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21 Gennaio 2022

Salvare Comala dai supermercati e dalle violenze

Racconti e reazioni dopo gli scontri di sabato scorso nel quartiere Cit Turin tra forze dell’ordine e cittadini che manifestavano per salvare il centro

Sara Albanese

Polizia e manifestanti a Comala

Gli scontri di sabato scorso a Comala (Facebook Sara Diena)

Per molti Comala si può ormai definire casa: uno spazio aperto a tutti dove cultura, aggregazione e divertimento sono i protagonisti. Da qualche mese però la sua sopravvivenza è minacciata dalla costruzione di un ipermercato Esselunga: la realizzazione prevede la demolizione del cortile di ingresso dell’ex caserma La Marmora in corso Ferrucci 65 e la sua sostituzione con una strada di servizio riservata al centro commerciale.

Nelle ultime settimane centinaia di giovani, associazioni e residenti si sono mobilitati per difendere lo spazio che in questi anni hanno costruito insieme e visto crescere giorno per giorno. Tra petizioni e assemblee pubbliche, anche il nuovo comitato EsseNon – nato per protestare contro il progetto – sta portando avanti una battaglia contro la cementificazione e la privatizzazione dell’area: “Alla città non servono nuovi supermercati ma spazi a misura di persone come aule studio, biblioteche e parchi” si legge sulla loro pagina Facebook. La socialità, la cultura e l’aggregazione sono essenziali per una città come Torino, dove occorre sempre di più valorizzare i luoghi del protagonismo giovanile e gli spazi verdi.

Sabato scorso l’associazione Comala, insieme a studenti, famiglie e residenti, ha organizzato una passeggiata informativa di quartiere per difendere lo spazio, dove però si sono registrate tensioni con le forze dell’ordine, che sono intervenute in tenuta antisommossa cercando di disperdere i partecipanti.

Un ragazzo di nome Giovanni, frequentatore del centro e presente sabato scorso, racconta: «Il corteo era davvero innocuo e disarmato, i manifestanti volevano passeggiare e appendere qualche cartellone dell’iniziativa. Inoltre – continua – la polizia schierandosi su due lati ha creato una situazione pericolosa anche dal punto di vista sanitario e la contraddizione qui si capisce da sola, non voler far partire il corteo per quello per poi creare l’effetto tappo tra due muri larghi tre metri».
Secondo la consigliera comunale Sara Diena, presente al corteo, c’era uno schieramento di forze dell’ordine sproporzionato rispetto al numero dei partecipanti.
Lo stesso comitato EsseNon ha raccontato in un post su Facebook quanto accaduto durante la protesta: “Oggi avrebbe dovuto esserci una passeggiata informativa in quartiere, ma fin da subito i reparti della celere hanno bloccato il corteo con spinte e manganellate. Abbiamo trovato davanti a noi una militarizzazione del quartiere assurda e sconsiderata. La celere ha addirittura chiuso e sequestrato per ore i manifestanti e chi studiava dentro l’aula studio in una via stretta, chiusa su due lati dalla celere e senza vie di fuga, mentre continue cariche ammassavano le persone, creando così una situazione molto pericolosa”. Sempre su Facebook Comala ha pubblicato un video che documenta la situazione creatasi.

Sulla questione in Consiglio Comunale è intervenuto l’Assessore alle Politiche Sociali Jacopo Rosatelli: «In quell’angolo di città, la strada che costeggia Comala è molto stretta e chiusa: c’è un muro. Creare un effetto tappo in quel contesto poteva essere anche pericoloso. Continuo a pensare che fino all’ultimo dobbiamo astenerci dal confronto muscolare e puntare invece sul dialogo».
Il Sindaco di Torino Stefano Lo Russo ha dichiarato che è al lavoro per salvare Comala e per rivedere la previsione edilizia. Vedremo come si evolverà la situazione.

 

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Categorie: Cultura

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