta una volta salita sulla prima auto accostatasi accanto a me, ma così non fu».

LA FUGA E IL RITORNO
La giovane è costretta a prostituirsi per mesi, finché un giorno un suo cliente abituale non le propone di scappare con lui: «Credevo che mi volesse come sua prostituta personale – dice – ma data la vita che stavo vivendo, lo seguii». L’uomo, di origine albanese, la porta con sé nella sua terra natìa.
Da quel giorno Marianna ricomincia a vivere lontana dal mondo della prostituzione, per poi scappare di nuovo, tornare in Italia, cadere nel tunnel della droga e infine vivere per strada.
È come se i traumi che ha vissuto non le permettano di accettare alcun tipo di aiuto. A volte sparisce dalla circolazione per settimane, per poi ricomparire alla ricerca di qualche soldo.

GLI AIUTI IN ITALIA
Eppure nel nostro Paese vi sono svariate Ong pronte ad aiutare le vittime di tratta. Conoscerne alcune e sapere come contattarle può rivelarsi utile qualora si sia a conoscenza di una persona che necessita di questo tipo di aiuto.
Per esempio a Torino è presente Tampep, che fra le molte attività realizza progetti di inserimento abitativo in semi-autonomia rivolti alle vittime del traffico di esseri umani.
A Padova l’associazione Mimosa opera fin dal 1996 nei settori del disagio e dell’emarginazione sociale, ivi incluso lo stigma derivante dall’attività di prostituzione forzata. Infine la Ong romana Slaves No More – Mai più schiave è impegnata nella realizzazione di progetti riguardanti rimpatri assistiti di giovani donne nigeriane vittime di tratta e sfruttamento sessuale.

 

Tag: , , , ,

Categorie: Intercultura

Lascia un commento